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Responsabilità distributore energia: quando è esclusa?

Un agricoltore subisce un’interruzione di corrente per 90 giorni e fa causa alla società di distribuzione. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, escludendo la responsabilità del distributore di energia. La Corte chiarisce che il furto di cavi costituisce caso fortuito e che l’assenza di un contratto diretto è una difesa proponibile anche in appello.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del distributore di energia: esclusa in caso di furto

L’analisi della responsabilità del distributore di energia in caso di interruzione del servizio è un tema cruciale per utenti e aziende. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti importanti, stabilendo che la responsabilità può essere esclusa se l’interruzione è causata da un evento esterno e imprevedibile come un furto di cavi. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Corte.

I fatti del caso: 90 giorni senza corrente

Un imprenditore agricolo citava in giudizio una società di distribuzione elettrica, chiedendo il risarcimento per i danni subiti a causa di una prolungata interruzione della fornitura di corrente, durata ben novanta giorni, che aveva interessato la sua azienda agricola e l’abitazione annessa.

In primo grado, il Giudice di Pace accoglieva la domanda, condannando la società al pagamento di circa 4.800 euro a titolo di risarcimento per inadempimento contrattuale. Tuttavia, in appello, il Tribunale ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado accoglievano l’appello della società distributrice, sostenendo che non vi fosse prova di un rapporto contrattuale diretto tra l’agricoltore e la società stessa. Inoltre, escludevano che vi fosse stata un’inerzia ingiustificata da parte del distributore nel ripristinare il servizio. L’agricoltore, insoddisfatto, ricorreva quindi in Cassazione.

La decisione della Cassazione sulla responsabilità del distributore di energia

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell’agricoltore inammissibile, confermando la decisione del Tribunale d’appello e ponendo fine alla controversia. La decisione si fonda su ragioni sia procedurali che di merito.

La genericità della domanda iniziale

Il punto centrale della decisione è la genericità del ricorso. La Corte ha sottolineato come il ricorrente non avesse chiarito in modo adeguato quale fosse l’esatto fondamento della sua richiesta di risarcimento: si trattava di responsabilità contrattuale, extracontrattuale (ai sensi dell’art. 2043 c.c.) o per l’esercizio di attività pericolose (art. 2050 c.c.)? Queste diverse forme di responsabilità si basano su presupposti e regole probatorie differenti. Di fronte a tale ambiguità, il giudice d’appello aveva comunque condotto un’analisi completa, escludendole tutte.

Il furto di cavi come caso fortuito

Il Tribunale d’appello, e di riflesso la Cassazione, hanno ritenuto che l’interruzione prolungata fosse dovuta a un fatto esterno, indipendente dalla volontà del distributore e riconducibile al caso fortuito: il furto dei cavi elettrici. Questo evento, secondo i giudici, interrompe il nesso causale tra l’attività del distributore e il danno subito dall’utente. Di conseguenza, viene meno sia la responsabilità extracontrattuale generica sia quella, più grave, legata all’esercizio di attività pericolose.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto infondato anche il motivo con cui l’agricoltore lamentava che la società avesse sollevato solo in appello la questione della mancanza di un contratto diretto. Secondo la Cassazione, contestare l’esistenza di un rapporto contrattuale diretto costituisce una ‘mera difesa’ e non un’eccezione in senso stretto. Questo significa che tale argomento può essere legittimamente introdotto per la prima volta nel giudizio di appello, in quanto si limita a negare il fondamento della pretesa avversaria senza introdurre fatti nuovi volti a modificare o estinguere il diritto.

La Corte ha quindi concluso che, a fronte di una domanda risarcitoria generica, la società di distribuzione si era difesa ampiamente, negando ogni profilo di responsabilità e opponendo l’esimente del caso fortuito. Tale linea difensiva è stata ritenuta corretta e sufficiente a respingere le pretese dell’utente.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre spunti fondamentali sulla responsabilità del distributore di energia. In primo luogo, ribadisce l’importanza di formulare domande giudiziali chiare e specifiche, indicando con precisione il titolo di responsabilità (contrattuale o extracontrattuale). In secondo luogo, conferma che eventi come il furto di cavi possono configurare un ‘caso fortuito’, idoneo a esonerare il distributore da responsabilità, a condizione che l’azienda dimostri di essersi attivata tempestivamente per ripristinare il servizio. Infine, chiarisce un importante aspetto processuale: la contestazione della titolarità del rapporto contrattuale è una difesa sempre ammissibile, anche se sollevata per la prima volta in appello.

Il distributore di energia è sempre responsabile per un’interruzione di corrente?
No. Secondo l’ordinanza, la responsabilità del distributore può essere esclusa se l’interruzione è dovuta a un evento esterno, imprevedibile e inevitabile, qualificabile come ‘caso fortuito’, come ad esempio il furto di cavi elettrici.

Il furto di cavi elettrici può essere considerato un caso fortuito che esonera il distributore da responsabilità?
Sì. La sentenza ha stabilito che il furto di cavi è un fatto esterno che interrompe il nesso di causalità tra l’attività del distributore e il danno subito dall’utente, esonerandolo da responsabilità, a patto che l’azienda dimostri di aver agito tempestivamente per ripristinare il servizio.

La mancanza di un contratto diretto con il distributore può essere contestata per la prima volta in appello?
Sì. La Corte ha chiarito che la contestazione della carenza di un rapporto contrattuale diretto costituisce una ‘mera difesa’ e non un’eccezione in senso stretto. Pertanto, può essere legittimamente sollevata per la prima volta anche nel giudizio di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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