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Responsabilità oggettiva banca: il caso del promotore

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un istituto di credito per la truffa perpetrata da un suo promotore finanziario ai danni di alcuni clienti. La sentenza ribadisce il principio della responsabilità oggettiva della banca, che risponde per l’operato dei suoi preposti. Vengono inoltre chiariti i criteri per la validità delle prove calligrafiche e per la liquidazione del danno non patrimoniale, ritenuta corretta se motivata con riferimento al grave turbamento subito dalle vittime.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

La Responsabilità Oggettiva della Banca per le Azioni del Promotore Finanziario

Quando un promotore finanziario agisce in modo fraudolento, chi paga per i danni subiti dai clienti? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18535/2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale: la responsabilità oggettiva della banca per gli illeciti commessi dai propri collaboratori. Questa decisione non solo conferma un orientamento consolidato, ma offre anche importanti chiarimenti sulla gestione delle prove e sulla quantificazione dei danni morali, fornendo tutele concrete ai risparmiatori traditi.

I Fatti: Una Truffa ai Danni dei Risparmiatori

La vicenda ha origine dall’azione legale di due clienti contro il loro istituto di credito e un promotore finanziario ad esso collegato. I risparmiatori accusavano il promotore di essersi appropriato illecitamente di una somma ingente, superiore a 500.000 euro, derivante dai loro investimenti.

La truffa era stata architettata in modo complesso: il promotore, sfruttando la fiducia dei clienti, aveva aperto a loro nome, ma a loro insaputa, un secondo conto corrente presso un’altra banca. Falsificando la documentazione e le firme, aveva poi stornato il denaro da questo conto, gestendolo in totale autonomia per i propri scopi. La condotta illecita del promotore era già stata accertata in sede penale tramite una sentenza di patteggiamento.

Il Percorso Giudiziario: La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione ai clienti. Hanno condannato in solido la banca e il promotore a restituire l’intera somma sottratta, oltre a un risarcimento di 10.000 euro per il danno non patrimoniale. I giudici hanno stabilito che l’istituto di credito doveva rispondere della condotta del promotore a titolo di responsabilità oggettiva banca, in quanto l’illecito era stato reso possibile proprio dall’attività svolta dal professionista all’interno della struttura e sotto l’egida della banca stessa, che aveva indotto i clienti a fidarsi.

L’Analisi della Cassazione: Responsabilità Oggettiva Banca e Valutazione delle Prove

L’istituto di credito ha impugnato la decisione in Cassazione, sollevando tre motivi di ricorso, tutti respinti dalla Suprema Corte.

La Scelta delle Scritture di Comparazione nella Perizia Calligrafica

Il primo motivo di ricorso riguardava la perizia calligrafica (c.t.u. grafologica) utilizzata per accertare la falsità delle firme. La banca lamentava che il perito avesse utilizzato, per la comparazione, documenti forniti dai clienti (come passaporto e carta d’identità) e non le scritture depositate dalla banca stessa.

La Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile, chiarendo un punto fondamentale della procedura civile: il giudice di merito ha piena discrezionalità nello scegliere quali documenti utilizzare come termine di paragone per una perizia, senza essere vincolato da una gerarchia di prove. La sua scelta è insindacabile se, come in questo caso, è motivata e si basa su documenti di provenienza certa, soprattutto quando le scritture prodotte da una parte (la banca) sono state specificamente contestate dalla controparte.

La Liquidazione del Danno Non Patrimoniale

Il secondo motivo, anch’esso inammissibile, era legato a vizi procedurali. Il terzo, invece, contestava la liquidazione del danno non patrimoniale di 10.000 euro, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse specificato i criteri adottati.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto alla banca, giudicando il motivo infondato. I giudici hanno affermato che la motivazione della Corte territoriale era adeguata, poiché aveva legato il risarcimento al “forte turbamento” causato ai clienti dalla scoperta della sottrazione di una somma così ingente. Questo riferimento, secondo la Suprema Corte, non è un’affermazione generica, ma risponde a una “regola di comune esperienza” e costituisce un parametro concreto e verificabile per giustificare una liquidazione equitativa.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su principi giuridici consolidati. La responsabilità oggettiva della banca, prevista per i danni causati dai propri dipendenti e preposti nell’esercizio delle loro funzioni, trova la sua ratio nella necessità di tutelare l’affidamento del pubblico. Il cliente che si interfaccia con un promotore finanziario lo fa perché questi opera all’interno della struttura e con le credenziali di un istituto di credito. La banca, traendo vantaggio da questa attività, deve anche assumersi i rischi connessi, inclusi gli illeciti dei suoi collaboratori. Sul piano processuale, la Corte ribadisce l’autonomia del giudice di merito nella valutazione delle prove, specialmente quelle tecniche come la c.t.u., e conferma che la liquidazione equitativa del danno morale non richiede calcoli matematici, ma una motivazione logica e ancorata a elementi concreti del caso, come l’impatto emotivo di una truffa finanziaria.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per i risparmiatori. In primo luogo, rafforza la loro posizione in caso di frodi commesse da promotori finanziari, confermando che la banca è quasi sempre chiamata a rispondere direttamente del danno patrimoniale. In secondo luogo, legittima le richieste di risarcimento per il danno non patrimoniale (stress, ansia, turbamento), riconoscendo che le conseguenze di una truffa non sono solo economiche. Infine, chiarisce che in un processo civile, la contestazione tempestiva delle prove documentali prodotte dalla controparte è uno strumento difensivo fondamentale per far valere le proprie ragioni.

Quando risponde una banca per i fatti illeciti commessi dal proprio promotore finanziario?
La banca risponde a titolo di responsabilità oggettiva quando l’illecito del promotore è stato commesso nell’esercizio delle sue mansioni. Il cliente è indotto a fidarsi del promotore proprio perché questi opera all’interno della struttura della banca, la quale deve quindi farsi carico dei rischi connessi alla sua attività.

Quali documenti possono essere usati in una perizia calligrafica per verificare una firma falsa?
Il giudice ha il potere discrezionale di scegliere i documenti più idonei per la comparazione. Non è obbligato a usare quelli forniti da una parte se sono stati contestati dall’altra. Documenti di provenienza certa, come passaporti o carte d’identità, sono considerati fonti affidabili per l’analisi.

Come viene giustificato il risarcimento per il danno non patrimoniale in caso di truffa finanziaria?
Il risarcimento può essere liquidato in via equitativa dal giudice. È sufficiente che la motivazione faccia riferimento a criteri concreti e basati sulla comune esperienza. Nel caso esaminato, il riferimento al “forte turbamento” causato dalla scoperta della perdita di un’ingente somma di denaro è stato ritenuto un criterio valido e sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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