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Responsabilità disciplinare notaio: la Cassazione

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di responsabilità disciplinare di un notaio, sanzionato per tre diverse condotte. La Suprema Corte ha confermato l’illegittimità della certificazione sull’uso legale di titoli nobiliari, in quanto privi di qualsiasi riconoscimento giuridico nell’ordinamento repubblicano. Ha inoltre stabilito che la redazione di atti di conferma non necessari, pur non violando norme specifiche, può ledere il decoro professionale. Infine, ha chiarito che, a seguito della liberalizzazione delle tariffe, la prestazione di servizi a compensi minimi o nulli non costituisce di per sé un illecito disciplinare, a meno che non integri una forma di concorrenza sleale specificamente normata.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità disciplinare notaio: i chiarimenti della Cassazione

La responsabilità disciplinare del notaio è un tema cruciale per la tutela della fede pubblica e del prestigio della categoria. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su tre fronti: la certificazione di titoli nobiliari, la pratica di compensi minimi e la redazione di atti superflui. Analizziamo la decisione per comprendere i confini dell’illecito disciplinare in ambito notarile.

I Fatti di Causa

Un notaio veniva sanzionato dalla Commissione regionale di disciplina con la sospensione di quattro mesi per tre distinti illeciti:

1. Aver ricevuto in deposito atti pubblici contenenti pareri pro veritate che riconoscevano il diritto all’uso legale di titoli nobiliari, in violazione dell’art. 28 della legge notarile e della Costituzione.
2. Aver autenticato 51 scritture private di cessione o affitto di aziende per posti mercato a fronte di corrispettivi minimi o nulli, violando il decoro professionale (art. 147, lett. a, legge notarile).
3. Aver redatto atti di conferma (ai sensi della normativa edilizia) al di fuori dei presupposti di legge, compromettendo il prestigio della professione (art. 147, lett. a e b, legge notarile).

La Corte d’appello, in sede di reclamo, aveva escluso l’illecito relativo agli atti di conferma e ridotto la sanzione a due mesi di sospensione. Contro questa decisione, sia il notaio che il Consiglio Notarile hanno proposto ricorso in Cassazione.

La decisione della Cassazione sulla responsabilità disciplinare del notaio

La Suprema Corte ha esaminato i tre capi di incolpazione, fornendo una disamina dettagliata dei principi giuridici applicabili e definendo in modo netto i contorni della responsabilità disciplinare del notaio.

L’illegittimità della certificazione sui titoli nobiliari

La Corte ha rigettato il ricorso del notaio su questo punto, confermando l’illecito. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la XIV disposizione transitoria della Costituzione ha sancito il “non riconoscimento” dei titoli nobiliari, privandoli di qualsiasi rilevanza giuridica. Essi non costituiscono il contenuto di un diritto e restano “fuori dal mondo giuridico”.

L’unica eccezione prevista è la possibilità di “cognomizzazione”, ovvero l’aggiunta al cognome del predicato nobiliare (il toponimo) esistente prima del 28 ottobre 1922. Qualsiasi altro uso che pretenda di avere una valenza legale è escluso.

Di conseguenza, un notaio che certifica il “diritto all’uso legale” di un titolo nobiliare compie un’attività che può trarre in inganno i cittadini sulla rilevanza giuridica di tali titoli, violando i suoi doveri professionali. La condotta è stata ritenuta disciplinarmente rilevante perché contraria a un principio costituzionale e idonea a ledere il prestigio della funzione notarile.

Compensi minimi e decoro professionale: non c’è automatismo

Sul secondo motivo di ricorso, la Cassazione ha accolto la tesi del notaio, cassando la decisione della Corte d’appello. La Corte ha ricostruito l’evoluzione normativa in materia di tariffe professionali, ricordando come il D.L. n. 223/06 (Decreto Bersani) abbia abrogato l’obbligatorietà delle tariffe fisse o minime.

Secondo la Suprema Corte, la semplice percezione di compensi molto bassi o nulli non integra automaticamente una violazione del decoro professionale (art. 147, lett. a). Tale condotta può assumere rilevanza disciplinare solo se rientra nelle specifiche fattispecie di concorrenza illecita previste dalla lett. c) dello stesso articolo (es. uso di procacciatori, pubblicità ingannevole).

