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Responsabilità PA: illecito del dipendente e risarcimento

La Corte di Cassazione ha stabilito che la Pubblica Amministrazione è responsabile per i danni causati dall’illecito penale del proprio dipendente, anche se commesso per fini personali. Il caso riguarda un funzionario comunale che per anni si è appropriato indebitamente delle somme versate dai cittadini per oneri di urbanizzazione. La Corte ha chiarito che la responsabilità PA sussiste quando le mansioni affidate al dipendente hanno rappresentato una condizione necessaria per commettere l’illecito (principio di ‘occasionalità necessaria’). La sentenza della Corte d’Appello, che aveva escluso la responsabilità dell’ente, è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità PA: quando l’ente paga per la truffa del dipendente?

La questione della responsabilità PA per gli atti illeciti compiuti dai propri dipendenti è un tema di cruciale importanza, che tocca direttamente il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. Cosa succede se un cittadino paga un onere a un funzionario comunale, ma quest’ultimo intasca i soldi? Il cittadino deve pagare una seconda volta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, affermando che l’ente pubblico non può semplicemente esimersi dalle proprie responsabilità.

I Fatti: La Truffa del Dipendente Comunale

Per circa un decennio, il responsabile dell’ufficio urbanistica di un Comune ha incassato direttamente da cittadini e professionisti gli oneri dovuti per permessi di costruire e altre pratiche edilizie. Rilasciava ricevute apparentemente regolari, con tanto di timbro comunale, ma le ingenti somme, versate in contanti o con assegni, non sono mai arrivate nelle casse della tesoreria comunale. Il funzionario, infatti, si è appropriato indebitamente di oltre un milione e mezzo di euro.

Una volta scoperta la frode e condannato il dipendente in sede penale, il Comune, anziché riconoscere il pagamento effettuato in buona fede dai cittadini, ha iniziato a richiedere loro di versare nuovamente gli importi, sostenendo che il primo pagamento non fosse valido. I cittadini, sentendosi beffati due volte, prima dal funzionario e poi dall’ente, hanno avviato un’azione legale.

Il Percorso Giudiziario: La Posizione dei Tribunali di Merito

Sia in primo grado che in appello, le corti hanno dato ragione al Comune. La loro tesi era che la condotta del dipendente, essendo un reato commesso per finalità puramente personali ed egoistiche, avesse reciso il cosiddetto ‘rapporto organico’ con l’amministrazione. In altre parole, il Comune si è presentato come una ‘vittima’ della truffa, al pari dei cittadini, e quindi non responsabile per gli atti del suo funzionario infedele. Ai cittadini è stato detto che avrebbero dovuto conoscere le corrette procedure di pagamento agli enti pubblici e che, pagando direttamente nelle mani del funzionario, non avevano agito in buona fede.

La Svolta in Cassazione e la Responsabilità PA

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa visione, accogliendo le ragioni dei cittadini. I giudici supremi hanno stabilito che la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto nel ritenere interrotto il rapporto tra l’ente e il dipendente.

Il principio cardine applicato è quello del ‘nesso di occasionalità necessaria’. Secondo questo criterio, la responsabilità PA sussiste anche per il fatto illecito del dipendente se le sue mansioni gli hanno offerto l’opportunità necessaria per compierlo. Il ragionamento è semplice e logico: il funzionario non avrebbe mai potuto commettere la truffa se non fosse stato il responsabile di quell’ufficio, se non avesse avuto il potere di gestire quelle pratiche e di interfacciarsi con i cittadini per conto del Comune.

Le Motivazioni

La Cassazione ha affermato che la finalità personale o egoistica del dipendente non è sufficiente a escludere la responsabilità dell’ente. L’illecito, per quanto deviato rispetto ai fini istituzionali, rappresenta uno sviluppo non anomalo e statisticamente prevedibile dell’esercizio di un potere. Spetta all’ente pubblico adottare le misure organizzative necessarie per prevenire un uso distorto delle funzioni pubbliche.

Inoltre, la Corte ha criticato la motivazione della sentenza d’appello riguardo all’inerzia del Comune, definendola contraddittoria. Non è plausibile sostenere che l’ente si sia accorto del problema solo quando l’ammanco ha raggiunto dimensioni enormi, specialmente considerando che la condotta illecita si è protratta per molti anni. Questo suggerisce una grave carenza di controlli interni, un’omessa vigilanza che ha contribuito a creare e a mantenere nel tempo la situazione che ha permesso la frode.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza la tutela dei cittadini che agiscono in buona fede nei confronti della Pubblica Amministrazione. Un cittadino che si rivolge a un ufficio pubblico e tratta con il funzionario preposto ha diritto di presumere che quest’ultimo agisca legittimamente per conto dell’ente.

In secondo luogo, invia un messaggio chiaro alle amministrazioni pubbliche: la responsabilità PA non è solo una questione formale. Gli enti hanno il dovere di organizzarsi in modo da vigilare sull’operato dei propri dipendenti e prevenire abusi e illeciti. Non possono scaricare le conseguenze di una loro carenza organizzativa sui cittadini. La sentenza cassa la decisione precedente e rinvia il caso alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la vicenda applicando questi principi, portando a una maggiore giustizia per i cittadini coinvolti.

La Pubblica Amministrazione è responsabile se un suo dipendente commette un reato per scopi personali, come l’appropriazione indebita?
Sì, la Pubblica Amministrazione risponde civilmente del danno causato dal fatto penalmente illecito del dipendente, anche se compiuto per finalità esclusivamente personali. La responsabilità sussiste a condizione che la sua condotta sia legata da un ‘nesso di occasionalità necessaria’ con le funzioni o i poteri che esercita, ovvero se l’illecito non sarebbe stato possibile senza l’esercizio di tali funzioni.

Cosa significa ‘nesso di occasionalità necessaria’ nella responsabilità del datore di lavoro?
Significa che il datore di lavoro (in questo caso, l’ente pubblico) è responsabile se le mansioni affidate al dipendente hanno costituito una condizione indispensabile per la commissione dell’illecito. Il fatto dannoso deve essere una conseguenza, seppur deviata e abusiva, dell’esercizio delle proprie funzioni, un rischio che il datore di lavoro deve assumersi.

Un cittadino che paga in buona fede a un funzionario pubblico, che poi si appropria del denaro, deve pagare una seconda volta?
La sentenza non risponde direttamente a questa domanda in via definitiva, ma stabilisce un principio fondamentale: l’ente pubblico è corresponsabile del danno. Cassando la sentenza precedente, la Corte di Cassazione impone alla Corte d’Appello di rivalutare il caso partendo dal presupposto della responsabilità del Comune. Questo apre la strada al risarcimento dei cittadini e indebolisce fortemente la pretesa del Comune di un secondo pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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