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Responsabilità intermediario finanziario: il caso

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di presunta appropriazione indebita da parte di un promotore finanziario ai danni di due risparmiatori. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dei risparmiatori, confermando la decisione d’appello che negava la responsabilità dell’intermediario finanziario. La decisione si fonda sulla mancata prova della dazione di somme di denaro in contanti al promotore, ritenendo questo elemento assorbente rispetto alla valutazione del nesso di occasionalità tra l’operato del promotore e l’illecito. In assenza di prove documentali certe, le dichiarazioni confessorie del promotore e altri elementi indiziari non sono stati ritenuti sufficienti per affermare la responsabilità della banca.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Intermediario Finanziario: Quando la Banca non Risponde per il Promotore

La questione della responsabilità intermediario finanziario per gli atti illeciti compiuti dai propri promotori è un tema di cruciale importanza per la tutela dei risparmiatori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: senza una prova certa della dazione di denaro, la banca non può essere chiamata a risarcire il danno, anche in presenza di altri indizi. Analizziamo questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Due risparmiatori avevano convenuto in giudizio un promotore finanziario e due istituti di credito per i quali egli aveva operato nel tempo. Gli attori sostenevano di aver affidato al promotore ingenti somme di denaro, in parte in lire e in parte in euro, tra il 1991 e il 2008, ricevendo in cambio solo rimborsi parziali. Sostenevano che il promotore avesse agito per conto delle banche convenute, chiedendo quindi la loro condanna in solido al risarcimento dei danni.
In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione ai risparmiatori, condannando le banche e il promotore. La sentenza riconosceva la responsabilità degli intermediari sulla base della mancata restituzione del denaro consegnato al promotore.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ribaltamento

Contro la decisione di primo grado, le due banche proponevano appello. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza, accoglieva i ricorsi degli istituti di credito. Il giudice di secondo grado osservava che i versamenti di denaro in contanti al promotore non erano stati provati tramite documentazione bancaria. Le dichiarazioni confessorie sottoscritte dal promotore, con le quali ammetteva di aver ricevuto le somme, venivano giudicate inattendibili e, in ogni caso, non opponibili agli intermediari finanziari. Inoltre, la Corte sottolineava che per un lungo periodo i risparmiatori non avevano ricevuto alcuna documentazione ufficiale dagli intermediari, il che indeboliva la loro posizione.

La Questione della Responsabilità Intermediario Finanziario in Cassazione

I risparmiatori ricorrevano quindi in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti. In primo luogo, accusavano la Corte d’Appello di aver valutato gli elementi di prova in modo ‘atomistico’ e non complessivo, ignorando la concordanza tra i prospetti redatti dal promotore, la sua confessione scritta e i documenti sequestrati. In secondo luogo, sostenevano una violazione delle norme sulla responsabilità intermediario finanziario, affermando che la Corte non avesse correttamente applicato il principio del ‘nesso di occasionalità necessaria’, secondo cui la banca risponde se l’attività del promotore ha reso possibile l’illecito.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione d’appello. Le motivazioni sono chiare e si basano su principi procedurali e sostanziali solidi.

Il punto centrale, definito ‘assorbente’ dalla Corte, è la mancata prova della consegna del denaro. I giudici hanno stabilito che la valutazione delle prove operata dalla Corte d’Appello era completa e motivata, e quindi non sindacabile in sede di legittimità. In sostanza, senza la prova certa che il denaro sia stato effettivamente consegnato, l’intera costruzione accusatoria crolla.

La Corte ha inoltre chiarito che la mancata comparizione del promotore all’interrogatorio formale non costituisce prova contro le banche. Questo mezzo di prova può avere solo una ‘valenza indiziaria’ nei confronti di terzi e non può prevalere su altre risultanze, specialmente sulla mancanza di prove dirette come le movimentazioni bancarie.

Sul tema della responsabilità intermediario finanziario, la Corte ha ricordato che, sebbene la banca risponda per gli illeciti del promotore quando questi siano connessi all’esercizio delle sue mansioni (nesso di occasionalità necessaria), tale responsabilità può essere esclusa in presenza di una ‘condotta agevolatrice’ del cliente, connotata da anomalia. La consegna di ingenti somme in contanti è considerata una di queste condotte. Tuttavia, in questo caso specifico, la questione è stata superata dalla mancanza di prova della dazione stessa.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre una lezione fondamentale per ogni risparmiatore: la prova è tutto. La fiducia riposta in un promotore finanziario non può mai sostituire la necessità di documentazione formale e tracciabile per ogni operazione. La consegna di denaro in contanti a un promotore è una pratica estremamente rischiosa che, come dimostra questo caso, rende quasi impossibile per l’investitore provare il proprio diritto al risarcimento in caso di illecito. La responsabilità dell’intermediario finanziario, pur essendo un principio a tutela del cliente, si scontra con l’onere della prova che grava su chi agisce in giudizio. Senza prove documentali, anche gli indizi più forti possono rivelarsi insufficienti.

La confessione del promotore finanziario è una prova sufficiente per condannare la banca intermediaria?
No. Secondo la Corte, le dichiarazioni confessorie del promotore possono avere valenza probatoria solo nei suoi confronti ma non sono opponibili all’intermediario (la banca), in quanto quest’ultimo è un soggetto terzo rispetto a tale dichiarazione.

La consegna di denaro in contanti a un promotore finanziario esclude sempre la responsabilità dell’intermediario?
La giurisprudenza ha specificato che la condotta del cliente che consegna denaro in contanti può essere considerata anomala e agevolatrice dell’illecito, escludendo la responsabilità della banca. Tuttavia, nel caso specifico, la Corte ha ritenuto la questione assorbita da un problema a monte: la mancata prova della consegna stessa del denaro.

Cosa succede se un investitore non riesce a provare con documenti di aver consegnato del denaro al promotore?
Se l’investitore non fornisce una prova certa e documentale della dazione di denaro, il suo ricorso per il risarcimento del danno nei confronti dell’intermediario finanziario è destinato a fallire. La mancanza di prova su questo punto fondamentale è considerata assorbente e rende irrilevante la valutazione di altri elementi indiziari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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