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Responsabilità del custode: caduta e colpa esclusiva

Una donna cita in giudizio un ente comunale per una caduta causata da una pietra miliare. La Corte d’Appello conferma il rigetto della domanda di risarcimento, attribuendo la colpa esclusiva dell’incidente alla condotta imprudente della danneggiata. L’analisi del caso chiarisce i limiti della responsabilità del custode quando la disattenzione della vittima interrompe il nesso causale.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del custode: quando la disattenzione del passante esclude il risarcimento

L’inciampo su un marciapiede dissestato o la caduta a causa di un ostacolo non segnalato sono eventi che possono portare a una richiesta di risarcimento danni nei confronti dell’ente proprietario della strada. Tuttavia, la responsabilità del custode non è automatica. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Bari offre un chiaro esempio di come la condotta della persona danneggiata possa diventare la causa esclusiva dell’incidente, escludendo qualsiasi obbligo risarcitorio per l’ente. Approfondiamo questo caso per capire i principi applicati.

I fatti del caso: inciampo sul marciapiede della scuola

Una donna, mentre accompagnava la figlia a scuola in un orario di punta e in mezzo a una folla di genitori, inciampava in una pietra miliare presente sul marciapiede. A seguito della caduta, riportava una frattura alla caviglia che richiedeva un intervento chirurgico. La donna decideva quindi di citare in giudizio l’ente comunale, custode del marciapiede, chiedendo un risarcimento di oltre 46.000 euro per i danni subiti, invocando la responsabilità del custode ai sensi dell’art. 2051 c.c.

La decisione di primo grado e i motivi d’appello

Il Tribunale di Trani, in prima istanza, rigettava la domanda. Il giudice sottolineava che la pietra miliare, presente in quel luogo da anni e verniciata di giallo per renderla più visibile, era un ostacolo noto alla donna, che percorreva quotidianamente quel tragitto. La sua caduta, secondo il tribunale, era dovuta unicamente alla sua disattenzione, aggravata dalla presenza della folla che avrebbe dovuto indurla a una maggiore cautela.

La donna proponeva appello, sostenendo che il giudice avesse errato nel considerare la sua condotta come l’unica causa del danno, senza valutare un possibile concorso di colpa dell’ente comunale.

La responsabilità del custode e il ruolo della vittima

La Corte d’Appello ha confermato integralmente la sentenza di primo grado, respingendo l’appello. I giudici hanno chiarito che, sebbene la responsabilità del custode ex art. 2051 c.c. sia di natura oggettiva, essa può essere esclusa se si dimostra il ‘caso fortuito’. In questo contesto, la condotta della vittima, quando assume i caratteri dell’imprevedibilità e dell’eccezionalità, può integrare essa stessa il caso fortuito.

Nel caso specifico, la condotta della donna è stata giudicata non solo disattenta, ma connotata da un grado di ‘avventatezza’ tale da interrompere completamente il nesso causale tra la cosa in custodia (la pietra miliare) e l’evento dannoso.

Le motivazioni

La decisione della Corte si fonda su elementi fattuali precisi. Primo, l’incidente è avvenuto in pieno giorno e l’ostacolo era reso visibile dalla vernice gialla, un accorgimento adottato proprio dall’ente per aumentarne la riconoscibilità. Secondo, e di fondamentale importanza, la donna conosceva perfettamente lo stato dei luoghi, frequentandoli ogni giorno. Questa familiarità, anziché essere una scusante, diventava un fattore aggravante della sua disattenzione. Terzo, la presenza della folla, lungi dal giustificare la distrazione, avrebbe dovuto imporre una cautela superiore. La donna avrebbe potuto e dovuto scegliere un percorso alternativo sul marciapiede per evitare un rischio a lei ben noto. La sua condotta ha quindi reso la pietra miliare una mera ‘occasione’ dell’evento, la cui vera causa è da ricercarsi esclusivamente nel suo comportamento imprudente, in violazione del generale dovere di autoresponsabilità.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di responsabilità del custode: la responsabilità dell’ente pubblico per la manutenzione delle strade non è assoluta e non può trasformarsi in una polizza assicurativa per qualsiasi incidente. L’utente della strada ha un dovere di diligenza e autoresponsabilità. Quando un pericolo è visibile, conosciuto e facilmente evitabile, la condotta del danneggiato che, nonostante tutto, non adotta le necessarie cautele, diventa l’unica causa del danno. Questo comportamento, per il diritto, assume il valore di caso fortuito, recidendo il nesso eziologico e liberando il custode da ogni obbligo risarcitorio.

Quando è esclusa la responsabilità del custode per una caduta su suolo pubblico?
La responsabilità del custode è esclusa quando la condotta della vittima è talmente imprudente e disattenta da essere considerata la causa esclusiva dell’incidente. Tale comportamento interrompe il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno, integrando il cosiddetto ‘caso fortuito’.

La conoscenza dei luoghi da parte del danneggiato ha rilevanza?
Sì, ha una rilevanza fondamentale. Secondo la Corte, il fatto che la donna conoscesse perfettamente la presenza dell’ostacolo, perché percorreva quella strada ogni giorno, è un elemento decisivo che aggrava la sua disattenzione e conferma che avrebbe potuto facilmente evitare l’incidente.

La presenza di una folla può giustificare una disattenzione?
No, al contrario. La Corte ha stabilito che la presenza di una folla in un luogo dove si sa esistere un ostacolo avrebbe dovuto indurre la persona a un grado di cautela ancora maggiore, non a giustificare una distrazione. Viene considerata un elemento che conferma l’elevata sbadataggine della danneggiata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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