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Responsabilità funzionario pubblico: quando paga di tasca?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità del funzionario pubblico per una prestazione resa senza copertura finanziaria sorge anche in assenza di un ordine esplicito. È sufficiente che il funzionario abbia ‘consentito’ alla prestazione, ovvero non l’abbia ostacolata, tollerandone l’esecuzione. In questo caso, alcuni professionisti avevano redatto un piano di bonifica per un Comune su incarico verbale di un dirigente, senza un contratto formale. La Corte ha chiarito che il dirigente è personalmente responsabile del pagamento, annullando la sentenza d’appello che lo aveva esonerato.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Funzionario Pubblico: Pagamento di Tasca Propria per Consenso all’Incarico

La questione della responsabilità del funzionario pubblico per le obbligazioni assunte senza le dovute procedure contabili è un tema cruciale nei rapporti tra Pubblica Amministrazione e privati. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione decisiva, stabilendo che la responsabilità personale del dirigente scatta anche solo per aver ‘consentito’ l’esecuzione di una prestazione, senza necessità di un ordine formale. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Tre professionisti venivano incaricati di redigere un piano di bonifica per alcune aree inquinate per conto di un Comune. L’incarico era stato deliberato dalla Giunta Comunale, ma la delibera stessa prevedeva la successiva stipula di una convenzione formale, subordinata al reperimento della necessaria copertura finanziaria.

Nonostante la mancanza della convenzione e della copertura, i professionisti svolgevano l’attività richiesta, su indicazione del dirigente del settore lavori pubblici. Poiché il Comune non provvedeva al pagamento, i professionisti agivano prima contro l’ente, ma la loro richiesta veniva respinta per l’assenza di un contratto valido.

Successivamente, i professionisti citavano in giudizio direttamente il dirigente, invocando l’applicazione dell’art. 35 del D.Lgs. n. 77/1995, che stabilisce un rapporto obbligatorio diretto tra il fornitore e il funzionario che ha consentito la spesa fuori bilancio.

Mentre il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda dei professionisti, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, sostenendo che i professionisti, consapevoli della mancanza di copertura, si fossero assunti il rischio di non essere pagati e che la condotta del dirigente non integrasse un ‘consenso’ idoneo a far sorgere la sua responsabilità personale.

La Responsabilità del Funzionario Pubblico secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello, accogliendo il ricorso dei professionisti. Il punto centrale della decisione è l’interpretazione del termine ‘consentire’ utilizzato dalla normativa. La Suprema Corte ha affermato che la responsabilità del funzionario pubblico non richiede un atto formale di conferimento dell’incarico o un ordine esplicito. Al contrario, è sufficiente un comportamento che, anche solo passivamente, permetta l’esecuzione della prestazione in violazione delle norme contabili.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che la norma mira a responsabilizzare il funzionario che, a causa del suo ruolo, coopera o semplicemente non ostacola una prestazione che sa non essere supportata da un valido impegno di spesa. Il termine ‘consentire’ deve essere inteso in senso ampio, includendo condotte come ‘lasciar fare’, ‘assecondare’ o ‘non ostacolare’.

Secondo i giudici, il funzionario ha il dovere di impedire l’esecuzione di prestazioni non regolarmente ordinate e finanziate. Se omette di manifestare il proprio dissenso e, anzi, coopera all’esecuzione (ad esempio, consegnando il materiale necessario per il lavoro, come avvenuto nel caso di specie), egli presta quel ‘consenso’ che la legge sanziona con la nascita di un rapporto obbligatorio diretto tra lui e il prestatore d’opera.

La Corte d’Appello aveva erroneamente interpretato le modifiche legislative del 1997, ritenendo che avessero introdotto l’obbligo per il privato di astenersi dalla prestazione in mancanza di comunicazione della copertura finanziaria. La Cassazione ha invece ribadito che quella del privato è una facoltà, non un obbligo. Se il privato decide di eseguire comunque la prestazione e il funzionario glielo consente, la responsabilità di quest’ultimo sorge pienamente.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame riafferma un principio fondamentale a tutela sia delle finanze pubbliche che dei privati che entrano in contatto con la Pubblica Amministrazione. La responsabilità del funzionario pubblico è un meccanismo di garanzia che impedisce l’assunzione di obbligazioni al di fuori delle regole contabili. I dirigenti e funzionari pubblici sono avvisati: la mera tolleranza verso una prestazione irregolare può comportare l’obbligo di pagarla di tasca propria. Per i professionisti e le imprese, questa pronuncia conferma che, in caso di incarichi informali, l’azione diretta contro il funzionario rappresenta una via percorribile per ottenere il giusto compenso.

Quando un funzionario pubblico diventa personalmente responsabile per una prestazione resa alla Pubblica Amministrazione?
Un funzionario pubblico diventa personalmente responsabile quando consente l’acquisizione di beni o servizi in violazione delle norme contabili, ovvero senza un regolare impegno di spesa e la relativa copertura finanziaria. In tal caso, il rapporto obbligatorio per il pagamento sorge direttamente tra il privato fornitore e il funzionario.

È necessario un ordine scritto o un incarico formale da parte del funzionario per far sorgere la sua responsabilità personale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessario un ordine formale. La responsabilità sorge anche da un comportamento passivo o di mera tolleranza. È sufficiente che il funzionario ‘consenta’ alla prestazione, ovvero la lasci fare, la assecondi o non la ostacoli, pur sapendo che è irregolare dal punto di vista contabile.

Il professionista che esegue una prestazione pur sapendo che manca la copertura finanziaria perde il diritto al compenso?
No, non perde il diritto al compenso, ma non può richiederlo all’ente pubblico. La legge gli conferisce la facoltà di non eseguire la prestazione fino alla comunicazione della copertura finanziaria. Se, tuttavia, decide di procedere e il funzionario lo consente, il professionista potrà agire direttamente nei confronti di quest’ultimo per ottenere il pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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