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Responsabilità del custode: prova del nesso causale

Una cliente cade in un hotel e cita in giudizio la struttura per responsabilità del custode, sostenendo che il pavimento fosse bagnato. La Corte d’Appello di Venezia respinge la richiesta, confermando la decisione di primo grado. La sentenza sottolinea che la danneggiata non ha fornito la prova del nesso causale, ovvero che il pavimento fosse effettivamente scivoloso. Inoltre, la Corte dichiara inammissibile il tentativo di modificare in appello il fondamento giuridico della domanda, da responsabilità extracontrattuale a contrattuale.

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Pubblicato il 25 marzo 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del custode: la caduta in hotel non è risarcibile senza la prova del nesso causale

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Venezia riafferma un principio fondamentale in materia di responsabilità del custode ai sensi dell’art. 2051 del Codice Civile: chi subisce un danno deve provare il nesso causale tra la cosa in custodia e l’evento. Nel caso specifico, una cliente caduta in un hotel non ha ottenuto il risarcimento perché non è riuscita a dimostrare che la caduta fosse stata causata dal pavimento bagnato, come da lei sostenuto.

I Fatti di Causa: La Caduta in Hotel

Una signora, ospite presso una struttura alberghiera, cadeva riportando lesioni fisiche. Successivamente, citava in giudizio l’hotel chiedendo un cospicuo risarcimento. La sua tesi era semplice: era scivolata a causa del pavimento antistante l’ingresso, reso pericoloso perché appena lavato e non segnalato. A sostegno della sua richiesta, la danneggiata invocava la responsabilità del custode, secondo cui il proprietario di una cosa è responsabile dei danni da essa cagionati.

La Decisione di Primo Grado

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda. La motivazione si basava sulla mancanza di prove. Nessuno dei testimoni sentiti aveva assistito direttamente alla caduta né aveva confermato che il pavimento fosse bagnato. Anzi, le testimonianze indicavano che le pulizie venivano effettuate in orari diversi. Di conseguenza, il giudice concludeva che l’attrice non aveva assolto al proprio onere di provare il nesso di causalità tra lo stato del pavimento (la cosa in custodia) e la sua caduta (il danno).

I Motivi dell’Appello e la Responsabilità del Custode

La signora proponeva appello, basando la sua impugnazione su due argomenti principali:

1. Errato inquadramento giuridico: Sosteneva che il Tribunale avrebbe dovuto applicare la disciplina della responsabilità contrattuale (art. 1218 c.c.), derivante dal contratto d’albergo, e non quella extracontrattuale (art. 2051 c.c.). Questo cambio avrebbe invertito l’onere della prova, costringendo l’hotel a dimostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dell’ospite.
2. Errata valutazione delle prove: Contestava il modo in cui il primo giudice aveva valutato le testimonianze e chiedeva di ammettere nuove prove e riesaminare un testimone.

Le Motivazioni della Corte d’Appello: Analisi Giuridica

La Corte d’Appello ha respinto integralmente il ricorso, confermando la sentenza di primo grado con argomentazioni precise e giuridicamente fondate.

Inammissibilità della “Domanda Nuova” in Appello

Il primo motivo è stato dichiarato inammissibile. I giudici hanno chiarito che il passaggio da una richiesta basata sull’art. 2051 c.c. a una basata sull’art. 1218 c.c. non è una semplice diversa qualificazione giuridica, ma una vera e propria “domanda nuova”. Cambia la causa petendi, ovvero il fondamento della pretesa. La legge (art. 345 c.p.c.) vieta di introdurre domande nuove nel giudizio di appello. L’attrice aveva fondato esplicitamente la sua azione sulla responsabilità del custode e su quella doveva rimanere.

L’Onere della Prova nella Responsabilità del Custode

La Corte ha ribadito che, nell’ambito dell’art. 2051 c.c., il danneggiato ha l’onere di provare due elementi: l’evento dannoso e il nesso di causalità tra questo e la cosa in custodia. Nel caso esaminato, l’incertezza sulla causa della caduta impediva di considerare provato tale nesso. L’attrice avrebbe dovuto dimostrare che la pavimentazione era oggettivamente pericolosa (bagnata, scivolosa). Non essendoci riuscita, la sua domanda non poteva essere accolta. Non spetta al custode dimostrare che la cosa non era pericolosa, ma al danneggiato provare che lo era e che proprio quella pericolosità ha causato il danno.

L’Inammissibilità delle Nuove Prove

Anche la richiesta di ammettere nuove prove è stata respinta. Il Codice di procedura civile consente l’introduzione di nuove prove in appello solo se la parte dimostra di non averle potute produrre in primo grado per causa a lei non imputabile. La Corte ha ritenuto che la parte appellante non avesse fornito tale dimostrazione, sottolineando che l’inerzia processuale nel primo grado di giudizio non può essere sanata in appello.

Le Conclusioni: Quando la Prova del Danno Non Basta

Questa sentenza è un importante promemoria: per ottenere un risarcimento per responsabilità del custode, non è sufficiente dimostrare di essere caduti e di essersi fatti male all’interno di una proprietà altrui. È indispensabile fornire la prova rigorosa che la caduta sia stata determinata da una specifica anomalia della cosa in custodia. In assenza di tale prova, l’incertezza sulle cause del sinistro gioca a sfavore del danneggiato, e la domanda di risarcimento è destinata ad essere respinta.

In un caso di caduta in un locale, chi deve provare che il pavimento era pericoloso?
Secondo la sentenza, in un’azione basata sull’art. 2051 c.c. (responsabilità del custode), l’onere di provare il nesso causale, e quindi la condizione di pericolosità della cosa (es. il pavimento bagnato) che ha causato il danno, spetta alla persona danneggiata.

È possibile cambiare la base giuridica della propria richiesta (da extracontrattuale a contrattuale) durante il processo di appello?
No, la Corte ha stabilito che modificare il fondamento giuridico della domanda, passando da una responsabilità extracontrattuale (art. 2051 c.c.) a una contrattuale (art. 1218 c.c.), costituisce una “domanda nuova”, che è inammissibile nel giudizio di appello ai sensi dell’art. 345 del codice di procedura civile.

Quando è possibile presentare nuove prove nel giudizio di appello?
È possibile presentare nuove prove in appello solo se la parte dimostra di non averle potute proporre o produrre nel giudizio di primo grado per una causa ad essa non imputabile. L’inerzia o una scelta strategica nel primo grado non costituiscono una causa non imputabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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