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Responsabilità del Comune: ricorso inammissibile

Alcuni proprietari hanno citato in giudizio i vicini e il Comune per i danni ai loro immobili. Condannato in solido, il Comune ha fatto ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, evidenziando che i motivi proposti richiedevano un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità. La decisione conferma la responsabilità del Comune per l’intervento spontaneo nella vicenda.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del Comune e Ricorso in Cassazione: un Caso di Inammissibilità

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante spunto di riflessione sui limiti del giudizio di legittimità e sulla corretta formulazione dei motivi di ricorso. Il caso verte sulla responsabilità del Comune per danni a immobili privati, derivanti da lavori su un edificio adiacente, e si conclude con una declaratoria di inammissibilità dell’appello proposto dall’ente locale.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da alcuni proprietari di immobili nel Comune di Casape. Essi lamentavano un progressivo deterioramento dei loro beni, fino alla completa inagibilità, a causa dei lavori di consolidamento, demolizione e successiva ricostruzione di un fabbricato vicino. Secondo gli attori, tali lavori erano stati eseguiti senza le necessarie cautele e autorizzazioni.

Il Tribunale di primo grado, dopo aver disposto una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), aveva affermato la corresponsabilità dei proprietari dell’edificio ristrutturato e, in solido con loro, del Comune di Casape. L’ente locale veniva condannato al risarcimento del danno. La decisione veniva confermata anche dalla Corte d’Appello di Roma, che rigettava sia l’appello principale che quelli incidentali.

Il Ricorso e la Sostenuta Responsabilità del Comune

Avverso la sentenza di secondo grado, il Comune proponeva ricorso per Cassazione, affidandolo a due motivi principali.

Primo Motivo: Errata Applicazione della ‘Negotiorum Gestio’

Il Comune denunciava la violazione e falsa applicazione delle norme sulla negotiorum gestio (artt. 2028, 2030, 2032 c.c.). Secondo l’ente, i giudici di merito avevano errato nel ritenere sussistente la sua responsabilità per un intervento spontaneo in una vicenda tra privati, qualificandolo appunto come gestione di affari altrui.

Secondo Motivo: Vizio di Motivazione

Con il secondo motivo, il ricorrente lamentava una motivazione ‘omessa, insufficiente o contraddittoria’ riguardo a un punto decisivo. In particolare, contestava di essere stato condannato sulla base di una CTU che riteneva a sé non opponibile, in quanto non aveva preso parte a quella fase del procedimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Le motivazioni di questa decisione sono cruciali per comprendere i limiti del giudizio di legittimità.

La Corte ha stabilito che entrambi i motivi, pur denunciando formalmente violazioni di legge e vizi di motivazione, miravano in realtà a ottenere un riesame dei fatti di causa e una nuova valutazione delle prove. Questo tipo di attività è precluso alla Corte di Cassazione, il cui compito non è giudicare nuovamente il merito della controversia, ma solo verificare la corretta applicazione del diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

I giudici hanno sottolineato come i motivi fossero formulati in maniera generica e assertiva, senza trascrivere o riassumere adeguatamente i documenti e gli atti processuali su cui si fondavano, né indicarne la precisa collocazione nei fascicoli dei precedenti gradi di giudizio. Inoltre, il secondo motivo era basato su una formulazione del vizio di motivazione (omissione, insufficienza, contraddittorietà) non più applicabile secondo il testo vigente dell’art. 360, n. 5, del codice di procedura civile.

In sostanza, il tentativo del Comune di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti operato dai giudici di merito, inclusa la valutazione sulla sua responsabilità e sull’opponibilità della CTU, si è scontrato con i rigidi paletti procedurali del giudizio di Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del Comune al pagamento delle spese legali. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Per evitare una declaratoria di inammissibilità, i motivi devono essere specifici, autosufficienti e devono censurare errori di diritto o vizi logici evidenti nella motivazione, senza mai sconfinare in una richiesta di nuova valutazione delle prove. La decisione, pertanto, consolida la condanna e la responsabilità del Comune stabilita nei precedenti gradi di giudizio.

Perché il ricorso del Comune è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione lo ha dichiarato inammissibile perché i motivi presentati, invece di contestare errori di diritto, richiedevano un riesame dei fatti e una nuova valutazione delle prove, attività che non rientra nelle competenze del giudizio di legittimità.

Può la Corte di Cassazione riesaminare nel merito una consulenza tecnica (CTU)?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare il merito di una CTU. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, non giudicare nuovamente i fatti o le valutazioni tecniche.

Cosa significa che la responsabilità del Comune è stata ravvisata come ‘negotiorum gestio’?
Significa che i giudici di merito hanno concluso che il Comune, intervenendo spontaneamente nella vicenda edilizia tra privati, ha agito come un ‘gestore di affari altrui’. Questa qualificazione giuridica, basata sull’interpretazione dei fatti, ha fondato la sua condanna al risarcimento, e la Cassazione non ha potuto rimetterla in discussione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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