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Responsabilità disciplinare medico: l’obbligo di avviso

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la responsabilità disciplinare del medico che si assenta dal servizio senza preavviso. Anche in presenza di carenze organizzative della struttura sanitaria, il professionista non è esonerato dal dovere deontologico di comunicare il proprio impedimento. La Corte ha ritenuto fondata la contestazione dell’Ordine professionale, cassando la decisione di merito che aveva ingiustamente addossato alla struttura le conseguenze della mancata comunicazione del medico, sottolineando come l’obbligo di avviso sia un fatto decisivo e personale.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Disciplinare Medico: L’Obbligo di Comunicare l’Assenza Prevale sulle Carenze Strutturali

La responsabilità disciplinare medico è un tema cruciale che interseca etica professionale e obblighi legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: le carenze organizzative di una struttura sanitaria non possono giustificare la mancata comunicazione di un’assenza da parte del professionista. Questo principio riafferma la centralità del dovere di diligenza individuale, specialmente in contesti dove è in gioco la continuità di un servizio essenziale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sanzione disciplinare (la censura) inflitta da un Ordine provinciale dei Medici a una dottoressa. La contestazione era semplice e diretta: la professionista non si era presentata al suo turno di servizio senza fornire alcuna comunicazione preventiva riguardo al suo impedimento.

La dottoressa aveva impugnato tale sanzione davanti alla Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie, la quale aveva accolto il suo ricorso. La Commissione aveva ritenuto che la violazione non sussistesse, addebitando la problematica a una ‘inadeguata organizzazione’ della struttura, incapace di garantire il coordinamento del servizio di continuità assistenziale. In pratica, la colpa era stata spostata dal singolo alla struttura.

L’Ordine dei Medici, non condividendo questa interpretazione, ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il dovere di comunicazione fosse un obbligo personale e deontologico inderogabile.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla responsabilità disciplinare medico

La Suprema Corte ha esaminato i tre motivi di ricorso presentati dall’Ordine. Mentre i primi due sono stati rigettati (uno relativo a un vizio di motivazione e l’altro all’omesso esame di un precedente lodo arbitrale), il terzo motivo è stato accolto, rivelandosi decisivo per l’esito della controversia.

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della motivazione della Commissione Centrale, giudicata ‘implausibile’. Secondo la Cassazione, la Commissione aveva errato nel collegare la mancata comunicazione della dottoressa alle carenze organizzative della struttura.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che la Commissione Centrale, pur avendo correttamente accertato il fatto storico (l’assenza non comunicata), ne ha tratto conclusioni illogiche. La motivazione della Commissione è stata ritenuta viziata perché ha omesso di valutare il fatto più importante: l’impossibilità, o meglio la mancata azione, della dottoressa nell’avvisare i colleghi, i sostituti o la struttura stessa del suo impedimento.

Questo dovere di comunicazione, sottolinea la Corte, è un pilastro del codice deontologico e non può essere annullato o attenuato da disfunzioni organizzative esterne al professionista. La responsabilità di informare il datore di lavoro è personale. Giustificare l’omissione sulla base della mancanza di un elenco di medici reperibili è, secondo la Cassazione, un’argomentazione che spezza il nesso logico tra la condotta del singolo e la sua responsabilità. La motivazione della Commissione è stata quindi qualificata come ‘apparente’, in quanto non in grado di sostenere logicamente la decisione di annullare la sanzione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato con rinvio la decisione della Commissione Centrale. Il principio di diritto che emerge è netto: la responsabilità disciplinare medico per la violazione di un dovere deontologico fondamentale, come quello di comunicare la propria assenza, sussiste a prescindere dalle eventuali inefficienze organizzative del datore di lavoro. La condotta del singolo professionista deve essere valutata in sé, e l’obbligo di garantire la continuità assistenziale attraverso una semplice comunicazione non può essere trasferito su altri soggetti o su carenze strutturali. La causa dovrà ora essere riesaminata dalla Commissione Centrale, che dovrà attenersi a questo principio.

Le carenze organizzative del datore di lavoro possono giustificare la mancata comunicazione di assenza da parte di un medico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il dovere di comunicare la propria assenza è un obbligo deontologico personale del professionista e non può essere giustificato o annullato da carenze organizzative della struttura sanitaria, le quali non interrompono il nesso logico tra la condotta omissiva del medico e la sua responsabilità.

Qual è la differenza tra un procedimento disciplinare e uno arbitrale per lo stesso fatto di assenza dal lavoro?
Il procedimento disciplinare riguarda la violazione di norme deontologiche e la tutela del decoro e della dignità professionale, proteggendo interessi legati all’etica della professione. Il procedimento arbitrale, invece, attiene al rapporto di lavoro e ha ad oggetto il rispetto delle norme contrattuali, con conseguenze sul piano retributivo. Anche se il fatto è lo stesso, i beni giuridici protetti e le finalità sono diversi.

Cosa si intende per ‘motivazione implausibile’ che rende una decisione annullabile in Cassazione?
Una motivazione è ‘implausibile’ quando il percorso logico che lega le premesse (i fatti accertati) alle conclusioni (la decisione) è viziato o inesistente. In questo caso, la Corte ha ritenuto implausibile giustificare l’assenza di responsabilità della dottoressa (la conclusione) basandosi sulle carenze della struttura (una premessa non pertinente), omettendo di valutare il fatto decisivo della mancata comunicazione personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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