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Responsabilità della banca: assegni falsi e diligenza

Una società ha citato in giudizio il proprio istituto di credito per il pagamento di numerosi assegni con firma falsa, incassati da una dipendente infedele. Dopo due sentenze sfavorevoli, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, riaffermando i principi sulla responsabilità della banca. L’ordinanza chiarisce che la banca ha l’onere di dimostrare di aver agito con la diligenza professionale richiesta, verificando la firma sullo specimen, e che la familiarità con il portatore del titolo non attenua questo dovere. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Assegni Falsi: La Cassazione Chiarisce la Responsabilità della Banca

Il pagamento di assegni con firma contraffatta rappresenta un incubo per ogni imprenditore. Ma cosa succede quando la frode è perpetrata da un dipendente di fiducia? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui confini della responsabilità della banca, chiarendo che la diligenza professionale non ammette scorciatoie, neanche di fronte a volti noti allo sportello. Questo principio è fondamentale per tutelare i correntisti e definire correttamente gli obblighi degli istituti di credito.

I Fatti del Caso: Una Lunga Serie di Truffe

Una società metalmeccanica scopriva che una sua dipendente, munita di ‘delega di cassa’, aveva sistematicamente incassato e cambiato in contanti ben 94 assegni societari nell’arco di tre anni, per un danno complessivo di oltre 212.000 euro. Le firme di traenza apposte sui titoli erano state abilmente contraffatte.

La società, ritenendo che l’istituto di credito avesse agito con negligenza omettendo i dovuti controlli, citava in giudizio la banca per ottenere il risarcimento del danno. La richiesta, però, veniva respinta sia in primo grado che in appello.

La Decisione dei Giudici di Merito

La Corte d’Appello aveva confermato la decisione del Tribunale, escludendo la responsabilità dell’istituto di credito. Secondo i giudici, l’impiegato di banca non è tenuto ad avere le competenze di un perito grafologo e la falsificazione poteva non essere rilevabile ‘ictu oculi’.

Inoltre, la Corte aveva dato peso a circostanze ritenute indicative di una colpa concorrente, se non esclusiva, del correntista: la familiarità della dipendente infedele con il personale della filiale, il fatto che si recasse frequentemente per operare per conto dell’azienda e, soprattutto, l’omessa vigilanza da parte della società stessa sulla propria dipendente e la mancata contestazione degli estratti conto periodici.

La Responsabilità della Banca Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e delineando un quadro molto più rigoroso degli obblighi bancari. I giudici supremi hanno ribadito che la responsabilità della banca per il pagamento di un assegno non trasferibile con firma di traenza falsa ha natura contrattuale.

Di conseguenza, spetta alla banca, per liberarsi da tale responsabilità, dimostrare che l’inadempimento non le è imputabile. Questo significa provare di aver adempiuto alla propria obbligazione con la diligenza qualificata richiesta a un operatore professionale, ai sensi dell’art. 1176, secondo comma, del codice civile. Tale diligenza impone un controllo sull’autenticità della firma confrontandola con lo specimen depositato dal cliente.

L’irrilevanza della ‘conoscenza’ del dipendente

Il punto cruciale della decisione è che la familiarità del personale bancario con il dipendente del correntista non può mai giustificare un allentamento dei controlli. La Cassazione ha ritenuto l’argomentazione della Corte d’Appello illogica e giuridicamente errata. Permettere che un controllo fondamentale venga meno solo perché il portatore del titolo è una persona conosciuta equivarrebbe a creare una zona franca in cui il dipendente infedele potrebbe agire indisturbato, vanificando la funzione stessa dello specimen di firma.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha rilevato un vizio fondamentale nel ragionamento dei giudici di merito: non aver accertato se gli addetti allo sportello avessero effettivamente operato con la diligenza richiesta, ovvero se avessero compiuto il minimo sindacale di confrontare le firme. La Corte d’Appello si era invece concentrata sulla presunta negligenza del correntista, usandola come scudo per giustificare a priori il comportamento della banca.

Secondo gli Ermellini, il dovere di controllo della firma è un’obbligazione primaria e non derogabile. Il fatto che la dipendente frequentasse regolarmente la filiale non esonerava affatto la banca da questa verifica essenziale. Inoltre, la circostanza che la dipendente gestisse anche la contabilità interna, occultando le proprie manovre, rende irrilevante la mancata contestazione degli estratti conto da parte dell’azienda, che di fatto non era in condizione di accorgersi dell’ammanco.

Conclusioni: Cosa Cambia per Banche e Correntisti?

Questa ordinanza rafforza la tutela dei correntisti e serve da monito per gli istituti di credito. La responsabilità della banca non può essere esclusa sulla base di presunzioni o di una valutazione sommaria della condotta del cliente. La banca ha un preciso onere probatorio: deve dimostrare di aver messo in atto tutte le cautele esigibili da un professionista del settore, a partire dalla verifica della firma. La negligenza del cliente nel vigilare sui propri dipendenti può assumere rilevanza per diminuire l’eventuale risarcimento, ma solo dopo che sia stata accertata una mancanza da parte della banca. In sintesi, la fiducia non sostituisce mai il controllo.

La banca è sempre responsabile se paga un assegno con firma falsa?
Non automaticamente, ma la sua responsabilità ha natura contrattuale. Per essere esonerata, la banca deve provare di aver agito con la diligenza professionale richiesta, che include il confronto della firma sull’assegno con quella depositata (specimen). L’onere della prova è a suo carico.

La conoscenza dell’impiegato che incassa gli assegni da parte della banca diminuisce la sua responsabilità?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la familiarità del personale di filiale con il dipendente di un cliente non giustifica in alcun modo l’omissione del dovere di controllo sulla firma. Questo controllo deve essere sempre eseguito.

La negligenza del cliente nel controllare la propria dipendente può escludere la responsabilità della banca?
La negligenza del cliente, come la mancata vigilanza, può essere valutata ai fini di un eventuale concorso di colpa che riduca il risarcimento (ai sensi dell’art. 1227 c.c.). Tuttavia, non esclude a priori la responsabilità della banca, la quale deve prima dimostrare di aver adempiuto ai propri obblighi di verifica con diligenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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