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Responsabilità incendio: riparto della colpa e prova

Un’ordinanza della Cassazione affronta un caso di responsabilità incendio scoppiato tra due capannoni industriali. La Corte conferma la ripartizione della colpa (70% all’impresa che ha generato le scintille e 30% all’impresa che custodiva materiale infiammabile), rigettando il ricorso. Viene chiarito il valore probatorio degli atti dei pubblici ufficiali e l’uso delle presunzioni semplici nel processo civile per determinare la responsabilità incendio e il nesso causale.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Incendio: La Cassazione sul Ripartimento della Colpa e l’Analisi delle Prove

La gestione del rischio e la responsabilità incendio in contesti industriali sono temi di cruciale importanza. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di analizzare come viene determinata e ripartita la colpa quando un sinistro coinvolge più soggetti, e in particolare quando la condotta della stessa vittima contribuisce al danno. Analizziamo i dettagli di questo caso per comprendere i principi applicati dai giudici.

I Fatti di Causa: Un Incendio tra Due Aziende

La vicenda ha origine dall’incendio divampato in un capannone industriale adibito al confezionamento di biancheria e cuscini. Il fuoco si è propagato da un fabbricato adiacente, dove un’impresa di carpenteria metallica stava svolgendo la propria attività.
Secondo la ricostruzione, un artigiano collaboratore della società di carpenteria stava utilizzando un flessibile. Le scintille prodotte dall’attrezzo sarebbero filtrate attraverso una piccola feritoia nel muro divisorio, cadendo su spugne e tessuti altamente infiammabili stoccati nel magazzino dell’impresa di confezionamento, innescando così l’incendio.

I titolari dell’impresa danneggiata citavano in giudizio la società di carpenteria, chiedendo il risarcimento dei danni ai sensi degli articoli 2050 c.c. (attività pericolosa) e 2049 c.c. (responsabilità dei padroni e committenti).

Il Giudizio di Primo e Secondo Grado: la Ripartizione della Responsabilità Incendio

Il Tribunale di primo grado ha accertato una responsabilità concorrente. Ha attribuito il 30% della colpa all’impresa di confezionamento per aver stoccato materiale altamente infiammabile in prossimità della feritoia nel muro divisorio, pur essendo a conoscenza dell’attività svolta nel capannone vicino. Il restante 70% della responsabilità è stato imputato alla società di carpenteria per l’imprudenza del suo collaboratore nell’utilizzo del flessibile.

La Corte d’Appello, adita da entrambe le parti, ha confermato questa ripartizione. Ha rigettato l’appello principale della società di carpenteria, ritenendo provato il nesso causale tra le scintille e l’incendio, e ha parzialmente accolto quello incidentale dei danneggiati, ricalcolando al rialzo alcune voci di danno.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La società di carpenteria ha presentato ricorso in Cassazione basato su cinque motivi, contestando principalmente:
1. L’errata valutazione delle dichiarazioni rese ai Carabinieri, a cui sarebbe stato attribuito un valore confessorio che non avevano.
2. La violazione delle norme sulla polizza assicurativa, che a loro dire avrebbe dovuto coprire il danno.
3. L’errata ricostruzione del nesso causale, basata su presunzioni e non su prove certe, senza considerare l’analoga attività di carpenteria svolta anche nel capannone incendiato.
4. L’ingiusta ripartizione della colpa, ritenuta eccessiva al 70%.
5. Il riconoscimento del danno da locazione all’impresa danneggiata, ritenuto non provato.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i motivi inammissibili, rigettando il ricorso. In primo luogo, ha chiarito che il giudice di merito ha il potere di valutare liberamente le prove, comprese le dichiarazioni rese a pubblici ufficiali, e di fondare il proprio convincimento anche su presunzioni semplici, purché gravi, precise e concordanti. Il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti.

Sulla responsabilità incendio e il suo riparto, la Corte ha sottolineato che, quando viene accertato un concorso di colpa, il giudice deve motivare congruamente la scelta della percentuale di ripartizione. La decisione dei giudici di merito, che avevano considerato l’imprudenza di entrambe le parti, è stata ritenuta adeguatamente motivata e logica, e quindi non sindacabile in sede di legittimità. La condotta dell’impresa di carpenteria, che ha dato origine all’innesco, è stata correttamente valutata come causa prevalente del danno.

Infine, la Corte ha respinto le censure sulla prova dei danni, ribadendo che la valutazione delle testimonianze e dei documenti rientra nell’esclusiva competenza del giudice di merito, a meno che non si denunci un errore nell’applicazione della regola dell’onere della prova (art. 2697 c.c.), cosa che nel caso di specie non è avvenuta in modo corretto.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma principi consolidati in materia di responsabilità civile e valutazione delle prove. Insegna che in caso di responsabilità incendio, la condotta imprudente del danneggiato può ridurre significativamente il suo diritto al risarcimento (concorso di colpa). Inoltre, ribadisce che il convincimento del giudice può formarsi anche attraverso prove indirette come le presunzioni, e che la ripartizione della colpa è una valutazione di merito che, se ben motivata, non può essere messa in discussione davanti alla Corte di Cassazione. Per le imprese, questo caso sottolinea l’importanza non solo di adottare tutte le cautele necessarie per prevenire danni a terzi, ma anche di gestire i propri spazi in modo da non esporsi a rischi che potrebbero limitare un eventuale risarcimento.

Che valore probatorio ha il verbale dei Carabinieri in un processo civile?
L’atto pubblico redatto dai Carabinieri fa piena prova, fino a querela di falso, solo dei fatti che il pubblico ufficiale attesta siano avvenuti in sua presenza o da lui compiuti. Le dichiarazioni rese dalle parti, invece, sono soggette al libero apprezzamento del giudice, che può valutarle come elementi di prova.

Come viene ripartita la responsabilità se anche il danneggiato ha tenuto una condotta imprudente?
In caso di concorso di colpa del danneggiato, il risarcimento viene ridotto in proporzione alla gravità della sua colpa e all’entità delle conseguenze che ne sono derivate (art. 1227 c.c.). Nel caso specifico, la Corte ha confermato una ripartizione del 30% a carico del danneggiato (per aver stoccato materiale infiammabile vicino alla fonte di pericolo) e del 70% a carico del danneggiante.

È possibile basare una condanna al risarcimento solo su prove indirette come le presunzioni?
Sì. Le presunzioni semplici (art. 2729 c.c.) costituiscono una prova completa e il giudice di merito può attribuire loro rilevanza anche in via esclusiva per formare il proprio convincimento, purché il ragionamento presuntivo sia basato su fatti certi e porti a conclusioni logiche e coerenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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