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Responsabilità medica odontoiatra: il risarcimento

Un paziente cita in giudizio il proprio dentista per un intervento di implantologia mal riuscito. Il Tribunale di Torino, basandosi su una perizia tecnica (CTU), accerta la responsabilità medica odontoiatra per l’inadeguata realizzazione delle protesi. Dispone la risoluzione parziale del contratto e condanna il professionista alla restituzione delle somme versate per le prestazioni incongrue, al risarcimento dei danni patrimoniali (spese mediche e correttive) e del danno morale per il disagio subito dal paziente.

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Pubblicato il 6 marzo 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protesi Dentali Difettose: Quando Scatta la Responsabilità Medica dell’Odontoiatra?

La responsabilità medica odontoiatra è un tema di grande rilevanza che tocca la salute e la fiducia dei pazienti. Un recente caso esaminato dal Tribunale di Torino offre spunti cruciali su come viene gestito un contenzioso per prestazioni odontoiatriche non riuscite, in particolare per la realizzazione di protesi dentali incongrue. Questa sentenza chiarisce i criteri per la restituzione delle somme pagate e il risarcimento dei danni, inclusi quelli non patrimoniali come il disagio costante.

I Fatti di Causa

Un paziente, affetto da una parodontopatia diffusa, si rivolgeva a uno studio dentistico per un complesso intervento di riabilitazione implantoprotesica. L’intervento prevedeva l’installazione di impianti e ponti fissi sull’arcata superiore e inferiore. Nonostante il pagamento di oltre 17.000 euro, fin dai primi giorni post-intervento il paziente riscontrava gravi problemi: rotture continue delle protesi, difficoltà nella masticazione, nella pulizia e persino nel parlare.

I tentativi di modifica da parte del dentista si rivelavano inefficaci, portando il professionista a dichiarare di non poter fare altro. Di fronte a questa situazione, il paziente avviava un’azione legale per ottenere la risoluzione del contratto, la restituzione dei corrispettivi e il risarcimento di tutti i danni subiti, sia patrimoniali che non.

La Responsabilità Medica Odontoiatra e la Decisione del Tribunale

Il Tribunale ha inquadrato il rapporto tra paziente e dentista come un contratto d’opera professionale, applicando le norme sulla responsabilità contrattuale (art. 1218 c.c.). In questo contesto, l’onere della prova è ripartito: il paziente deve dimostrare l’esistenza del contratto e l’inadempimento (o l’inesatto adempimento), mentre spetta al medico provare di aver eseguito la prestazione con la diligenza richiesta o che l’insuccesso è dovuto a cause a lui non imputabili.

Il fulcro della decisione è stata la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), una perizia medico-legale disposta dal giudice. La CTU ha accertato che, sebbene la diagnosi e la parte chirurgica dell’intervento fossero state eseguite correttamente (‘congrue’), la successiva fase protesica era risultata del tutto inadeguata (‘incongrua’). Le protesi realizzate erano dimensionalmente errate, causando tutti i problemi lamentati dal paziente.

Sulla base di queste risultanze, il Tribunale ha stabilito:

1. Risoluzione Parziale del Contratto: Il giudice ha dichiarato risolto il contratto limitatamente alle prestazioni protesiche non correttamente eseguite.
2. Restituzione del Corrispettivo: Ha condannato il dentista a restituire al paziente la somma di € 6.829,00, corrispondente al valore delle prestazioni incongrue, oltre agli interessi legali dalla data della richiesta stragiudiziale.
3. Risarcimento del Danno Patrimoniale: Ha riconosciuto al paziente un risarcimento di € 2.645,00 per le spese mediche aggiuntive sostenute (esami, visite) e per il costo della perizia di parte necessaria ad avviare la causa.
4. Risarcimento del Danno Morale: Ha liquidato, in via equitativa, la somma di € 3.500,00 per il danno non patrimoniale. Sebbene la CTU non avesse riscontrato un danno biologico permanente (poiché il problema era risolvibile con un nuovo intervento), ha dato pieno rilievo al ‘disagio costante’ e alla sofferenza patita dal paziente per un lungo periodo, che incideva sulla sua vita quotidiana.

Le motivazioni

Il Tribunale ha fondato la sua decisione sull’analisi dettagliata della CTU, ritenendola logica, ben motivata e immune da vizi. Ha chiarito che nel contesto della responsabilità medica odontoiatra, l’inadempimento rilevante è quello ‘qualificato’, cioè quello che è causa diretta del danno. In questo caso, la realizzazione di protesi inadeguate è stata la causa diretta delle difficoltà funzionali e del disagio del paziente.

Una precisazione importante riguarda il risarcimento del costo per il nuovo intervento. Il giudice non ha riconosciuto al paziente la somma di € 7.500,00 (stimata dalla CTU per rifare il lavoro), poiché questo avrebbe determinato un ‘arricchimento del danneggiato’. La restituzione della somma già pagata per il lavoro mal eseguito mette infatti il paziente nella condizione economica di poter finanziare il nuovo intervento senza subire una perdita, ripristinando l’equilibrio patrimoniale.

Infine, il giudice ha respinto la richiesta di interessi moratori maggiorati (previsti per le transazioni commerciali), applicando il tasso legale ordinario, come stabilito dalla giurisprudenza di legittimità per le azioni di risarcimento del danno.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce principi fondamentali in materia di responsabilità medica odontoiatra. In primo luogo, la centralità della CTU come strumento per accertare tecnicamente la correttezza della prestazione sanitaria. In secondo luogo, la possibilità di ottenere una risoluzione parziale del contratto quando solo una parte delle prestazioni è risultata difettosa. Infine, sottolinea come il danno non patrimoniale sia risarcibile anche in assenza di postumi permanenti, valorizzando il disagio e la sofferenza (‘danno morale’) che un paziente è costretto a subire a causa di un inadempimento professionale, soprattutto quando questo impatta funzioni primarie come la masticazione e l’eloquio.

Cosa succede se un dentista esegue un lavoro solo parzialmente corretto?
Secondo la sentenza, il contratto può essere risolto parzialmente. Ciò significa che il paziente ha diritto alla restituzione del denaro pagato specificamente per le prestazioni eseguite male (in questo caso, la parte protesica), mentre restano valide e dovute le somme per le prestazioni eseguite correttamente (la parte chirurgica).

È possibile ottenere un risarcimento per il ‘disagio’ anche se non c’è un danno biologico permanente?
Sì. Il Tribunale ha riconosciuto un risarcimento per danno morale proprio sulla base del ‘disagio costante’ patito dal paziente. Anche se la condizione era risolvibile con un nuovo intervento, la sofferenza e la limitazione delle normali abitudini di vita (difficoltà a mangiare e parlare) per un lungo periodo costituiscono un danno non patrimoniale risarcibile.

Se ottengo la restituzione dei soldi per un intervento mal riuscito, posso chiedere anche il costo per rifare il lavoro?
No. La sentenza chiarisce che la restituzione della somma pagata per la prestazione incongrua è finalizzata a rimettere il paziente nella condizione economica di poter pagare il nuovo intervento. Concedere sia la restituzione che il costo del nuovo lavoro costituirebbe un arricchimento ingiustificato per il paziente, che riceverebbe la prestazione corretta senza averne sostenuto il costo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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