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Responsabilità direttore lavori: Cassazione chiarisce

Una società di costruzioni ha citato in giudizio un direttore dei lavori per il pagamento di opere extra non autorizzate. La Corte di Cassazione ha confermato che la responsabilità del direttore dei lavori è di natura extracontrattuale (o aquiliana), non assimilabile a quella di un funzionario pubblico. Questo caso chiarisce la natura della responsabilità direttore lavori e conferma l’applicazione del termine di prescrizione di cinque anni per tali azioni, con conseguente rigetto della domanda dell’impresa.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità direttore lavori: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta per delineare con precisione i confini della responsabilità direttore lavori nell’ambito degli appalti pubblici, in particolare quando vengono commissionate opere extra non autorizzate. Questa pronuncia è fondamentale perché distingue nettamente la figura del direttore dei lavori da quella del funzionario pubblico, con importanti conseguenze sul piano della natura della responsabilità e dei termini di prescrizione per le azioni di risarcimento.

I Fatti del Caso: Appalto Pubblico e Opere non Autorizzate

Una società appaltatrice aveva eseguito dei lavori in variante nell’ambito di un appalto pubblico assegnatole da un Comune. Tali opere, tuttavia, erano state commissionate dal geometra direttore dei lavori senza la formale autorizzazione richiesta dal capitolato speciale d’appalto. Di fronte al rifiuto del Comune di pagare il corrispettivo per queste opere extra, la società ha citato in giudizio il direttore dei lavori, chiedendone la condanna al pagamento di oltre 58.000 euro.

Il Tribunale di primo grado aveva rigettato la domanda, qualificando la responsabilità del professionista come extracontrattuale (o “aquiliana”) e, di conseguenza, ha dichiarato l’azione prescritta, essendo trascorsi più di cinque anni.

La Decisione della Corte d’Appello

La società appaltatrice ha impugnato la sentenza, sostenendo che il direttore dei lavori, essendo funzionalmente inserito nell’apparato della Pubblica Amministrazione, dovesse essere equiparato a un funzionario pubblico. Secondo questa tesi, si sarebbe dovuto applicare un regime di responsabilità differente, con un termine di prescrizione più lungo. La Corte d’Appello di Milano, tuttavia, ha confermato la decisione di primo grado, respingendo il gravame e ribadendo la natura aquiliana della responsabilità del direttore dei lavori.

La questione sulla responsabilità direttore lavori in Cassazione

La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione. La società ricorrente ha insistito sulla tesi dell’equiparazione del direttore dei lavori a un funzionario pubblico, richiamando normative specifiche sulla responsabilità dei dipendenti pubblici per le spese effettuate senza copertura finanziaria. L’obiettivo era scardinare la qualificazione della responsabilità come extracontrattuale e, con essa, la dichiarazione di prescrizione del proprio diritto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo una motivazione chiara e precisa. I giudici hanno spiegato che una cosa è il “rapporto di servizio” che lega il direttore dei lavori alla stazione appaltante (rilevante, ad esempio, per la giurisdizione della Corte dei Conti in caso di danno erariale), un’altra è la sua posizione nei confronti di terzi, come l’impresa appaltatrice.

Il punto cruciale è che il direttore dei lavori è un professionista incaricato del controllo tecnico dell’esecuzione dell’opera; non è un funzionario investito di poteri negoziali in grado di impegnare finanziariamente l’ente pubblico. Non è, in altre parole, inserito organicamente nella struttura dell’Ente per l’assunzione di impegni di spesa.

Quando il direttore dei lavori ordina opere extra contratto senza la necessaria autorizzazione formale, agisce al di fuori dei suoi poteri, comportandosi come un falsus procurator (un rappresentante senza poteri). Di conseguenza, il suo comportamento illecito non può essere imputato all’Amministrazione committente.

La sua responsabilità verso l’impresa, che subisce un danno per aver eseguito lavori che non verranno pagati, non deriva quindi da un rapporto contrattuale o da una norma speciale sulla responsabilità dei pubblici funzionari, ma sorge dal principio generale del neminem laedere (non danneggiare nessuno), che è il fondamento della responsabilità aquiliana prevista dall’art. 2043 del codice civile. Tale responsabilità è soggetta al termine di prescrizione quinquennale, correttamente applicato dai giudici di merito.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre un importante principio di diritto per tutti gli operatori del settore degli appalti pubblici. Per le imprese, emerge la necessità di assicurarsi sempre che ogni variante o opera extra sia supportata da una formale e valida autorizzazione da parte della stazione appaltante, non potendo fare affidamento sulle sole disposizioni del direttore dei lavori. Per i direttori dei lavori, la pronuncia ribadisce i confini del proprio mandato e le gravi conseguenze personali, in termini di responsabilità per danni, che possono derivare dall’agire al di fuori dei poteri conferiti. La distinzione tra controllo tecnico e potere di spesa è netta e invalicabile, e ignorarla può portare a contenziosi dall’esito sfavorevole.

Il direttore dei lavori in un appalto pubblico è equiparabile a un funzionario pubblico ai fini della responsabilità per spese non autorizzate?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il direttore dei lavori, pur avendo un rapporto di servizio con l’ente pubblico, non è un funzionario con poteri negoziali e di spesa. La sua funzione è di controllo tecnico, non di impegno finanziario per l’amministrazione.

Che tipo di responsabilità ha il direttore dei lavori verso l’impresa se ordina opere extra non previste dal contratto e senza autorizzazione?
Ha una responsabilità di tipo extracontrattuale (o aquiliana), come un qualsiasi soggetto che provoca un danno ingiusto a un altro. Agisce infatti come un rappresentante senza poteri (falsus procurator) e risponde personalmente del danno causato all’impresa che ha eseguito i lavori confidando in un ordine illegittimo.

Qual è il termine di prescrizione per l’azione di risarcimento contro il direttore dei lavori in questi casi?
Poiché la responsabilità è di natura extracontrattuale, il termine di prescrizione per l’azione di risarcimento del danno è quello breve di cinque anni, come previsto dall’articolo 2947 del codice civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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