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Responsabilità del terzo pignorato: quando sorge?

Una società creditrice ha citato in giudizio un Ministero, in qualità di terzo pignorato, per ottenere il risarcimento dei danni derivanti da una sua dichiarazione ritenuta inesatta durante una procedura esecutiva. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, sottolineando che la responsabilità del terzo pignorato non è automatica. Il creditore ha l’onere di contestare la dichiarazione nelle sedi opportune, in particolare attraverso il giudizio di accertamento dell’obbligo del terzo. Il ritardo o l’omissione di tale azione da parte del creditore esclude la possibilità di richiedere un risarcimento danni in un giudizio separato.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del Terzo Pignorato: la Cassazione Chiarisce gli Obblighi del Creditore

Nel complesso ambito delle procedure esecutive, la figura del terzo pignorato assume un ruolo cruciale. Ma cosa succede se la sua dichiarazione è inesatta o reticente? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla responsabilità del terzo pignorato, delineando in modo netto i confini tra i suoi doveri e gli oneri procedurali che gravano sul creditore procedente. Il caso in esame offre spunti fondamentali per comprendere quando un creditore può effettivamente chiedere un risarcimento danni e quando, invece, la sua inerzia preclude tale possibilità.

I Fatti di Causa: Il Sequestro e la Dichiarazione Contestata

Una società in liquidazione, creditrice di una cospicua somma nei confronti di un imprenditore, otteneva un sequestro conservativo su un ingente credito che quest’ultimo vantava verso un Ministero. Il sequestro veniva eseguito nelle forme del pignoramento presso terzi, e il Ministero veniva chiamato a rendere la dichiarazione di cui all’art. 547 c.p.c.

Inizialmente, il Ministero dichiarava di non avere disponibilità liquide a favore dell’imprenditore, opponendo in compensazione un controcredito di importo superiore. Successivamente, la situazione debitoria tra il Ministero e l’imprenditore mutava a seguito di un accordo transattivo, ma nel frattempo il credito che la società intendeva pignorare si era disperso.

L’Azione di Danno contro il Ministero

Ritenendo che la condotta del Ministero fosse stata lesiva e connotata da dolo o colpa, la società creditrice avviava una causa autonoma per illecito aquiliano ai sensi dell’art. 2043 c.c. La richiesta era di un risarcimento pari al valore del credito che non era riuscita a recuperare. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la domanda, spingendo la società a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Responsabilità del Terzo Pignorato

La Suprema Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso della società. Il punto centrale della decisione risiede nell’aver imputato alla stessa società creditrice le conseguenze negative della sua strategia processuale. Secondo la Corte, il creditore, di fronte a una dichiarazione del terzo contestata o ritenuta inesatta, ha uno strumento specifico previsto dalla legge: il giudizio di accertamento dell’obbligo del terzo.

Le Motivazioni: L’Onere del Creditore di Agire

La Cassazione ha stabilito che la responsabilità del terzo pignorato per illecito aquiliano non può sorgere se il creditore non ha prima utilizzato diligentemente gli strumenti processuali a sua disposizione. Nel caso specifico, la società aveva atteso oltre tre anni prima di instaurare il giudizio di accertamento. Questo ritardo è stato considerato decisivo.

I giudici hanno chiarito che il processo esecutivo prevede un percorso ben definito. Se la dichiarazione del terzo è negativa o contestata, il creditore deve attivarsi tempestivamente per far accertare l’esistenza del credito in un apposito giudizio. Solo all’interno di quel contesto si possono verificare la veridicità della dichiarazione e la reale posizione debitoria del terzo. L’aver omesso o ritardato questa azione ha interrotto il nesso di causalità tra la condotta (anche se potenzialmente scorretta) del Ministero e il danno lamentato dalla società.

La Corte ha inoltre precisato che la responsabilità per illecito aquiliano del terzo può configurarsi solo in presenza di un comportamento doloso o colposo, come una dichiarazione manifestamente reticente o elusiva, volta a danneggiare il creditore. Tuttavia, la valutazione di tale comportamento deve avvenire nel giudizio di accertamento. In assenza di questo, una successiva e autonoma azione di danno è destinata a fallire perché priva del suo presupposto fondamentale: l’accertamento dell’obbligo che si assume violato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Creditori

La sentenza rappresenta un importante monito per i creditori che agiscono in via esecutiva. Non è sufficiente notificare un pignoramento presso terzi; è necessario monitorare attivamente la procedura e reagire con prontezza a eventuali ostacoli. La decisione sottolinea che la tutela del credito dipende non solo dai diritti riconosciuti dalla legge, ma anche dalla diligenza con cui vengono esercitati i relativi strumenti processuali. L’inerzia o una scelta processuale errata possono precludere il recupero del credito e, come in questo caso, anche la possibilità di ottenere un risarcimento per i danni subiti.

Quando sorge la responsabilità del terzo pignorato per una dichiarazione inesatta o omissiva?
La responsabilità per illecito aquiliano del terzo pignorato può sorgere qualora la sua dichiarazione risulti reticente o elusiva, tale da favorire il debitore e arrecare un pregiudizio al creditore. Tuttavia, presupposto per far valere tale responsabilità è che il creditore contesti la dichiarazione e ne chieda la verifica attraverso il giudizio di accertamento dell’obbligo del terzo.

Cosa deve fare il creditore se contesta la dichiarazione del terzo pignorato?
Il creditore deve instaurare tempestivamente il giudizio di accertamento dell’obbligo del terzo, previsto dal codice di procedura civile. Questo è lo strumento processuale specifico per verificare l’esistenza e l’ammontare del credito pignorato e per superare le contestazioni sollevate dal terzo.

Il ritardo del creditore nell’attivare il giudizio di accertamento ha conseguenze sulla richiesta di risarcimento?
Sì, ha conseguenze decisive. Secondo la Corte, il ritardo nell’instaurazione del giudizio di accertamento è imputabile al creditore e interrompe il nesso di causalità tra la condotta del terzo e il danno lamentato. Di conseguenza, il creditore che non agisce con diligenza perde la possibilità di richiedere il risarcimento dei danni in un’azione separata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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