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Responsabilità intermediario: Cassazione su investimenti

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un istituto di credito per aver violato i propri obblighi informativi nella vendita di prodotti finanziari derivati a un cliente. La sentenza chiarisce che la responsabilità dell’intermediario finanziario è di natura contrattuale, con prescrizione decennale, e non precontrattuale. Viene sottolineato che una semplice avvertenza scritta sull’inadeguatezza dell’investimento non è sufficiente a esonerare la banca dalla sua responsabilità, che deve invece fornire informazioni specifiche e concrete per tutelare l’investitore. Il ricorso della banca è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Intermediario: Cassazione su Investimenti Inadeguati

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto bancario: la responsabilità dell’intermediario finanziario per la vendita di prodotti complessi e inadeguati al profilo di rischio del cliente. Questa decisione ribadisce principi fondamentali sulla natura degli obblighi informativi della banca e sulle conseguenze del loro inadempimento, offrendo importanti tutele ai risparmiatori.

I Fatti di Causa

Un investitore conveniva in giudizio un istituto di credito, chiedendo il risarcimento dei danni subiti a seguito dell’acquisto di undici contratti relativi a strumenti finanziari derivati (certificates). Il Tribunale di primo grado accoglieva solo parzialmente la domanda, riconoscendo un inadempimento della banca solo per alcuni dei contratti impugnati e liquidando un risarcimento parziale.

Successivamente, la Corte d’Appello, decidendo sia sull’appello principale della banca sia su quello incidentale dell’investitore, riformava la sentenza di primo grado. I giudici di secondo grado ritenevano che la banca fosse venuta meno ai suoi obblighi informativi per tutti gli investimenti contestati. In particolare, la Corte evidenziava la gravità dell’inadempimento, consistito nell’aver venduto al cliente, con un profilo di rischio medio, titoli complessi e rischiosi che erano arrivati a costituire il 25% del suo portafoglio. Di conseguenza, la Corte d’Appello dichiarava la risoluzione di tutti i contratti di investimento e condannava la banca a un cospicuo pagamento a favore del cliente.

L’istituto di credito proponeva quindi ricorso per cassazione, articolando sette motivi di impugnazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della banca, confermando di fatto la decisione della Corte d’Appello. L’analisi dei motivi di ricorso offre spunti di riflessione fondamentali sulla responsabilità dell’intermediario finanziario.

La Natura Contrattuale della Responsabilità dell’Intermediario Finanziario

Uno dei punti centrali del ricorso della banca riguardava la prescrizione. L’istituto sosteneva che la propria responsabilità dovesse essere qualificata come precontrattuale, soggetta quindi a una prescrizione breve di cinque anni (ex art. 2947 c.c.), e non decennale (ex art. 2946 c.c.).

La Cassazione ha respinto questa tesi, confermando l’orientamento secondo cui la responsabilità per la violazione degli obblighi informativi che precedono la singola operazione di investimento ha natura contrattuale. Essa non deriva dalla violazione del generico dovere di non ledere l’altrui sfera giuridica, ma da specifici obblighi di buona fede, protezione e informazione che nascono da un “contatto sociale qualificato”. Tali obblighi sorgono dopo la stipula del contratto-quadro e si concretizzano al momento di ogni singola operazione, rendendo la responsabilità di tipo contrattuale e, pertanto, soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni.

L’Inadeguatezza degli Investimenti e l’Insufficienza dell’Avvertimento

La Corte ha inoltre rigettato le censure della banca relative alla valutazione di inadeguatezza degli investimenti. L’istituto di credito sosteneva che una semplice segnalazione scritta di inadeguatezza, come l’annotazione “oscillazione del sottostante”, fosse sufficiente ad adempiere ai propri doveri.

La Cassazione ha chiarito che tale approccio è insufficiente. L’obbligo informativo dell’intermediario non si esaurisce in una mera avvertenza formale. La banca deve fornire informazioni concrete e specifiche che mettano il cliente in condizione di comprendere la reale portata del rischio, specialmente in relazione alla complessità, alla tipologia e alla dimensione dell’investimento. Nel caso specifico, non era stata documentata alcuna segnalazione specifica in ordine al volume e alla frequenza degli investimenti, che esponevano il cliente a un rischio sproporzionato. La prova orale offerta dalla banca è stata ritenuta generica e inammissibile, poiché non specificava quali informazioni concrete fossero state fornite per dissuadere l’investitore.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine: gli obblighi informativi dell’intermediario non sono un mero adempimento burocratico, ma un presidio fondamentale a tutela del contraente debole. La relazione tra banca e cliente, specialmente dopo la firma di un contratto-quadro, è caratterizzata da una asimmetria informativa che la legge mira a riequilibrare imponendo all’intermediario doveri di diligenza, correttezza e trasparenza.

La Corte sottolinea che questi obblighi si attivano pienamente nella fase esecutiva del rapporto, cioè quando il cliente impartisce un ordine di investimento. È in quel momento che la banca deve valutare l’adeguatezza dell’operazione e, in caso di esito negativo, agire attivamente per proteggere gli interessi del cliente. La violazione di questi doveri costituisce un grave inadempimento contrattuale, che può portare alla risoluzione dei singoli contratti di investimento, poiché incide direttamente sulla causa e sull’equilibrio dello scambio negoziale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale a forte tutela del risparmiatore. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. La responsabilità dell’intermediario è contrattuale: Gli investitori hanno dieci anni di tempo per agire in giudizio per la violazione degli obblighi informativi relativi a specifiche operazioni di investimento.
2. L’informativa deve essere sostanziale, non formale: Non basta una clausola prestampata o un avviso generico per assolvere la banca. L’intermediario deve provare di aver fornito informazioni dettagliate, specifiche e personalizzate, in grado di far comprendere al cliente tutti i rischi connessi all’operazione e, se necessario, di dissuaderlo.
3. Il grave inadempimento porta alla risoluzione: La violazione degli obblighi informativi è considerata un inadempimento di importanza tale da giustificare la risoluzione del contratto di investimento, con conseguenti obblighi restitutori a carico della banca.

La responsabilità di una banca per la vendita di investimenti inadeguati è di natura contrattuale o precontrattuale?
Secondo la Corte di Cassazione, la responsabilità che sorge dalla violazione degli obblighi informativi relativi a una specifica operazione di investimento è di natura contrattuale. Essa deriva da un “contatto sociale qualificato” e, di conseguenza, è soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni.

Una semplice annotazione scritta di “inadeguatezza” sull’ordine di acquisto è sufficiente per esonerare la banca dai suoi obblighi?
No. La Corte ha stabilito che una mera annotazione generica, come “oscillazione dei valori base”, non è sufficiente. L’intermediario ha l’onere di fornire informazioni specifiche e concrete sulla tipologia, complessità, dimensione e rischiosità dell’investimento per assicurarsi che il cliente sia pienamente consapevole e per proteggerne gli interessi.

La violazione degli obblighi informativi può portare alla risoluzione dei contratti di investimento?
Sì. La Corte ha confermato che l’inadempimento degli obblighi informativi, se ritenuto di grave importanza, costituisce un inadempimento contrattuale che può portare alla risoluzione dei singoli contratti di investimento. Questo perché tali obblighi sono essenziali per garantire un consenso informato e per mantenere l’equilibrio del rapporto contrattuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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