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Responsabilità del preponente: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione esamina un caso di responsabilità del preponente. Un’impresa nautica è stata ritenuta responsabile per l’affondamento di un’imbarcazione, causato da un incendio durante il trasferimento ad opera di marinai da essa incaricati. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’impresa, confermando che chi si avvale dell’opera di terzi, anche non dipendenti, ne assume il rischio e risponde dei danni causati, in base al principio di ‘occasionalità necessaria’.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del Preponente: Quando l’Impresa Risponde per i Collaboratori Esterni

Il concetto di responsabilità del preponente, disciplinato dall’articolo 2049 del Codice Civile, stabilisce che un datore di lavoro o committente è responsabile per i danni causati dai suoi dipendenti o incaricati nell’esercizio delle loro mansioni. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha chiarito l’ampia portata di questo principio, applicandolo anche a collaboratori occasionali e non dipendenti. Analizziamo il caso di un’imbarcazione affondata a seguito di un incendio, che ha portato a una complessa vicenda giudiziaria sull’attribuzione delle responsabilità.

I Fatti di Causa

Il proprietario di un natante citava in giudizio un’impresa individuale operante nel settore della motonautica, insieme a un comandante e a un marinaio, chiedendo il risarcimento dei danni subiti a seguito dell’affondamento della sua imbarcazione. L’incidente era avvenuto durante il trasferimento dell’imbarcazione da un porto all’altro, a causa di un incendio scoppiato nel vano motori, attribuito a imperizia, imprudenza e negligenza dell’equipaggio.

Secondo l’attore, l’impresa nautica era responsabile in qualità di preponente, avendo ricevuto l’incarico di trasferire il natante e avendo a sua volta affidato l’esecuzione ai due marinai. In corso di causa veniva chiamata anche la compagnia assicuratrice del natante, la quale aveva già versato al proprietario un indennizzo di 250.000 euro e agiva in surroga per recuperare tale somma dai responsabili.

Il Percorso Giudiziario e la questione della Responsabilità del Preponente

Il Tribunale di primo grado aveva condannato solo il comandante a risarcire sia il proprietario (per la parte di danno non coperta dall’indennizzo) sia la compagnia assicurativa, respingendo invece le domande contro l’impresa nautica e il marinaio.

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la decisione, riconosceva invece la responsabilità del preponente in capo all’impresa nautica. Secondo i giudici di secondo grado, era stato provato che l’incarico di trasferimento era stato affidato dal proprietario direttamente all’impresa, la quale aveva poi scelto i due marinai per eseguire materialmente il trasporto. Questo legame, definito “nesso di occasionalità necessaria” tra il ruolo dell’impresa e l’illecito commesso dai marinai, era sufficiente a fondare la sua responsabilità solidale con il comandante.

L’Analisi della Corte di Cassazione

L’impresa nautica presentava ricorso in Cassazione, articolando sei motivi di doglianza con cui contestava, in sostanza, l’esistenza di un valido contratto con il proprietario del natante e la sussistenza di un rapporto di preposizione con i marinai. Sosteneva di essersi limitata a una mera cortesia, indicando i nominativi dei marinai senza assumere alcuna obbligazione diretta.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i motivi di ricorso relativi alla responsabilità dell’impresa. I giudici hanno sottolineato che le censure proposte miravano a ottenere un riesame del merito della vicenda e una nuova valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente, basata sulle prove documentali e testimoniali, per affermare l’esistenza di un incarico diretto all’impresa e, di conseguenza, la sua responsabilità del preponente.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ribadito un principio di diritto consolidato: un soggetto che, per svolgere la propria attività, si avvale dell’opera di terzi (anche se non sono suoi dipendenti formali), assume il rischio legato al loro operato. Risponde quindi direttamente dei danni, dolosi o colposi, che questi terzi causano, se tali danni sono stati resi possibili dalla posizione conferita loro per adempiere all’obbligazione. Questo integra il “rischio specifico” che fonda la responsabilità sul principio “cuius commoda eius et incommoda” (chi trae i vantaggi da una situazione, ne sopporta anche gli svantaggi).

La ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello, secondo cui l’impresa aveva incaricato i marinai, non era sindacabile in Cassazione. Pertanto, la conclusione sulla sua responsabilità solidale era giuridicamente corretta e conforme ai principi vigenti. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile per tardività il controricorso presentato dal proprietario dell’imbarcazione e ha confermato il diritto della compagnia assicurativa di agire in surroga contro tutti i responsabili in solido, compresa l’impresa nautica.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza l’interpretazione estensiva della responsabilità del preponente ex art. 2049 c.c. L’insegnamento fondamentale è che un’impresa non può esimersi dalle proprie responsabilità semplicemente affidando materialmente un compito a collaboratori esterni o autonomi. Se l’incarico rientra nell’ambito dell’attività imprenditoriale e l’impresa si avvale di terzi per eseguirlo, essa risponderà dei loro illeciti come se fossero stati commessi da dipendenti diretti. Questa decisione serve da monito per tutte le imprese che si affidano a una rete di collaboratori esterni, sottolineando l’importanza di selezionare e supervisionare attentamente chi agisce per proprio conto.

Un’impresa è responsabile per i danni causati da collaboratori che non sono suoi dipendenti?
Sì. Secondo la Corte, un soggetto che nell’espletamento della propria attività si avvale dell’opera di terzi, anche se non sono alle proprie dipendenze, assume il rischio connaturato alla loro utilizzazione e risponde direttamente dei danni da loro causati, sulla base di un nesso di occasionalità necessaria.

Cosa significa “nesso di occasionalità necessaria”?
È il legame che deve esistere tra l’incarico affidato al collaboratore e l’atto dannoso. Il danno deve essere stato reso possibile o agevolato proprio in virtù delle mansioni e della posizione conferita al collaboratore dal preponente per adempiere all’obbligazione.

L’assicurazione che ha pagato un indennizzo può agire contro tutti i responsabili, anche se inizialmente non erano stati individuati?
Sì. La surrogazione dell’assicuratore è una successione nel diritto al risarcimento. Se in corso di causa viene accertata una responsabilità solidale di più soggetti, l’assicurazione ha diritto di richiedere il rimborso a tutti i responsabili, compresi quelli la cui responsabilità è emersa solo in un secondo momento, nei limiti di quanto indennizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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