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Responsabilità PA per falso affidamento su slot machine

L’Agenzia statale, successore dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, è stata condannata a risarcire i danni subiti da alcuni operatori del settore del gioco. Gli operatori avevano acquistato apparecchi da intrattenimento basandosi su nulla osta rilasciati dall’amministrazione, che si sono poi rivelati non conformi alla legge. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità della PA per aver generato un ‘falso affidamento’, respingendo la tesi difensiva che la colpa fosse dell’ente terzo incaricato della certificazione tecnica. La Corte ha chiarito che, anche se l’attività di verifica è esternalizzata, la Pubblica Amministrazione rimane direttamente responsabile verso i terzi per i propri atti ufficiali.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità PA: Nulla Osta Errato e Danni da Falso Affidamento

Un’azienda può fidarsi di un’autorizzazione rilasciata dallo Stato per effettuare un investimento? E se quell’autorizzazione si rivela basata su presupposti errati, chi paga i danni? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio questo tema, confermando un importante principio sulla responsabilità PA per falso affidamento. Il caso riguarda alcuni operatori del settore dei giochi che, dopo aver acquistato apparecchi da intrattenimento muniti di regolare nulla osta, sono stati costretti a dismetterli perché non conformi alla legge. La Corte ha stabilito che l’amministrazione è tenuta a risarcire i danni, anche se la verifica tecnica era stata affidata a un ente esterno.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine quando diverse società operanti nel settore del noleggio di apparecchi da gioco acquistano circa quattrocento esemplari di slot machine. La decisione di investimento è basata sul fatto che per tali apparecchi l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (oggi Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) aveva rilasciato il necessario ‘nulla osta’ alla distribuzione e messa in esercizio. Tale nulla osta, a sua volta, si fondava sulla certificazione di conformità emessa da un organismo tecnico privato.

Successivamente, a seguito di un’indagine della Procura della Repubblica, emerge che tali apparecchi non sono conformi alle prescrizioni di legge, essendo ‘intrinsecamente funzionali al gioco d’azzardo’. Di fronte al rischio di un sequestro penale, gli operatori sono invitati a dismettere volontariamente le macchine. Subendo un notevole danno economico, le società citano in giudizio l’Amministrazione per ottenere il risarcimento, sostenendo di aver legittimamente confidato nella correttezza dei suoi provvedimenti autorizzativi.

La Posizione dell’Amministrazione e la Decisione dei Giudici di Merito

L’Amministrazione si difende sostenendo di non essere responsabile. A suo dire, la colpa sarebbe esclusivamente dell’organismo di certificazione privato, al quale era stata delegata la verifica tecnica. L’Amministrazione riteneva il proprio nulla osta un mero atto ‘dovuto’ e ricognitivo, vincolato all’esito della certificazione esterna.

Tuttavia, sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello respingono questa tesi. I giudici di merito riconoscono la responsabilità PA, affermando che l’Amministrazione non si era limitata a una mera presa d’atto passiva, ma aveva esercitato un ‘controllo sostanziale’ e tenuto un ‘atteggiamento attivo’. Rilasciando il nulla osta, aveva generato negli operatori un affidamento legittimo e incolpevole sulla conformità dei macchinari, inducendoli all’acquisto. La successiva scoperta della non conformità ha quindi configurato una lesione di tale affidamento, fonte di un obbligo risarcitorio ai sensi dell’art. 2043 c.c.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, investita del ricorso dell’Agenzia, ha rigettato tutti i motivi di impugnazione, confermando la condanna al risarcimento. Le motivazioni sono di grande interesse per comprendere i confini della responsabilità PA.

Responsabilità PA e il Ruolo del Certificatore Esterno

Il punto centrale della decisione riguarda la possibilità per la PA di ‘scaricare’ la responsabilità sull’ente esterno incaricato delle verifiche. La Corte chiarisce un aspetto fondamentale: la responsabilità contestata non riguarda l’errata certificazione in sé, ma l’emissione del provvedimento finale (il nulla osta) da parte dell’Amministrazione.

È questo atto che ingenera nei terzi la fiducia sulla regolarità dell’operazione. Pertanto, la PA risponde direttamente per aver leso tale affidamento con un proprio comportamento colposo. La relazione con l’ente certificatore, seppure qualificabile come ‘concessione di servizi’, attiene ai rapporti interni tra i due soggetti. L’eventuale clausola di manleva, che obbliga il certificatore a tenere indenne l’Amministrazione da richieste di terzi, non può essere opposta ai soggetti danneggiati. La PA avrebbe potuto, semmai, chiamare in causa il certificatore per essere garantita, ma non può negare la propria legittimazione passiva.

Il Principio del Legittimo Affidamento

La Corte ribadisce che la responsabilità dell’Amministrazione si fonda su una condotta ‘gravemente colposa’, consistita nell’assunzione di un ‘atteggiamento attivo’ e in un ‘controllo sostanziale’ che hanno contribuito a creare una falsa apparenza di legalità. Non si tratta quindi di una responsabilità oggettiva per il solo fatto che il provvedimento fosse illegittimo, ma di una responsabilità per la condotta che ha indotto in errore gli operatori.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio cruciale per la tutela dei cittadini e delle imprese nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Quando un’autorità pubblica emette un provvedimento che ha l’effetto di autorizzare un’attività economica, si assume la responsabilità della sua correttezza verso l’esterno. Non può, in un secondo momento, sottrarsi alle conseguenze dannose di un proprio errore adducendo che la ‘colpa’ era di un consulente o di un verificatore tecnico esterno.

La decisione rafforza la tutela del legittimo affidamento, un pilastro dello stato di diritto, assicurando che chi investe basandosi su atti ufficiali dello Stato non debba poi sopportare le conseguenze economiche di un errore imputabile all’apparato pubblico. La responsabilità PA, in questi casi, è diretta e non può essere schermata da accordi interni di esternalizzazione delle funzioni tecniche.

La Pubblica Amministrazione è responsabile se rilascia un’autorizzazione basata su una certificazione tecnica errata fornita da un ente terzo?
Sì. La Cassazione ha stabilito che la PA è direttamente responsabile per i danni derivanti dal falso affidamento generato dal proprio provvedimento (in questo caso, il nulla osta), anche se l’errore tecnico originava da un ente certificatore esterno. La relazione tra la PA e l’ente è interna e non esclude la responsabilità della PA verso i terzi che hanno fatto affidamento sull’atto finale.

L’accordo con cui un ente certificatore si impegna a tenere indenne la PA da richieste di risarcimento esonera quest’ultima dalla responsabilità verso i cittadini danneggiati?
No. Tale accordo ha valore solo tra la PA e l’ente certificatore. Non può essere opposto ai terzi danneggiati. La PA rimane il soggetto responsabile e, se del caso, potrà agire in rivalsa (manleva) contro l’ente certificatore in un’altra sede o chiamandolo in causa nello stesso giudizio.

Cosa si intende per ‘falso affidamento’ in questo contesto?
Si intende la situazione in cui un operatore economico prende decisioni di investimento (come l’acquisto di macchinari) fidandosi legittimamente della validità e correttezza di un provvedimento autorizzativo emesso da un’autorità pubblica. Se tale provvedimento si rivela illegittimo e causa un danno, l’operatore ha diritto al risarcimento per la lesione del suo legittimo affidamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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