LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità medica: errore chirurgico e nesso causale

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità medica di un chirurgo per il decesso di un paziente a seguito di un intervento in laparoscopia. La colpa non risiede nella scelta tecnica iniziale, ma nell’aver proseguito l’operazione in una situazione di alto rischio senza adottare le adeguate contromisure post-operatorie. La sentenza chiarisce inoltre i poteri del giudice d’appello nella riqualificazione dei fatti e i criteri per la liquidazione del danno parentale, confermando la validità delle tabelle a punti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Medica: La Cassazione sulla Colpa del Chirurgo

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un complesso caso di responsabilità medica, offrendo importanti chiarimenti sulla valutazione della colpa del chirurgo e sui poteri del giudice d’appello. La vicenda, tragicamente conclusasi con il decesso di un paziente, ha innescato un lungo percorso giudiziario per stabilire le responsabilità dell’operatore sanitario e della struttura ospedaliera. La Suprema Corte, nel confermare la condanna, delinea con precisione i confini del dovere di diligenza del medico, che non si esaurisce nell’atto chirurgico ma comprende la gestione complessiva del rischio clinico.

I Fatti di Causa

Un paziente veniva sottoposto a un intervento di colecistectomia (asportazione della cistifellea) in laparoscopia. A causa di pregresse aderenze dovute a un’operazione subita 18 anni prima, la procedura risultava complessa. Durante l’intervento si verificava una lesione intestinale non immediatamente diagnosticata. Il giorno seguente, un secondo intervento era necessario per suturare la lacerazione, ma le condizioni del paziente peggioravano rapidamente, portando al decesso per shock settico tre giorni dopo la prima operazione. I familiari (moglie e figli) citavano in giudizio il chirurgo e la struttura sanitaria per ottenere il risarcimento di tutti i danni, sia iure proprio (per la perdita del rapporto parentale) sia iure hereditatis (per il danno subito dal defunto prima di morire).

Il Percorso Giudiziario e le Decisioni dei Giudici di Merito

Il Tribunale di primo grado accertava la responsabilità del chirurgo e dell’ospedale, individuando l’errore medico nella scelta di un punto di accesso all’addome (il punto di Palmer) considerato non idoneo. Condannava quindi i convenuti al risarcimento del danno da perdita del rapporto parentale, liquidato secondo le tabelle del Tribunale di Milano.

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza, modificava la motivazione della colpa. Pur ritenendo corretta la scelta di non accedere dal fianco sinistro (punto di Palmer), i giudici individuavano la negligenza del chirurgo in un altro aspetto: l’aver effettuato l’accesso in una zona (periombelicale) notoriamente a rischio per via delle aderenze preesistenti, senza poi predisporre tutti gli accorgimenti operatori e post-operatori necessari per fronteggiare il conseguente, elevato rischio di lesione intestinale. La Corte rideterminava inoltre il risarcimento del danno parentale applicando le tabelle del Tribunale di Roma (basate su un sistema a punti) e riconosceva anche il danno iure hereditatis (danno terminale e catastrofale).

La Responsabilità Medica e i Motivi del Ricorso in Cassazione

Il chirurgo, la struttura sanitaria e una delle compagnie di assicurazione proponevano ricorso in Cassazione. I motivi principali vertevano su presunti vizi procedurali e di merito:
1. Violazione dei poteri del giudice d’appello: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse illegittimamente fondato la responsabilità su una condotta (mancata adozione di cautele post-operatorie) diversa da quella contestata in primo grado (errata scelta del punto di accesso), violando il principio del tantum devolutum quantum appellatum.
2. Nesso di causalità: Si contestava la sussistenza del nesso causale tra la condotta del medico e il decesso, alla luce delle conclusioni della consulenza tecnica d’ufficio.
3. Liquidazione del danno: Veniva criticata la scelta della Corte d’Appello di utilizzare le tabelle di Roma anziché quelle di Milano e la quantificazione del danno per i figli, nonostante non fossero conviventi con il padre.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi, fornendo una motivazione dettagliata su ogni punto controverso.

