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Responsabilità del custode: la caduta del pedone

Una cittadina ha citato in giudizio un Comune per i danni subiti a seguito di una caduta su strisce pedonali sconnesse. La Corte di Appello ha respinto la richiesta, escludendo la responsabilità del custode (art. 2051 c.c.) a causa della condotta imprudente della danneggiata. La sentenza sottolinea come un difetto stradale visibile ed evitabile con l’ordinaria diligenza interrompa il nesso causale, attribuendo la colpa dell’evento esclusivamente al pedone.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del Custode: Quando la Colpa del Pedone Annulla il Risarcimento

La questione della responsabilità del custode, tipicamente un ente pubblico come un Comune, per i danni derivanti da cadute su strade o marciapiedi è un tema di grande attualità. L’articolo 2051 del Codice Civile stabilisce una forma di responsabilità oggettiva per i danni cagionati dalle cose in custodia. Tuttavia, questa responsabilità non è assoluta. Una recente sentenza della Corte di Appello di Salerno offre un chiaro esempio di come la condotta del danneggiato possa diventare il fattore decisivo, fino ad escludere completamente il diritto al risarcimento.

I fatti del caso: una caduta sulle strisce pedonali

Una signora conveniva in giudizio il Comune di Cava de’ Tirreni per ottenere il risarcimento dei danni subiti a seguito di un infortunio. La donna, mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali, cadeva a causa di una sconnessione del manto stradale, riportando una frattura all’omero. Secondo la sua difesa, il dislivello costituiva un’insidia non visibile e non prevedibile, la cui mancata manutenzione era da attribuire esclusivamente al Comune.
Il Tribunale di Nocera Inferiore, in primo grado, respingeva la domanda. La danneggiata proponeva quindi appello, sostenendo che il giudice avesse errato nel valutare le prove e nell’applicare la disciplina sulla responsabilità del custode.

La decisione della Corte sulla responsabilità del custode

La Corte di Appello di Salerno ha confermato la sentenza di primo grado, rigettando l’appello e condannando l’appellante al pagamento delle spese legali. La decisione si fonda su un’attenta analisi della condotta della danneggiata, ritenuta l’unica vera causa dell’incidente.

L’analisi della condotta del danneggiato

I giudici hanno stabilito che il dislivello stradale, sebbene esistente, era perfettamente visibile. Le fotografie prodotte in giudizio mostravano un rappezzo d’asfalto di colore diverso, situato sulla parte esterna delle strisce pedonali. La Corte ha osservato che la signora avrebbe potuto e dovuto facilmente evitare l’ostacolo semplicemente camminando sulla parte centrale e integra delle strisce. La caduta, avvenuta in pieno giorno e in condizioni di ottima visibilità, non poteva quindi essere attribuita a un’insidia imprevedibile.

Il ruolo del caso fortuito e della colpa

La sentenza si allinea all’orientamento più recente della Corte di Cassazione, secondo cui la condotta colposa del danneggiato può integrare il cosiddetto “caso fortuito”, interrompendo il nesso causale tra la cosa (la strada) e il danno. Non è necessario che il comportamento sia anomalo o eccezionale; è sufficiente una “oggettiva inosservanza del comportamento di normale cautela”. In altre parole, se il pericolo è percepibile con l’ordinaria diligenza, spetta al pedone adottare le cautele necessarie per evitarlo.

Le motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha motivato la propria decisione evidenziando diversi punti chiave. In primo luogo, la difesa dell’appellante non aveva adeguatamente provato in primo grado le circostanze aggravanti invocate (età avanzata, problemi di vista), che, in ogni caso, avrebbero imposto alla danneggiata una prudenza ancora maggiore. In secondo luogo, il dislivello era minimo e visibile, e la sua presenza non rendeva la strada impraticabile. La colpevole disattenzione e l’imprudenza della pedone sono state quindi identificate come la causa esclusiva dell’evento, mentre la condizione della strada è stata relegata a mera “occasione” del sinistro. La responsabilità del custode è stata pertanto esclusa, non perché la strada fosse perfetta, ma perché il danno era evitabile attraverso un comportamento diligente da parte dell’utente.

Conclusioni: il principio di auto-responsabilità del pedone

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’utente della strada è il primo garante della propria sicurezza. La responsabilità del custode ex art. 2051 c.c. non si traduce in una copertura assicurativa per qualsiasi incidente. Laddove un pericolo sia visibile e superabile con l’adozione di normali cautele, la responsabilità dell’evento ricade interamente sul danneggiato che, per distrazione o imprudenza, non le ha adottate. Si afferma così un principio di auto-responsabilità che bilancia la tutela del cittadino con l’esigenza di non addossare all’ente pubblico le conseguenze di ogni disattenzione individuale.

La semplice presenza di un dislivello sulla strada comporta automaticamente la responsabilità del Comune in caso di caduta?
No. La sentenza chiarisce che la responsabilità del custode non è automatica. Può essere esclusa se la caduta è stata causata principalmente dal comportamento imprudente del pedone che, con l’ordinaria diligenza, avrebbe potuto vedere ed evitare il pericolo.

Il comportamento del pedone può essere considerato ‘caso fortuito’ e liberare l’ente custode da responsabilità?
Sì. Secondo la giurisprudenza citata, la condotta colposa del danneggiato (intesa come oggettiva inosservanza della normale cautela) può interrompere il nesso causale tra la condizione della strada e il danno, integrando il caso fortuito e escludendo la responsabilità del custode.

L’età avanzata o problemi di vista del pedone costituiscono una valida giustificazione per la disattenzione?
No, al contrario. La Corte ha osservato che tali condizioni personali, se dimostrate, imporrebbero al soggetto un dovere di cautela ancora maggiore. Non possono quindi essere utilizzate per giustificare una condotta negligente che ha portato all’incidente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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