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Responsabilità Geometra: l’errore non esclude il compenso

Un geometra ammette un errore di progettazione ma richiede comunque il pagamento del suo compenso. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21027/2024, chiarisce un principio fondamentale sulla responsabilità professionale geometra: assumersi la responsabilità per i danni derivanti da un errore non implica una rinuncia automatica al proprio onorario. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva negato il compenso, distinguendo nettamente l’obbligo risarcitorio dal diritto alla retribuzione per l’opera svolta.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Professionale Geometra: Ammettere l’Errore Non Significa Rinunciare al Compenso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21027 del 26 luglio 2024) affronta un tema cruciale in materia di responsabilità professionale geometra. La questione è tanto semplice quanto rilevante: un professionista che ammette un proprio errore di progettazione e si impegna a risarcire i danni conseguenti, perde per ciò stesso il diritto a percepire il compenso per il lavoro svolto? La Suprema Corte ha fornito una risposta chiara, distinguendo nettamente l’obbligo risarcitorio dal diritto alla retribuzione.

I Fatti di Causa: Un Contenzioso Complesso

La vicenda trae origine da un contenzioso tra un geometra e il suo cliente. Quest’ultimo aveva citato in giudizio il professionista per responsabilità professionale. Il geometra, a sua volta, aveva presentato una domanda riconvenzionale per ottenere il pagamento dei suoi compensi e aveva chiamato in causa la propria compagnia di assicurazione per essere manlevato da eventuali condanne.

Il tribunale di primo grado aveva rigettato la domanda del cliente, ma aveva omesso di pronunciarsi sulla richiesta di pagamento del geometra. La Corte d’Appello, investita della questione, pur riconoscendo l’omessa pronuncia, aveva rigettato nel merito la domanda di compenso del professionista. Secondo i giudici di secondo grado, una dichiarazione in cui il geometra riconosceva di aver commesso un “errore di progettazione” e si assumeva “ogni responsabilità e onere” derivante, doveva essere interpretata come una rinuncia implicita al proprio onorario.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Responsabilità Professionale Geometra

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il motivo di ricorso del geometra relativo al mancato pagamento del compenso. Ha invece dichiarato inammissibili sia il secondo motivo del geometra (relativo alla condanna alle spese legali dell’assicurazione) sia il ricorso incidentale del cliente.

L’Accoglimento del Primo Motivo: Compenso vs. Risarcimento

Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione della dichiarazione del professionista. La Cassazione ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse “meramente apparente” e che avesse attribuito alle parole del geometra un significato “in nessun modo riconducibile al loro spettro semantico”.

Assumere la responsabilità per i danni (danno emergente e lucro cessante) derivanti da un errore non equivale a rinunciare al compenso per la prestazione professionale eseguita. Il compenso, infatti, è il corrispettivo per il lavoro svolto, mentre il risarcimento del danno è la conseguenza dell’inadempimento o dell’inesatto adempimento. Si tratta di due piani giuridici distinti che la Corte d’Appello aveva erroneamente sovrapposto.

L’Inammissibilità degli Altri Motivi: Questioni Processuali

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il secondo motivo del geometra, poiché basato su un’interpretazione della sentenza di secondo grado non corrispondente al suo effettivo contenuto. Allo stesso modo, il ricorso incidentale del cliente è stato ritenuto inammissibile per difetto di specificità, in quanto non riportava in modo adeguato i contenuti dell’atto di appello, impedendo alla Corte di valutarne la fondatezza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha sottolineato che l’interpretazione di una dichiarazione deve essere logica e coerente. Impegnarsi a tenere “indenne il sig. [cliente] da ogni spesa o mancato guadagno” derivante dall’errore è una chiara assunzione di responsabilità per i danni. Tuttavia, da questa formulazione non si può desumere in alcun modo la volontà di rinunciare anche alla retribuzione per l’attività professionale, che rappresenta un diritto autonomo. La Corte d’Appello, secondo gli Ermellini, ha operato un’interpretazione errata che ha travalicato il senso comune e letterale delle parole utilizzate.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per tutti i professionisti. Ammettere un errore e assumersene le conseguenze patrimoniali è un atto di responsabilità che non può essere interpretato estensivamente fino a comportare la perdita del diritto al compenso. Le due obbligazioni, quella di pagare il corrispettivo per il lavoro e quella di risarcire il danno per un’esecuzione non a regola d’arte, restano separate. La sentenza chiarisce che una rinuncia a un diritto patrimoniale, come il compenso, deve essere chiara, inequivocabile e non può essere presunta da una dichiarazione che ha un oggetto diverso, ovvero l’assunzione di responsabilità per i danni.

Se un geometra ammette un errore di progettazione, perde automaticamente il diritto al suo compenso?
No. Secondo la Corte di Cassazione, assumersi la responsabilità per i danni derivanti da un errore non implica un’automatica rinuncia al compenso per la prestazione professionale. Il diritto al compenso e l’obbligo di risarcimento sono due questioni giuridicamente distinte.

Perché il ricorso incidentale del cliente è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile per violazione dell’art. 366 n. 6 del codice di procedura civile, ovvero per difetto di specificità. Il ricorrente non ha riportato in modo adeguato e completo le parti della sentenza di primo grado e dell’atto d’appello necessarie a consentire alla Corte di Cassazione di valutare la fondatezza della sua censura.

Cosa significa che l’interpretazione della Corte d’Appello era ‘meramente apparente’?
Significa che la motivazione fornita dai giudici d’appello era così scarna, generica e illogica da non poter essere considerata una vera e propria giustificazione della decisione. La Corte ha ritenuto che attribuire a una dichiarazione di assunzione di responsabilità per danni il significato di rinuncia al compenso fosse un’attribuzione di significato arbitraria e non sostenuta da alcun valido ragionamento giuridico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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