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Responsabilità del Comune per danno da volumetria

Un proprietario terriero ha citato in giudizio un Comune per aver autorizzato cubature eccessive ad altri privati, rendendo di fatto inedificabile il suo terreno. Dopo un lungo iter giudiziario, i giudici di merito hanno riconosciuto la responsabilità del Comune, condannandolo al risarcimento del danno. La controversia, giunta in Cassazione, verte proprio sulla condotta illegittima della pubblica amministrazione e sulle sue conseguenze patrimoniali per il cittadino.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Responsabilità del Comune: Quando le Scelte Urbanistiche Causano un Danno

La gestione del territorio da parte delle amministrazioni pubbliche è un’attività complessa, che deve bilanciare l’interesse pubblico con i diritti dei singoli cittadini. Ma cosa succede quando un Comune, attraverso le sue decisioni, danneggia un proprietario terriero? Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare un caso emblematico di responsabilità del Comune per aver esaurito la capacità edificatoria di un’area, pregiudicando un privato.

I Fatti di Causa: La Genesi della Controversia

Tutto ha inizio nel lontano 1985. Un proprietario di un terreno, situato in un comprensorio edilizio con una volumetria massima consentita di 5300 metri quadri, cita in giudizio il Comune. L’accusa è grave: l’amministrazione avrebbe autorizzato altri privati a costruire in eccesso rispetto agli indici fondiari, esaurendo di fatto tutta la volumetria disponibile nell’area. Di conseguenza, il terreno dell’attore, pur essendo edificabile sulla carta, ha perso ogni concreta possibilità di sviluppo, subendo un notevole danno patrimoniale.

Il Lungo Percorso Giudiziario e la Responsabilità del Comune

Il cammino legale per ottenere giustizia è stato lungo e tortuoso. Inizialmente, nel 1995, il Tribunale si dichiara incompetente, ritenendo la questione di giurisdizione del giudice amministrativo. Tuttavia, la Corte d’Appello, nel 1998, ribalta questa decisione, affermando la competenza del giudice ordinario a decidere sulla richiesta di risarcimento danni.

Riassunto il giudizio, il Tribunale di primo grado, nel 2014, accerta finalmente la responsabilità del Comune. Sulla base di una consulenza tecnica, i giudici riconoscono che la condotta illegittima dell’amministrazione ha causato un danno concreto al proprietario, quantificato in oltre 300.000 euro. La vicenda non si conclude qui: il Comune appella la sentenza, contestando la propria giurisdizione, la ricostruzione dei fatti e la quantificazione del danno. Gli eredi del proprietario originale, a loro volta, propongono un appello incidentale per ottenere il riconoscimento di ulteriori voci di danno. La Corte d’Appello di Roma si pronuncia nel 2021, e ora la questione è al vaglio della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

Sebbene l’ordinanza in esame sia interlocutoria e non contenga la decisione finale della Cassazione, possiamo analizzare le motivazioni che hanno guidato i giudici di merito. Il fulcro della questione risiede nel principio secondo cui la Pubblica Amministrazione, nell’esercizio delle sue funzioni, non è al di sopra della legge e deve rispondere dei danni causati da una sua condotta illecita.

Nel caso specifico, i giudici di primo grado hanno ritenuto che l’aver concesso permessi di costruire che hanno esaurito la volumetria totale di un comprensorio, violando le norme urbanistiche e precludendo ad un altro proprietario l’esercizio del suo diritto di edificare, costituisca un fatto illecito. Questo comportamento ha generato un danno ingiusto, per il quale l’amministrazione è tenuta a rispondere civilmente. La giurisdizione del giudice ordinario è stata affermata proprio perché la richiesta del cittadino non mirava ad annullare gli atti amministrativi (competenza del TAR), ma a ottenere un risarcimento per le conseguenze dannose di una condotta illecita.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa vicenda evidenzia un principio fondamentale per la tutela dei cittadini nei confronti della Pubblica Amministrazione. Anche quando agisce nell’ambito delle sue competenze, come la pianificazione urbanistica, un Comune deve rispettare le regole e i diritti dei privati. Se, con il suo operato, lede ingiustamente la posizione di un cittadino, quest’ultimo ha diritto a essere risarcito.

La decisione, se confermata, rafforza la posizione dei proprietari terrieri, che possono vedere tutelato il loro diritto a non essere penalizzati da una gestione errata o illegittima delle risorse edificatorie da parte dell’ente locale. Per le amministrazioni, invece, rappresenta un monito a esercitare i propri poteri con la massima diligenza e trasparenza, consapevoli che le loro azioni possono avere conseguenze patrimoniali dirette.

Un Comune può essere ritenuto responsabile se esaurisce la capacità edificatoria di un’area a svantaggio di un proprietario?
Sì, secondo quanto accertato dal Tribunale di primo grado nel caso di specie, la condotta illegittima del Comune che autorizza cubature eccessive ad altri privati, esaurendo la volumetria disponibile e danneggiando un proprietario, può fondare una sua responsabilità e un conseguente obbligo di risarcimento del danno.

A quale giudice spetta decidere sulla richiesta di risarcimento danni contro la Pubblica Amministrazione in questo caso?
Inizialmente il Tribunale si era dichiarato privo di giurisdizione, ma la Corte d’Appello, con una sentenza del 1998, ha stabilito che la competenza a decidere su questa specifica richiesta di risarcimento del danno spetta al giudice ordinario (il Tribunale civile) e non al giudice amministrativo.

Qual è stato l’esito del giudizio di primo grado?
Il Tribunale di Latina, con sentenza del 2014, ha accertato la responsabilità del Comune e lo ha condannato a risarcire il proprietario con una somma pari a euro 303.392,13 per i danni causati dalla sua condotta illegittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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