In assenza di ulteriori elementi che qualifichino la condotta come sleale o predatoria, non si può sanzionare la politica dei prezzi di un professionista facendo leva sul generico richiamo al decoro. Un’operazione del genere violerebbe lo spirito della liberalizzazione voluta dal legislatore.

La rilevanza disciplinare degli atti di conferma non necessari

Accogliendo il ricorso incidentale del Consiglio Notarile, la Corte ha affermato che anche la redazione di atti di conferma non richiesti dalla legge per la validità di un precedente negozio può costituire un illecito disciplinare.

Nello specifico, la redazione di atti di conferma urbanistica presuppone la nullità dell’atto precedente. Stipularli quando non ve n’è bisogno, secondo la Corte, può ingenerare nell’utente medio “un’ingiusta opinione negativa sulla pregressa attività del diverso (o dello stesso) notaio che quell’atto aveva rogato”. Questa condotta, pur non essendo specificamente tipizzata nel codice deontologico, rientra nella clausola generale di tutela della dignità, del decoro e del prestigio della classe notarile di cui all’art. 147, lett. a), della legge notarile.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su una rigorosa interpretazione delle norme costituzionali e della legge notarile, alla luce dell’evoluzione legislativa e giurisprudenziale.
Per i titoli nobiliari, la motivazione risiede nella loro totale irrilevanza giuridica, che rende ingannevole e contraria ai doveri professionali qualsiasi certificazione di un presunto “diritto” al loro uso.
Per i compensi, la ratio è che la liberalizzazione delle tariffe ha reso la politica dei prezzi una scelta del professionista, sanzionabile solo se sfocia in pratiche concorrenziali specificamente vietate.
Infine, per gli atti di conferma, la motivazione si fonda sulla tutela del prestigio dell’intera categoria: un notaio non può compiere atti superflui che possano implicitamente gettare un’ombra sull’operato di un collega, minando la fiducia del pubblico nella funzione notarile.

Le Conclusioni

La sentenza delinea con precisione alcuni aspetti della responsabilità disciplinare del notaio. In primo luogo, riafferma l’assoluta estraneità dei titoli nobiliari all’ordinamento giuridico e sanziona ogni tentativo di attestarne una valenza legale. In secondo luogo, recepisce pienamente gli effetti della liberalizzazione delle tariffe, stabilendo che la gratuità o quasi della prestazione non è di per sé lesiva del decoro. Infine, estende il concetto di tutela del prestigio professionale anche a condotte non tipizzate che, per le loro implicazioni, possono danneggiare l’immagine dell’intera categoria. La decisione è stata quindi cassata con rinvio ad altra sezione della Corte d’appello per un nuovo esame alla luce dei principi enunciati.

Un notaio può certificare il diritto all’uso legale di un titolo nobiliare?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i titoli nobiliari non hanno alcun riconoscimento giuridico nell’ordinamento italiano. Pertanto, un notaio che certifica un presunto “diritto all’uso legale” di un titolo compie un illecito disciplinare, poiché tale certificazione è idonea a trarre in inganno i cittadini sulla rilevanza giuridica inesistente di tali titoli.

Offrire prestazioni notarili a prezzi molto bassi o gratuitamente è una violazione del decoro professionale?
Non automaticamente. La sentenza chiarisce che, dopo l’abrogazione delle tariffe minime obbligatorie, la determinazione del compenso rientra nella libertà del professionista. La condotta diventa un illecito disciplinare solo se integra una specifica violazione delle norme sulla concorrenza (es. accaparramento di clientela con mezzi scorretti), ma non per il solo fatto che il compenso sia simbolico o nullo.

La redazione di un atto giuridicamente non necessario può costituire un illecito disciplinare?
Sì. La Corte ha stabilito che redigere atti di conferma non richiesti dalla legge per la validità di un precedente negozio (come nel caso degli atti di conferma urbanistica) può ledere il decoro e il prestigio della professione. Questo perché tale pratica può ingenerare nel cliente un’ingiusta opinione negativa sull’operato del notaio che aveva redatto l’atto originario, minando la fiducia nella categoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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