LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità extracontrattuale appalto: quando agire

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32935/2024, si è pronunciata sul tema della responsabilità extracontrattuale nell’appalto. Il caso riguardava il proprietario di un’imbarcazione che aveva citato in giudizio il cantiere navale per lavori non eseguiti a regola d’arte, commissionati tramite una società di gestione. La Corte ha stabilito che la pretesa del proprietario, volta a ottenere i costi per il corretto completamento delle opere, ha natura contrattuale e non può essere fatta valere contro l’appaltatore, con cui non esiste un rapporto diretto. L’azione corretta sarebbe stata quella contrattuale nei confronti della società di gestione. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto, chiarendo i confini tra azione contrattuale e azione aquiliana in catene di contratti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità extracontrattuale appalto: quando il committente può agire contro l’esecutore materiale?

La distinzione tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale è una delle colonne portanti del diritto civile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante occasione per ribadire questi confini, specialmente nel contesto di una catena di contratti come quella che si verifica in un responsabilità extracontrattuale appalto. Il caso analizzato riguarda la richiesta di risarcimento danni avanzata dal proprietario di un’imbarcazione nei confronti di un cantiere navale per lavori di manutenzione eseguiti in modo difettoso. La peculiarità? I lavori erano stati commissionati non direttamente dal proprietario, ma da una società terza che gestiva l’imbarcazione per suo conto.

I fatti di causa

Un armatore affidava la gestione della sua imbarcazione a una società specializzata. Quest’ultima, agendo come mandataria senza rappresentanza (cioè in nome proprio ma per conto dell’armatore), stipulava un contratto d’appalto con un cantiere navale per importanti opere di manutenzione e trasformazione. A seguito dell’esecuzione dei lavori, l’armatore riscontrava vizi e difetti, ritenendo che le opere non fossero state realizzate a regola d’arte.

Di conseguenza, l’armatore citava in giudizio sia la società di gestione (a titolo di responsabilità contrattuale) sia il cantiere navale (a titolo di responsabilità extracontrattuale), chiedendo il risarcimento dei danni. Mentre il Tribunale di primo grado aveva condannato il cantiere a risarcire l’armatore, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, dichiarando inammissibile la domanda contro il cantiere. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La decisione della Corte sulla responsabilità extracontrattuale appalto

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’armatore, confermando la sentenza d’appello. Il punto centrale della decisione risiede nella corretta qualificazione della domanda e nell’individuazione del soggetto legittimato a rispondere.

La Corte ha chiarito che il danno lamentato dall’armatore non era un danno diretto alla sua proprietà (un peggioramento delle condizioni dell’imbarcazione rispetto allo stato preesistente ai lavori), ma un danno derivante dalla mancata corretta esecuzione della prestazione contrattuale. In altre parole, l’armatore chiedeva il risarcimento per non aver ottenuto il risultato promesso dal contratto d’appalto, ovvero i costi necessari per completare correttamente i lavori. Questo tipo di pretesa, hanno spiegato i giudici, ha natura puramente contrattuale.

Poiché non esisteva alcun contratto diretto tra l’armatore e il cantiere navale, l’azione contrattuale per inadempimento poteva essere esperita solo nei confronti della controparte diretta: la società di gestione. Quest’ultima, a sua volta, avrebbe potuto rivalersi sul cantiere navale inadempiente.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su principi giuridici consolidati:

1. Natura della pretesa: Una richiesta di risarcimento che mira a ottenere i fondi per eseguire o completare correttamente un’opera è legata all’interesse positivo all’adempimento. Questo interesse sorge da un contratto e la sua lesione genera responsabilità contrattuale, non aquiliana.

2. Azione per responsabilità extracontrattuale (art. 2043 c.c.): Per fondare una responsabilità extracontrattuale appalto, l’armatore avrebbe dovuto allegare e dimostrare un danno diverso: un pregiudizio arrecato al bene in sé, che ne diminuisse il valore rispetto alla situazione precedente all’intervento del cantiere. Tale allegazione, nel caso di specie, non era stata fatta.

3. Mandato senza rappresentanza: Nel rapporto di mandato senza rappresentanza, il mandatario (la società di gestione) stipula il contratto con il terzo (il cantiere) in nome proprio. Il mandante (l’armatore) è estraneo a tale rapporto. Sebbene l’art. 1705 c.c. consenta al mandante di agire per rivendicare i diritti di credito derivanti dal contratto, la giurisprudenza costante esclude che questa facoltà si estenda all’azione di risarcimento del danno da inadempimento.

4. Onere processuale: È stato decisivo il fatto che la domanda contrattuale dell’armatore contro la società di gestione fosse stata rigettata in primo grado e che tale statuizione non fosse stata appellata. Di conseguenza, l’armatore aveva perso l’unica via giuridicamente corretta per ottenere tutela, rendendo inammissibile il tentativo di ‘trasferire’ tale pretesa, qualificandola come extracontrattuale, sul cantiere.

Le conclusioni

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione pratica: nei rapporti giuridici complessi, che coinvolgono più soggetti legati da contratti distinti, è fondamentale individuare correttamente la natura della propria pretesa e il soggetto giuridicamente obbligato. Confondere la responsabilità contrattuale con quella extracontrattuale può portare all’inammissibilità della domanda, anche in presenza di un danno effettivo e provato. Il proprietario di un bene che affida lavori tramite un intermediario deve essere consapevole che il suo interlocutore principale per l’inadempimento è l’intermediario stesso, non l’esecutore materiale dell’opera, a meno che non si possa dimostrare un illecito aquiliano autonomo e distinto dalla semplice mancata esecuzione a regola d’arte.

Il proprietario di un bene può agire direttamente contro l’appaltatore ingaggiato da un suo mandatario per il risarcimento dei danni da inadempimento contrattuale?
No. Secondo l’ordinanza, se il mandatario ha agito senza rappresentanza (cioè in nome proprio), il proprietario non ha un’azione contrattuale diretta per il risarcimento del danno contro l’appaltatore. L’azione per inadempimento deve essere rivolta contro il proprio diretto contraente, ovvero il mandatario.

Quando è possibile per il proprietario agire per responsabilità extracontrattuale contro l’appaltatore?
È possibile solo se il proprietario allega e dimostra un danno diretto alla sua proprietà, inteso come un peggioramento delle sue condizioni materiali rispetto allo stato in cui si trovava prima dell’intervento. La richiesta di rimborso dei costi per completare correttamente l’opera è considerata una pretesa contrattuale e non rientra in questa ipotesi.

Cosa succede se il proprietario non impugna la sentenza che rigetta la sua domanda contrattuale contro il suo mandatario?
Quella decisione diventa definitiva e non più modificabile (passa in giudicato). Nel caso esaminato, questo errore processuale si è rivelato fatale, poiché ha precluso all’attore la possibilità di percorrere l’unica via legale corretta per ottenere il risarcimento, rendendo vani i successivi tentativi di far valere le sue ragioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati