LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità disciplinare notaio: usucapione non accertata

La Corte di Cassazione conferma la sanzione disciplinare a carico di un notaio per aver redatto atti di donazione basati su una usucapione autodichiarata dal donante. La clausola risolutiva inserita negli atti è stata giudicata ingannevole e insufficiente a informare adeguatamente i donatari dei rischi legati all’incertezza del titolo di provenienza, integrando così una violazione dei doveri professionali e la conseguente responsabilità disciplinare del notaio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Responsabilità disciplinare notaio: il caso della donazione con usucapione non accertata

La figura del notaio è centrale per la sicurezza dei traffici giuridici, specialmente in ambito immobiliare. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza del suo ruolo di garante della legalità e della corretta informazione delle parti, delineando con chiarezza i contorni della responsabilità disciplinare del notaio in un caso complesso: la stipula di atti di donazione aventi ad oggetto immobili la cui provenienza era basata su un’usucapione non accertata giudizialmente.

I fatti del caso: donazioni con provenienza incerta

Un notaio era stato sottoposto a procedimento disciplinare e sanzionato con la sospensione di quattro mesi per aver rogato quattro atti di donazione. La particolarità di questi contratti risiedeva nel titolo di provenienza del donante: in assenza di un atto di acquisto formale, il donante aveva dichiarato di aver acquisito la proprietà degli immobili per usucapione, senza che tale diritto fosse mai stato accertato da un giudice.

Per tutelare apparentemente il donatario, il notaio aveva inserito in ogni atto una complessa clausola risolutiva. Questa clausola prevedeva che il contratto si sarebbe risolto automaticamente qualora, in futuro, un terzo legittimo proprietario avesse rivendicato il bene. La Commissione Disciplinare prima, e la Corte d’Appello poi, hanno ritenuto tale condotta una violazione dei doveri professionali, confermando la sanzione.

La decisione e la responsabilità disciplinare del notaio in Cassazione

La Corte di Cassazione, investita del ricorso del professionista, ha rigettato le sue doglianze e confermato la sanzione disciplinare. La decisione si fonda su un’attenta analisi dei doveri deontologici del notaio, con particolare riferimento all’obbligo di informazione e consiglio.

La clausola risolutiva: una tutela apparente e fuorviante

Il fulcro della decisione riguarda la valutazione della clausola inserita negli atti. La Corte ha stabilito che, per come era formulata, essa non era idonea a rendere i donatari pienamente consapevoli dei rischi. Anzi, è stata definita “fuorviante” per due ragioni principali:

1. Errata rappresentazione del rischio: La clausola presentava la possibile mancanza di legittimazione del donante come un evento futuro e incerto (“sopravvenuta mancanza”), mentre si trattava di un’incertezza originaria e preesistente all’atto stesso.
2. Riferimento ingannevole alle visure: La clausola induceva a credere che fossero state eseguite tutte le visure ipocatastali senza trovare “alcun pratico riscontro” di terzi aventi diritto, lasciando intendere una sicurezza che nei fatti non esisteva. In realtà, le visure erano state eseguite solo dopo la stipula degli atti.

Di fatto, la clausola non tutelava adeguatamente il donatario, il quale, peraltro, era stato indotto a rinunciare espressamente alla garanzia per evizione.

L’obbligo di informazione e consiglio del notaio

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’obbligo di consiglio del notaio non si esaurisce nel mero chiarimento di clausole ambigue. Il professionista ha il dovere di fornire informazioni complete sugli effetti pratici dell’atto e sulla sua corrispondenza alla volontà delle parti. Nel caso di un trasferimento basato su usucapione non accertata, il notaio deve:

* Informare chiaramente l’acquirente o il donatario dell’incertezza sulla titolarità del bene.
* Spiegare i rischi concreti, come la possibilità di subire un’azione di rivendica da parte del vero proprietario.
* Assicurarsi che la parte acquirente abbia compreso appieno la precarietà del suo acquisto.

Il notaio non può limitarsi a registrare la volontà delle parti, ma deve guidarle verso un risultato pratico sicuro e conforme alla legge, garantendo la certezza dei traffici giuridici.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della sentenza sottolineano che la condotta del notaio integra una violazione di diverse norme, tra cui l’art. 47 della Legge Notarile (che impone di indagare la volontà delle parti) e vari articoli del Codice Deontologico che prescrivono chiarezza, completezza e diligenza. La Corte ha chiarito che, sebbene sia possibile trasferire un immobile usucapito senza un preventivo accertamento giudiziale, il profilo deontologico impone al notaio di gestire tale operazione con la massima trasparenza e cautela. L’aver redatto più atti con le stesse modalità problematiche è stato inoltre considerato un comportamento reiterato, aggravando la posizione del professionista. La Corte ha concluso che il notaio si è sottratto al suo obbligo fondamentale di informare il donatario del rischio concreto che la donazione fosse inefficace, mascherando tale rischio dietro una clausola formalmente complessa ma sostanzialmente inadeguata e fuorviante.

Le conclusioni

In conclusione, questa pronuncia rafforza il principio secondo cui la responsabilità disciplinare del notaio non sorge solo da violazioni formali, ma anche da un’inadeguata prestazione del suo dovere di consiglio. L’inserimento di clausole elaborate non è sufficiente a schermare la responsabilità del professionista se queste non raggiungono lo scopo di informare in modo trasparente e completo la parte più debole del contratto sui rischi effettivi dell’operazione. La sentenza serve da monito per tutti i professionisti legali sull’importanza di privilegiare sempre la chiarezza e la tutela sostanziale delle parti rispetto a soluzioni formalmente corrette ma potenzialmente ingannevoli.

Un notaio può redigere un atto di donazione se la proprietà deriva da usucapione non accertata giudizialmente?
Sì, la Corte riconosce la validità del trasferimento di un immobile usucapito anche senza un preventivo accertamento giudiziale. Tuttavia, il notaio ha il preciso dovere deontologico di informare in modo chiaro ed esplicito l’acquirente o il donatario dei rischi connessi all’incertezza del titolo di proprietà.

L’inserimento di una clausola risolutiva è sufficiente a esonerare il notaio dalla responsabilità disciplinare?
No. La sentenza chiarisce che una clausola risolutiva non è sufficiente se la sua formulazione è ambigua, fuorviante o non idonea a rendere la parte pienamente consapevole dei rischi. Nel caso specifico, la clausola è stata giudicata inadeguata perché rappresentava erroneamente il rischio e induceva in errore sulle verifiche effettuate.

Qual è l’estensione dell’obbligo di consiglio del notaio in casi di provenienza incerta del bene?
L’obbligo di consiglio impone al notaio di andare oltre la semplice formalità. Deve indagare la volontà delle parti, informarle in modo completo sugli effetti e sui rischi pratici dell’atto, e assicurarsi che l’acquirente/donatario comprenda chiaramente la precarietà dell’acquisto quando il titolo di provenienza, come l’usucapione non accertata, non è certo e verificabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati