LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità installatore AWP: la Cassazione decide

Una società installatrice di apparecchi da gioco (AWP) è stata multata per averli collocati in un bar che gestiva anche un corner per scommesse sportive non autorizzato. La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione, chiarendo la responsabilità dell’installatore AWP. Secondo i giudici, l’installatore ha un preciso dovere di controllare le licenze dell’esercizio commerciale e non può ignorare palesi irregolarità. La sentenza ribadisce il principio della presunzione di colpa nelle sanzioni amministrative, per cui spetta all’azienda dimostrare la propria buona fede, cosa che non è avvenuta. L’unico punto accolto del ricorso riguarda le spese legali del primo grado.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità dell’Installatore di AWP: Dovere di Controllo e Presunzione di Colpa

Il settore dei giochi e delle scommesse è strettamente regolamentato, e gli operatori devono navigare in un complesso panorama di normative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha acceso i riflettori sulla responsabilità dell’installatore AWP (Amusement with Prize), chiarendo i suoi obblighi di verifica e controllo quando installa apparecchi in esercizi pubblici. La decisione sottolinea che l’ignoranza di altre attività illecite svolte nel medesimo locale non è una scusante valida per evitare sanzioni.

I Fatti di Causa: Dalle AWP al Corner Scommesse Illegale

Il caso ha origine da un’ordinanza ingiunzione che comminava una sanzione di 19.000 euro a una società specializzata nell’installazione e gestione di apparecchi da intrattenimento. La violazione contestata era l’aver installato 13 apparecchi in un esercizio pubblico che, contemporaneamente, ospitava un’attività di raccolta di scommesse sportive per conto di un bookmaker estero, senza possedere la necessaria licenza di pubblica sicurezza prevista dall’art. 88 del TULPS. La difesa della società si basava sul fatto che, al momento dell’installazione delle macchine, il corner scommesse non era ancora operativo e, pertanto, essa non era a conoscenza dell’irregolarità.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Cassazione

Il Tribunale di primo grado aveva inizialmente annullato la sanzione, accogliendo la tesi dell’assenza di colpa della società installatrice. Tuttavia, la Corte di Appello ha ribaltato questa decisione, ritenendo che la responsabilità dell’azienda dovesse essere affermata, quantomeno a titolo di colpa. La Corte territoriale ha evidenziato come dal contratto di noleggio emergesse che la società gestrice si era riservata ampia facoltà di accesso ai locali per manutenzione e incasso, e che un testimone, socio della stessa, aveva confermato di essere a conoscenza della richiesta di licenza per le scommesse fin dall’inizio. Inoltre, la visibilità del corner scommesse rendeva inverosimile una totale inconsapevolezza.

La Decisione della Cassazione sulla Responsabilità dell’Installatore AWP

La Corte di Cassazione, investita del caso, ha rigettato quasi tutti i motivi di ricorso, confermando l’impianto accusatorio e la sanzione.

La Conferma della Colpa e il Dovere di Vigilanza

I giudici supremi hanno stabilito che l’argomento della mancata conoscenza non regge. La società, in qualità di operatore professionale del settore, aveva il dovere di verificare la sussistenza di tutte le autorizzazioni necessarie per le attività svolte nel locale. Il contratto le garantiva un accesso costante, mettendola nella posizione di poter e dover controllare la regolarità dell’esercizio. L’aver omesso tale controllo configura una condotta negligente, sufficiente a fondare la responsabilità per l’illecito amministrativo.

La Presunzione di Colpa nelle Sanzioni Amministrative

Un punto chiave della decisione riguarda l’applicazione dell’art. 3 della Legge n. 689/1981. In materia di sanzioni amministrative, vige una presunzione di colpa. Questo significa che non è l’Amministrazione a dover provare il dolo o la colpa del trasgressore, ma è quest’ultimo a dover fornire la prova liberatoria, dimostrando di aver agito in buona fede e di aver fatto tutto il possibile per conformarsi alla legge. Nel caso di specie, la società non ha fornito tale prova.

Irrilevanza delle Questioni Comunitarie e di Proporzionalità

La Cassazione ha respinto anche le censure relative alla presunta contrarietà della normativa nazionale a quella comunitaria (il cosiddetto ‘caso Stanleybet’), ritenendole irrilevanti poiché la licenza era stata negata per motivi formali e sostanziali interni. Allo stesso modo, è stato dichiarato inammissibile il motivo sulla sproporzionalità della sanzione, poiché la questione di legittimità costituzionale non era stata sollevata correttamente nei gradi di merito.

La Questione delle Spese di Lite

L’unico aspetto del ricorso che ha trovato accoglimento riguarda la condanna al pagamento delle spese legali del primo grado di giudizio. La Corte ha riaffermato il principio consolidato secondo cui, quando un’amministrazione pubblica si difende in giudizio tramite i propri funzionari e non avvalendosi di un avvocato del libero foro, non ha diritto alla liquidazione degli onorari, ma solo al rimborso delle spese vive documentate.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio di responsabilità e diligenza professionale. L’installatore di apparecchi da gioco non è un mero fornitore, ma un gestore che trae profitto da un’attività economica all’interno di un locale pubblico. Questa posizione gli impone un onere di vigilanza attiva. La Corte ha ritenuto che la conoscenza dell’esistenza del corner scommesse fosse provata e che, in ogni caso, la società non avesse adempiuto al proprio dovere di verifica. La presunzione di colpa, principio cardine del diritto sanzionatorio amministrativo, ha fatto il resto, ponendo a carico della società l’onere di una prova contraria che non è stata fornita.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per tutti gli operatori del settore del gioco legale. La responsabilità dell’installatore AWP non si esaurisce nella conformità dei propri apparecchi alla normativa, ma si estende al contesto in cui essi vengono inseriti. È indispensabile adottare procedure interne rigorose per la verifica iniziale e periodica delle licenze di tutti gli esercizi partner. Ignorare le attività collaterali svolte in un locale, soprattutto se potenzialmente illecite, costituisce una negligenza che può costare molto cara, trasformando un’opportunità commerciale in un rischio legale ed economico significativo.

L’installatore di apparecchi da gioco è responsabile se nel locale è presente un’altra attività illecita, come un corner scommesse non autorizzato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’installatore ha un dovere di verifica e controllo sulla regolarità delle autorizzazioni del locale. La sua responsabilità sorge, almeno a titolo di colpa, se omette tali controlli, specialmente se è a conoscenza dell’esistenza dell’attività non autorizzata.

In caso di sanzione amministrativa, chi deve provare la colpa o l’assenza di colpa?
Nelle sanzioni amministrative vige una presunzione di colpa. Ciò significa che non è l’amministrazione a dover dimostrare la colpa del trasgressore, ma è quest’ultimo a dover provare di aver agito in buona fede, senza negligenza, e di aver fatto tutto il possibile per rispettare la legge.

Se l’Amministrazione si difende in giudizio con i propri funzionari, può ottenere la condanna della controparte al pagamento delle spese legali?
No. La sentenza chiarisce che l’autorità amministrativa che sta in giudizio tramite i propri funzionari (e non con un avvocato esterno) non può ottenere la condanna al pagamento degli onorari di avvocato. Può solo chiedere il rimborso delle spese vive effettivamente documentate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati