LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità del progettista: la Cassazione decide

Un progettista, condannato per gravi vizi strutturali di un immobile, ha fatto ricorso in Cassazione. Contestava l’applicazione di norme tecniche successive alla costruzione e le conclusioni del perito. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la responsabilità del progettista, poiché i difetti erano evidenti già con le norme all’epoca vigenti e le critiche alla perizia erano generiche e non supportate da prove oggettive.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del progettista per vizi strutturali: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel settore immobiliare: la responsabilità del progettista per gravi difetti costruttivi. La decisione offre spunti fondamentali sull’applicazione delle norme tecniche nel tempo e sulla valenza delle perizie in giudizio, confermando un orientamento rigoroso a tutela degli acquirenti di immobili.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una causa intentata da alcuni acquirenti di villette che avevano riscontrato gravi vizi strutturali e di isolamento acustico nei loro immobili. L’azione legale, basata sull’art. 1669 c.c., era rivolta contro diversi soggetti: l’impresa costruttrice, il direttore dei lavori e il professionista incaricato della progettazione e della direzione lavori per la parte strutturale.

Nei primi due gradi di giudizio, i tribunali avevano accertato la presenza dei difetti e condannato in solido i vari responsabili al risarcimento dei danni. In particolare, al progettista strutturale venivano imputate gravi mancanze, tra cui l’elaborazione di calcoli e grafici incongruenti, l’omesso rilievo di difformità esecutive significative (come dimensioni errate delle fondazioni e l’assenza di un pilastro) e, in generale, la violazione dei doveri di controllo e vigilanza. Insoddisfatto della decisione della Corte d’Appello, il progettista decideva di presentare ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Norme Tecniche e Critiche alla Perizia

Il professionista ha basato il suo ricorso su due motivi principali.

1. Errata applicazione delle norme tecniche: Sosteneva che i giudici di merito avessero erroneamente applicato le norme tecniche per le costruzioni contenute in un decreto ministeriale del 2008, mentre l’edificio era stato progettato e costruito nei primi anni 2000, quando era in vigore una normativa precedente (del 1996). Secondo il ricorrente, questa applicazione retroattiva avrebbe viziato l’accertamento della sua colpa.
2. Mancata rinnovazione della perizia: Contestava le conclusioni della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), ritenendole errate e incomplete. In particolare, lamentava che il perito non avesse considerato una sua comunicazione via PEC che attestava una profondità di scavo per le fondazioni maggiore di quella indicata nella relazione geologica, un dato che avrebbe modificato la valutazione sulla stabilità. Chiedeva quindi che la Cassazione censurasse la decisione dei giudici di non disporre una nuova perizia.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambe le censure del professionista con argomentazioni nette.

In merito al primo motivo, la Corte ha sottolineato che la responsabilità del progettista era stata accertata sulla base della normativa vigente all’epoca dei fatti, ovvero i decreti del 1996. La perizia, infatti, aveva rilevato che, già secondo quelle regole, la struttura era insufficiente e difettosa (ad esempio, una trave sottodimensionata). Il riferimento alla normativa più recente del 2008 era stato fatto solo per individuare i corretti interventi di riparazione, non per stabilire la responsabilità originaria. Inoltre, la Corte ha evidenziato come la condanna si fondasse anche su mancanze evidenti e non marginali, come disegni di progetto incongruenti e l’omissione di un pilastro, che costituivano una palese violazione dei doveri di diligenza professionale a prescindere dalla specifica norma tecnica.

Sul secondo motivo, relativo alla perizia, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: non è sufficiente criticare genericamente una CTU per ottenerne la rinnovazione. Le critiche devono essere specifiche, puntuali e capaci di minare concretamente le fondamenta logiche dell’elaborato peritale. Nel caso di specie, la comunicazione PEC del progettista sulla profondità delle fondazioni è stata considerata una mera dichiarazione soggettiva di parte, inidonea a confutare i dati oggettivi (come le prove penetrometriche) raccolti dal geologo e utilizzati dal CTU. La Corte ha quindi concluso che i giudici di merito avevano correttamente ritenuto le critiche del progettista insufficienti a giustificare una nuova, costosa e lunga indagine peritale, avendo già a disposizione un quadro probatorio chiaro.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida alcuni principi cardine in materia di edilizia e responsabilità professionale. In primo luogo, ribadisce che la diligenza del progettista e del direttore dei lavori strutturali deve essere massima, implicando un dovere di controllo e vigilanza che non può essere eluso. In secondo luogo, chiarisce che la valutazione della colpa professionale deve avvenire sulla base delle norme tecniche vigenti al momento dell’esecuzione dell’opera. Infine, la decisione sottolinea che le risultanze di una perizia tecnica possono essere superate solo da contestazioni fondate su prove oggettive e critiche circostanziate, e non su mere affermazioni di parte. Questa pronuncia rappresenta un’importante conferma della tutela accordata agli acquirenti di immobili di fronte a gravi vizi costruttivi, ponendo l’accento sulla serietà e l’accuratezza che devono contraddistinguere l’operato dei professionisti del settore.

Quando sorge la responsabilità del progettista per vizi strutturali di un edificio?
La responsabilità sorge quando i gravi difetti dell’immobile sono riconducibili a errori di progettazione o a una carente vigilanza durante i lavori, come nel caso di calcoli errati, mancato rilievo di difformità esecutive rispetto al progetto (es. omissione di un pilastro) e, in generale, per la violazione dei doveri di controllo e diligenza professionale.

È possibile applicare norme tecniche entrate in vigore dopo la costruzione per valutare la responsabilità del progettista?
No. La Corte chiarisce che la valutazione della conformità dell’opera e della colpa del professionista deve essere fatta sulla base delle norme tecniche vigenti al momento della progettazione e costruzione. Normative successive possono essere utilizzate, come nel caso di specie, per determinare le più corrette modalità di riparazione del danno, ma non per fondare il giudizio di responsabilità.

Il giudice è obbligato a rinnovare una perizia tecnica (CTU) se una parte la contesta?
No, il giudice non ha alcun obbligo in tal senso. Secondo la Corte, la richiesta di rinnovazione della perizia deve essere supportata da critiche specifiche, puntuali e fondate su dati oggettivi, capaci di minare la correttezza dell’elaborato. Critiche generiche o basate su mere dichiarazioni soggettive di una parte non sono sufficienti a giustificare una nuova indagine peritale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati