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Responsabilità per cose in custodia: la prova del fortuito

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in tema di responsabilità per cose in custodia, un ente pubblico non può essere esonerato da responsabilità per i danni causati dalla caduta di un ramo d’albero durante un temporale, se non fornisce una prova rigorosa e scientifica dell’eccezionalità dell’evento. L’ordinanza chiarisce che articoli di giornale o testimonianze non sono sufficienti per integrare la nozione di “caso fortuito”, essendo necessari dati statistici e scientifici, come quelli pluviometrici, che attestino l’imprevedibilità e l’eccezionalità del fenomeno atmosferico in quella specifica area.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità per cose in custodia: non basta un forte temporale per escluderla

Introduzione: Il caso del ramo caduto nel parco pubblico

La responsabilità per cose in custodia, disciplinata dall’art. 2051 del codice civile, pone a carico del custode di un bene l’obbligo di risarcire i danni da esso causati, salvo che provi il “caso fortuito”. Ma cosa succede quando il danno è provocato da un evento atmosferico, come la caduta di un ramo durante un temporale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui rigorosi oneri probatori a carico del custode, in questo caso un ente pubblico, per poter essere esonerato da responsabilità. La sentenza chiarisce che non basta affermare l’eccezionalità del maltempo; serve una prova scientifica.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un grave incidente avvenuto in un parco pubblico. Un cittadino, mentre si trovava all’interno del parco, veniva colpito alla testa da un grosso ramo staccatosi da un albero a causa di un forte temporale, riportando una frattura cranica. Di conseguenza, il danneggiato citava in giudizio il Comune, custode dell’area verde, per ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti.
Sia in primo grado che in appello, la domanda veniva respinta. I giudici di merito ritenevano che l’evento atmosferico fosse talmente eccezionale e imprevedibile da integrare gli estremi del caso fortuito, escludendo così la responsabilità per cose in custodia del Comune. La Corte d’Appello, in particolare, basava la sua decisione su elementi quali un’ordinanza di archiviazione di un altro procedimento, un articolo di giornale che descriveva la devastazione causata dal maltempo e la testimonianza sulla manutenzione degli alberi.

La questione sulla prova della responsabilità per cose in custodia

Il cittadino danneggiato ricorreva quindi in Cassazione, contestando la valutazione dei giudici di merito. Il motivo principale del ricorso si fondava sulla violazione degli articoli 2051 e 2697 del codice civile. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto provato il caso fortuito in assenza di prove concrete e specifiche, come dati scientifici e statistici, che attestassero l’effettiva eccezionalità dell’evento atmosferico in relazione a quella specifica area geografica.
La questione sottoposta alla Suprema Corte era, dunque, la seguente: quali prove deve fornire il custode per dimostrare che un evento atmosferico costituisce un caso fortuito idoneo a interrompere il nesso causale tra la cosa (l’albero) e il danno (la lesione)?

Le motivazioni della Cassazione: la prova scientifica del caso fortuito

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. I giudici supremi hanno ribadito un principio fondamentale in materia di responsabilità per cose in custodia: tale responsabilità ha natura oggettiva. Ciò significa che essa si fonda unicamente sulla dimostrazione del nesso causale tra la cosa e il danno, e non su una presunzione di colpa del custode. L’unica via d’uscita per il custode è la prova del caso fortuito.
La Corte ha specificato che, per integrare il caso fortuito, un evento atmosferico deve possedere i caratteri dell’imprevedibilità e dell’eccezionalità. Tale accertamento non può basarsi su nozioni di comune esperienza o su elementi probatori generici come articoli di stampa. È indispensabile, invece, un’indagine orientata da dati scientifici di tipo statistico (ad esempio, i dati pluviometrici) riferiti al contesto specifico di localizzazione del bene. La Corte d’Appello aveva errato proprio perché, pur ammettendo la mancanza di tali dati scientifici prodotti dal Comune, aveva comunque ritenuto provata l’eccezionalità dell’evento sulla base di elementi del tutto inidonei. In conclusione, senza una solida base scientifica, un evento atmosferico, per quanto intenso, non può essere qualificato come caso fortuito e non esclude la responsabilità del custode.

Conclusioni: Implicazioni pratiche per gli enti pubblici

Questa ordinanza rafforza un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato e di grande importanza pratica, specialmente per gli enti pubblici che gestiscono parchi, strade e altre aree aperte al pubblico. Per liberarsi dalla responsabilità per cose in custodia in caso di danni derivanti da eventi atmosferici, non è sufficiente invocare la violenza del maltempo. L’ente ha l’onere di dimostrare, con dati oggettivi e scientifici, che il fenomeno è stato talmente anomalo e imprevedibile da superare ogni ragionevole misura di prevenzione e manutenzione. In assenza di tale prova rigorosa, il custode sarà tenuto a risarcire i danni causati dai beni sotto la sua gestione.

Un forte temporale è sempre considerato ‘caso fortuito’ per escludere la responsabilità del custode di un’area verde?
No, non automaticamente. Secondo la Cassazione, l’evento atmosferico, per quanto intenso, non costituisce di per sé un caso fortuito. Il custode deve dimostrare con prove scientifiche e oggettive che l’evento possedeva i caratteri di eccezionalità e imprevedibilità.

Che tipo di prova deve fornire un ente pubblico per dimostrare il caso fortuito a seguito di un evento atmosferico?
Deve fornire prove basate su dati scientifici e statistici, come i dati pluviometrici riferiti alla specifica area e al momento dell’evento. Articoli di giornale, testimonianze generiche o provvedimenti di altre autorità non sono considerati prove sufficienti a dimostrare l’eccezionalità del fenomeno.

La responsabilità per cose in custodia (art. 2051 c.c.) è una responsabilità per colpa?
No, è una forma di responsabilità oggettiva. Si fonda sul nesso di causalità tra la cosa in custodia e il danno, non sulla colpa del custode. Quest’ultimo è responsabile a meno che non provi che il danno è stato causato da un caso fortuito, dal fatto del danneggiato o dal fatto di un terzo, eventi che devono essere imprevedibili e inevitabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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