Sulla Riqualificazione della Colpa e i Poteri del Giudice d’Appello

La Corte ha chiarito un principio fondamentale nei giudizi di responsabilità medica: l’attore che lamenta un danno può, nel corso del giudizio, specificare o allegare nuovi profili di colpa (es. aggiungendo la negligenza post-operatoria all’errore chirurgico) senza che ciò costituisca una modifica inammissibile della domanda (mutatio libelli). Il nucleo della pretesa risarcitoria rimane infatti invariato.
Inoltre, il giudice d’appello, nell’ambito dei motivi di impugnazione, ha il potere-dovere di riesaminare l’intero materiale probatorio (revisio prioris istantiae). Può quindi confermare la decisione di primo grado basandola su una diversa ricostruzione o qualificazione giuridica dei fatti. Nel caso specifico, la Corte d’Appello si è mossa correttamente: ha riesaminato la questione della responsabilità del medico e, pur scagionandolo dalla specifica accusa mossa in primo grado, ha individuato la sua colpa nell’imprudenza complessiva con cui ha gestito un intervento ad alto rischio, omettendo le necessarie cautele.

Sulla Liquidazione del Danno Parentale

La Cassazione ha respinto le censure relative alla liquidazione del danno. Ha ribadito che, sebbene le tabelle di Milano siano state a lungo il riferimento nazionale, anche le tabelle basate su un sistema a punti, come quelle del Tribunale di Roma, costituiscono un criterio valido per garantire uniformità e prevedibilità, in quanto consentono una liquidazione equitativa e trasparente. La scelta di quale parametro utilizzare, se adeguatamente motivata, rientra nel potere del giudice di merito.
Cruciale anche il passaggio sull’irrilevanza della mancata convivenza dei figli. La Corte ha affermato che la sofferenza per la perdita del genitore si presume in base al semplice rapporto di parentela. La non convivenza non giustifica di per sé una riduzione del risarcimento, poiché ciò che conta è l’intensità del legame affettivo, che non può essere presuntivamente affievolito solo per ragioni logistiche.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida importanti principi in materia di responsabilità medica. In primo luogo, la diligenza richiesta al chirurgo non si limita alla perizia tecnica nell’esecuzione dell’intervento, ma si estende alla valutazione del rischio e all’adozione di tutte le cautele necessarie, prima, durante e dopo l’operazione, per prevenire e gestire le complicanze prevedibili. In secondo luogo, vengono delineati con chiarezza i confini procedurali del giudizio di appello, confermando l’ampio potere del giudice di rivalutare i fatti per giungere a una decisione giusta. Infine, la pronuncia offre flessibilità nella scelta degli strumenti per la liquidazione del danno parentale, purché il metodo scelto sia trasparente e idoneo a garantire un risarcimento integrale ed equo.

Può un giudice d’appello condannare un medico per una condotta diversa da quella individuata in primo grado?
Sì. Entro i limiti dei motivi di appello, il giudice di secondo grado ha il potere di riesaminare tutto il materiale probatorio e può fondare l’affermazione di responsabilità su una diversa ricostruzione dei profili di colpa, purché la domanda risarcitoria rimanga la stessa.

L’assenza di convivenza con il genitore deceduto riduce automaticamente il risarcimento del danno per i figli?
No. La Corte ha stabilito che la sofferenza per la perdita del genitore è presunta in base al legame di parentela. La non convivenza non è sufficiente a presumere un legame affettivo più debole e, quindi, non giustifica di per sé una riduzione del risarcimento. L’onere di provare l’assenza di un legame significativo spetta a chi contesta il diritto al risarcimento.

In un caso di responsabilità medica, è possibile aggiungere nuovi profili di colpa durante il processo?
Sì. La Corte ha precisato che allegare, nel corso della causa, profili di colpa ulteriori rispetto a quelli inizialmente contestati (ad esempio, aggiungendo la negligenza post-operatoria a un errore chirurgico) non costituisce una modifica inammissibile della domanda, poiché l’oggetto della causa rimane il risarcimento del danno derivante dalla prestazione sanitaria nel suo complesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati