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Responsabilità del proprietario: il caso infiltrazioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6756/2024, ha confermato la responsabilità del proprietario di un immobile per i danni da infiltrazioni causati al piano inferiore, anche se l’evento è stato provocato dalla condotta di un ospite. La Corte ha ribadito che la responsabilità ex art. 2051 c.c. ha natura oggettiva e si fonda sul rapporto di custodia tra il proprietario e l’immobile. La condotta del terzo non è stata ritenuta un ‘caso fortuito’ idoneo a escludere tale responsabilità.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Infiltrazioni dall’appartamento superiore: la responsabilità del proprietario non si ferma alla porta

Le infiltrazioni d’acqua provenienti dall’appartamento del piano di sopra sono una delle problematiche più comuni e fastidiose in ambito condominiale. Ma cosa succede quando il danno non è causato da un tubo rotto, ma dalla disattenzione di un ospite? La responsabilità del proprietario viene meno? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara, ribadendo la natura stringente degli obblighi che gravano sul titolare di un immobile.

I fatti del caso: una perdita d’acqua e una difesa inaspettata

Il caso ha origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata dalla proprietaria di un appartamento a Roma, danneggiato da una grave infiltrazione d’acqua proveniente dall’unità immobiliare sovrastante. La proprietaria di quest’ultima si è difesa in giudizio sostenendo di non essere responsabile, poiché la perdita d’acqua era stata causata da un suo ospite, il quale aveva dimenticato di chiudere un rubinetto del bagno. Secondo la sua tesi, il danno non derivava da un difetto dell’immobile, ma dalla condotta di un terzo.

La qualificazione della responsabilità del proprietario: da colpa a custodia

Mentre in primo grado il Giudice di Pace aveva riconosciuto la responsabilità della convenuta sulla base dell’art. 2043 c.c. (risarcimento per fatto illecito, che richiede la prova della colpa), la Corte d’Appello, su istanza della danneggiata, ha correttamente riqualificato la fattispecie. I giudici di secondo grado hanno stabilito che il caso rientrasse nell’ambito dell’art. 2051 c.c., che disciplina la responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia. Questa norma prevede una forma di responsabilità oggettiva, che prescinde dalla colpa del custode e si fonda sul semplice nesso causale tra la cosa e il danno.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La proprietaria dell’appartamento da cui è partita l’infiltrazione ha proposto ricorso in Cassazione, ma la Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi, confermando la decisione d’appello.

L’oggettività della responsabilità del custode

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la responsabilità del proprietario ai sensi dell’art. 2051 c.c. è oggettiva. Ciò significa che, per ottenere il risarcimento, il danneggiato deve dimostrare soltanto due elementi: l’esistenza del danno e il nesso di causalità tra il danno e la cosa in custodia (in questo caso, l’appartamento sovrastante e i suoi impianti). Non è necessario provare una colpa o negligenza del proprietario. Quest’ultimo, in quanto custode presunto, ha il dovere di controllare e manutenere la sua proprietà per evitare che arrechi danni a terzi.

Il fatto del terzo non è sempre un ‘caso fortuito’

Il punto cruciale della difesa era che la colpa fosse di un terzo (l’ospite). Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che, per escludere la propria responsabilità, il custode deve provare il ‘caso fortuito’, ossia un evento imprevedibile e inevitabile, talmente eccezionale da interrompere il nesso causale. La condotta di un ospite che dimentica un rubinetto aperto non rientra in questa categoria. Il proprietario, nel momento in cui ammette una persona nel suo immobile, assume anche la responsabilità per i comportamenti che possono derivarne, a meno che non siano del tutto anomali e imprevedibili. Il dovere di custodia non viene meno solo perché la proprietà è momentaneamente utilizzata da altri.

Conclusioni: cosa significa questa ordinanza per i proprietari

Questa ordinanza rafforza un importante principio a tutela dei danneggiati e serve da monito per i proprietari di immobili. La responsabilità del proprietario è ampia e non può essere facilmente elusa attribuendo la colpa a terzi che frequentano l’abitazione. L’obbligo di custodia impone un dovere di vigilanza costante, che si estende anche a prevenire i danni derivanti da condotte negligenti di ospiti o inquilini. Per liberarsi da tale responsabilità, è necessario dimostrare un evento eccezionale, imprevedibile e inevitabile, prova che, come dimostra questo caso, è molto difficile da fornire.

Se un ospite nel mio appartamento causa un’infiltrazione al piano di sotto, sono io responsabile?
Sì. Secondo la Corte, il proprietario è il custode dell’immobile e risponde dei danni da esso provenienti, anche se causati dalla condotta di un terzo ospitato, a meno che non si dimostri un ‘caso fortuito’, cioè un evento imprevedibile e inevitabile.

La responsabilità del proprietario per i danni da cose in custodia (art. 2051 c.c.) richiede la prova della sua colpa?
No, la responsabilità ai sensi dell’art. 2051 c.c. è di natura oggettiva. Si fonda unicamente sulla dimostrazione del nesso causale tra la cosa in custodia (l’appartamento) e il danno, non su una presunzione di colpa del custode.

Per liberarsi dalla responsabilità, è sufficiente dimostrare che il danno è stato causato da un’altra persona presente nell’immobile?
No, non è sufficiente. Per escludere la propria responsabilità, il proprietario-custode deve provare il ‘caso fortuito’, dimostrando che la condotta del terzo era un’azione imprevedibile e non altrimenti impedibile, tale da interrompere il nesso causale con la cosa in custodia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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