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Responsabilità dell’assicuratore: il caso dell’agente

Una compagnia assicurativa è stata condannata a risarcire un ente previdenziale per una truffa perpetrata da un suo ex agente con la complicità del nuovo. La compagnia ha agito in rivalsa contro il nuovo agente, ma la Corte ha limitato il risarcimento al 50%, riconoscendo una pari responsabilità dell’assicuratore. Quest’ultimo, infatti, aveva colpevolmente permesso all’ex agente di mantenere libero accesso ai locali dell’agenzia, generando un’apparenza di continuità del rapporto professionale che ha contribuito al danno. La Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il motivo di ricorso della compagnia.

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Responsabilità dell’Assicuratore: Quando la Colpa è a Metà

La responsabilità dell’assicuratore per le azioni illecite dei propri agenti è un principio cardine del diritto delle assicurazioni. Ma cosa succede se la stessa compagnia assicurativa ha contribuito, con la propria negligenza, a creare le condizioni per il danno? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un caso emblematico, stabilendo che la rivalsa verso l’agente infedele può essere dimezzata se la compagnia ha una pari colpa nella vicenda.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un ingente danno patrimoniale subito da un ente previdenziale, convinto a effettuare un investimento di 2 milioni di euro, somma che è stata poi indebitamente sottratta. L’operazione fraudolenta è stata orchestrata da un ex agente della compagnia assicurativa, con la complicità del nuovo agente subentrato. A seguito di ciò, la compagnia assicurativa è stata condannata in solido a risarcire l’ente per il danno subito, in virtù della responsabilità per fatto dei propri preposti, come previsto dall’art. 2049 c.c.

L’Azione di Rivalsa e la Decisione d’Appello

Una volta risarcito il danno, la compagnia ha avviato un’azione di rivalsa per recuperare l’intera somma dal nuovo agente, ritenuto responsabile dell’accaduto. Tuttavia, la Corte d’Appello ha accolto la domanda di rivalsa solo parzialmente, nella misura del 50%. La ragione di tale dimezzamento risiede nel comportamento della stessa compagnia assicurativa. I giudici di secondo grado hanno infatti accertato che la compagnia aveva permesso al suo ex agente di mantenere il libero accesso ai locali dell’agenzia e di disporre di una stanza propria, lasciandogli persino una copia delle chiavi dopo la cessazione del rapporto. Questo comportamento è stato considerato una grave negligenza.

La Valutazione della Corte sulla Responsabilità dell’Assicuratore

La compagnia ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando che la Corte d’Appello avesse erroneamente limitato la sua domanda di rivalsa. Il fulcro del ricorso si basava sull’idea che il comportamento del nuovo agente fosse l’unica causa rilevante del danno, e che la propria condotta non dovesse incidere sulla misura della rivalsa.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello. Il punto centrale della motivazione risiede nella valutazione della condotta della compagnia assicurativa. Secondo i giudici, la compagnia non poteva ignorare che il suo ex agente, grazie alla complicità del nuovo, avesse mantenuto libero accesso ai locali e continuasse a operare di fatto come un agente. La Corte ha sottolineato che la stessa compagnia “aveva lasciato le chiavi dei locali a Orsi nonostante la cessazione dalla carica di agente generale” e “se ne era continuata ad avvalere (…) nelle funzioni esercitate di fatto come agente”.

Questa situazione ha creato un’apparenza di legittimità che ha ingannato il cliente e facilitato la truffa. Sulla base di queste valutazioni di fatto, la Corte ha concluso che la colpa della compagnia assicurativa era di gravità pari a quella del nuovo agente, il quale aveva tollerato la presenza e l’operatività dell’ex agente nei locali. Di conseguenza, è stata ritenuta corretta la decisione di accogliere la domanda di rivalsa solo per il 50%, condannando il nuovo agente a restituire solo la metà di quanto pagato dalla compagnia al cliente danneggiato.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità dell’assicuratore non si esaurisce nel rispondere per i propri agenti, ma include anche un dovere di vigilanza e di prudenza. Una compagnia che, per negligenza, non recide nettamente i legami con un ex collaboratore, permettendogli di mantenere un’apparenza di operatività, concorre a causare il danno che ne deriva. In tali circostanze, non può pretendere di scaricare l’intera responsabilità economica sul nuovo agente, ma deve sopportare una parte del peso del risarcimento, proporzionale alla propria colpa.

Perché il diritto di rivalsa della compagnia assicurativa è stato limitato al 50%?
La rivalsa è stata limitata perché la Corte ha riscontrato una pari gravità della colpa tra la compagnia assicurativa e il suo nuovo agente. La compagnia è stata ritenuta corresponsabile per aver permesso al suo ex agente di mantenere le chiavi e il libero accesso ai locali dell’agenzia anche dopo la fine del rapporto, contribuendo così a creare la situazione che ha portato al danno.

Può una compagnia assicurativa essere ritenuta responsabile per le azioni di un suo ex agente?
Sì, indirettamente. Nel caso specifico, la responsabilità della compagnia non deriva direttamente dal rapporto cessato, ma dalla propria negligenza nel non aver impedito all’ex agente di continuare a operare in una situazione di apparente legittimità, tollerata anche dal nuovo agente. Questa negligenza costituisce una colpa concorrente nella produzione del danno.

Qual è stato l’elemento decisivo per la Corte nello stabilire la corresponsabilità della compagnia?
L’elemento decisivo è stata la prova che la compagnia stessa aveva lasciato le chiavi dei locali all’ex agente e aveva continuato ad avvalersi di lui per funzioni di fatto tipiche di un agente, nonostante la cessazione formale dell’incarico. Questo comportamento è stato qualificato come una grave mancanza di diligenza che ha contribuito in modo determinante al verificarsi del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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