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Responsabilità ente pubblico: no risarcimento per caduta

Un motociclista cade a causa di pietrisco sulla strada e cita in giudizio l’ente proprietario. Dopo una vittoria in primo grado, la Corte d’Appello ribalta la decisione. La Corte di Cassazione conferma il verdetto d’appello, rigettando il ricorso del motociclista. La Suprema Corte chiarisce che la responsabilità dell’ente pubblico, sebbene oggettiva, è esclusa quando la condotta imprudente del danneggiato è l’unica causa dell’incidente. Nel caso specifico, il pericolo era visibile e segnalato, e una guida diligente avrebbe evitato la caduta, interrompendo così il nesso causale.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Ente Pubblico: La Condotta del Danneggiato Può Escludere il Risarcimento?

La questione della responsabilità dell’ente pubblico per i danni derivanti dalla cattiva manutenzione delle strade è un tema di grande attualità. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti, stabilendo che la condotta imprudente dell’utente della strada può arrivare a escludere completamente il diritto al risarcimento. Analizziamo il caso di un motociclista caduto a causa del pietrisco presente sul manto stradale e la decisione della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Una Caduta in Moto e la Richiesta di Danni

Un motociclista conveniva in giudizio l’Ente provinciale proprietario di una strada, chiedendo il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti a seguito di una caduta. L’incidente, avvenuto nel maggio 2007, era stato causato, a dire del motociclista, dalla presenza di pietrisco non visibile all’uscita di una curva, che gli aveva fatto perdere il controllo del mezzo. La richiesta si fondava sulla presunta responsabilità dell’ente ai sensi degli artt. 2043 e 2051 del Codice Civile.

Il Percorso Giudiziario: Dal Risarcimento alla Riforma in Appello

In primo grado, il Tribunale accoglieva la domanda, condannando l’Ente a risarcire il danno per oltre 25.000 euro.

Tuttavia, la Corte d’Appello, in accoglimento del gravame proposto dall’Ente, riformava integralmente la sentenza. I giudici di secondo grado escludevano la responsabilità della Provincia, ritenendo che non sussistesse una situazione di pericolo occulto o insidia. La Corte rilevava che il tratto di strada era adeguatamente segnalato, che l’incidente era avvenuto su un rettilineo (e non in curva) e che l’eventuale pietrisco sarebbe stato visibile ed evitabile con l’ordinaria diligenza.

L’Analisi della Cassazione sulla Responsabilità dell’Ente Pubblico

Il motociclista proponeva quindi ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, la violazione delle norme sulla responsabilità per cose in custodia (art. 2051 c.c.) e un’errata valutazione del caso fortuito.

La Natura Oggettiva della Responsabilità da Cose in Custodia (Art. 2051 c.c.)

La Corte di Cassazione ribadisce un principio consolidato: la responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia ha natura oggettiva. Ciò significa che, per ottenere il risarcimento, il danneggiato deve provare solo il nesso di causalità tra la cosa (la strada) e il danno subito. L’ente custode, per andare esente da responsabilità, non deve provare di aver agito con diligenza, ma deve dimostrare l’esistenza del “caso fortuito”.

Il Ruolo del “Caso Fortuito” e la Condotta del Danneggiato

Qui si innesta il punto cruciale della decisione. Il “caso fortuito” è un evento imprevedibile e inevitabile che interrompe il nesso causale. La giurisprudenza ha da tempo chiarito che anche la condotta del danneggiato può integrare un caso fortuito, escludendo la responsabilità del custode.
La Corte spiega che, quanto più una situazione di potenziale pericolo è prevedibile e superabile con l’adozione delle normali cautele, tanto più assume rilevanza il comportamento imprudente del danneggiato. Tale comportamento può essere talmente decisivo da diventare l’unica causa effettiva del danno, interrompendo il legame eziologico con la cosa in custodia.

Le Motivazioni della Decisione

Applicando questi principi al caso concreto, la Suprema Corte ha ritenuto infondati i motivi di ricorso. La Corte d’Appello aveva correttamente motivato la sua decisione, anche se in modo succinto. Aveva infatti accertato che la situazione di pericolo era segnalata, che l’incidente era avvenuto in pieno giorno e che il motociclista non aveva fatto quanto nelle sue possibilità per evitare il danno, utilizzando l’ordinaria diligenza e prudenza.
La condotta del danneggiato, quindi, pur non essendo eccezionale o imprevedibile, è stata considerata sufficiente a integrare la causa esclusiva dell’evento. La Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno correttamente escluso la responsabilità dell’ente pubblico, poiché il comportamento del motociclista ha interrotto il nesso di causalità tra le condizioni della strada e la caduta. In sostanza, un utente della strada, adeguatamente avvertito di un pericolo, ha il dovere di adeguare la propria condotta per superarlo in sicurezza.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un importante orientamento giurisprudenziale: la responsabilità dell’ente pubblico per la custodia delle strade non è assoluta. L’utente della strada non è un soggetto passivo, ma ha un dovere di cooperazione e di autotutela, basato sui principi di solidarietà e ragionevole cautela. Quando un pericolo è prevedibile, segnalato e superabile con una condotta di guida diligente, l’eventuale danno che ne consegue non può essere addebitato al custode, ma ricade interamente sul danneggiato che, con la sua imprudenza, ha reso quel pericolo un evento lesivo.

Quando è esclusa la responsabilità dell’ente pubblico per i danni causati da una strada?
La responsabilità dell’ente pubblico è esclusa quando si verifica un “caso fortuito”, ovvero un evento imprevedibile e inevitabile che interrompe il nesso di causalità tra la strada e il danno. La condotta del danneggiato può integrare tale caso fortuito.

La condotta imprudente del danneggiato può essere considerata “caso fortuito”?
Sì. Secondo la Corte, quanto più una situazione di pericolo è prevedibile e superabile con l’adozione di normali cautele, tanto più il comportamento imprudente del danneggiato acquista efficienza causale, fino a poter interrompere il nesso eziologico e diventare l’unica causa del danno, escludendo la responsabilità del custode.

Cosa si intende per responsabilità oggettiva ai sensi dell’art. 2051 c.c.?
Si intende una forma di responsabilità che prescinde dalla colpa del custode (negligenza o dolo). Si fonda unicamente sulla dimostrazione del nesso causale tra la cosa in custodia (es. la strada) e il danno. Per liberarsi, il custode deve provare il caso fortuito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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