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Responsabilità del Comune: ordinanza rifiuti e colpa

Un proprietario terriero citava in giudizio un Comune per i danni subiti a seguito di un’ordinanza di rimozione di rifiuti abbandonati da terzi sul suo fondo. La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità del Comune, stabilendo che il proprietario non aveva fornito prova sufficiente della colpa dell’ente nell’emettere il provvedimento. Per ottenere un risarcimento, non basta dimostrare l’illegittimità dell’atto, ma è necessario provare il dolo o la colpa grave dell’amministrazione.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del Comune per Ordinanza di Rimozione Rifiuti: Quando è Esclusa?

L’ordinanza con cui un Comune impone al proprietario di un terreno di rimuovere i rifiuti abbandonati da terzi è fonte di frequenti contenziosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità del Comune per i danni che possono derivare da tale provvedimento, stabilendo che la semplice illegittimità dell’atto non è sufficiente per ottenere un risarcimento. Analizziamo insieme la vicenda e il principio di diritto affermato dai giudici.

I Fatti di Causa

Un cittadino, comproprietario e unico possessore di un fondo, conveniva in giudizio una società edile, il Comune e la Provincia per ottenere il risarcimento dei danni. La società era accusata di aver sversato abusivamente rifiuti inerti sul suo terreno durante lavori commissionati dal Comune. La Provincia, invece, era stata chiamata in causa perché, durante le operazioni di sgombero neve, avrebbe spinto ulteriori rifiuti dalla banchina stradale sul fondo del ricorrente.

Infine, il proprietario chiedeva i danni al Comune per essere stato sottoposto a un procedimento penale a causa del mancato rispetto di un’ordinanza sindacale che gli imponeva la rimozione dei rifiuti, ordinanza da lui ritenuta illegittima.

Nei primi due gradi di giudizio, le corti riconoscevano solo la responsabilità della società edile, condannandola a un risarcimento minimo. Veniva invece esclusa la responsabilità sia della Provincia, per mancanza di prova della sua condotta colposa, sia del Comune.

L’Ordinanza e la presunta responsabilità del Comune

Il punto cruciale della controversia riguardava la responsabilità del Comune. Il Tribunale aveva escluso la sua responsabilità perché il proprietario non aveva impugnato l’ordinanza di rimozione davanti al giudice amministrativo (TAR). La Corte d’Appello, pur confermando l’esito, aveva fornito una motivazione diversa: l’ordinanza era da considerarsi legittima e, in ogni caso, il proprietario non aveva dimostrato la colpa dell’amministrazione comunale. Secondo i giudici di secondo grado, non vi era prova che il Comune, al momento di emettere l’atto, fosse consapevole che il destinatario non fosse il responsabile dell’abbandono dei rifiuti.

Il proprietario, insoddisfatto, ricorreva in Cassazione, sostenendo, tra i vari motivi, che il Comune avesse agito illecitamente, essendo a conoscenza della denuncia da lui sporta contro la ditta edile.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi del ricorso, confermando l’assenza di responsabilità del Comune. I giudici hanno chiarito un aspetto fondamentale del risarcimento del danno da atto amministrativo illegittimo, basato sull’art. 2043 c.c. (risarcimento per fatto illecito).

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si sono concentrate sull’onere della prova. Per fondare una richiesta di risarcimento contro una pubblica amministrazione, non è sufficiente lamentare l’illegittimità del provvedimento emesso. Il cittadino deve dimostrare la presenza di tutti gli elementi dell’illecito aquiliano, ovvero: la condotta, il danno ingiusto e, soprattutto, l’elemento soggettivo del dolo o della colpa dell’amministrazione.

Nel caso specifico, il ricorrente non è riuscito a provare che il Comune avesse agito con colpa. La Corte ha osservato che l’ordinanza era stata emessa a seguito di una segnalazione dei Carabinieri e che non vi era prova certa che la denuncia sporta dal proprietario contro la ditta fosse stata formalmente e tempestivamente comunicata agli uffici comunali competenti prima dell’emissione dell’ordinanza stessa. La semplice testimonianza di una generica ‘comunicazione al Comune’ è stata ritenuta insufficiente a dimostrare la consapevolezza dell’ente e, quindi, la sua colpa nel non aver tenuto conto di tale circostanza. Di conseguenza, in assenza della prova dell’elemento soggettivo, la domanda di risarcimento è stata respinta.

Le Conclusioni

La decisione riafferma un principio cruciale: la responsabilità della Pubblica Amministrazione per i danni causati da un atto non è automatica. Il cittadino che si ritiene danneggiato deve superare un onere probatorio rigoroso. Deve dimostrare non solo che l’atto era viziato, ma anche che l’amministrazione ha agito con negligenza, imprudenza o con la volontà di danneggiare. In questo caso, il proprietario del terreno, pur essendo vittima di uno sversamento illecito, non ha potuto ottenere un risarcimento dal Comune perché non ha fornito la prova decisiva della sua colpa.

Può un Comune essere ritenuto responsabile per i danni derivanti da un’ordinanza di rimozione rifiuti emessa nei confronti del proprietario del terreno, anche se non è stato lui a sversarli?
Sì, ma solo a condizione che il proprietario riesca a dimostrare non solo l’illegittimità del provvedimento, ma anche l’elemento soggettivo del dolo o della colpa in capo all’amministrazione comunale.

Cosa deve provare il proprietario di un fondo per ottenere il risarcimento dal Comune in un caso simile?
Secondo la Corte, il proprietario deve fornire la prova rigorosa che il Comune, nell’emettere l’ordinanza, abbia agito con colpa, ossia con la consapevolezza (o la colpevole ignoranza) del fatto che il destinatario dell’ordine non era il vero responsabile dell’abbandono dei rifiuti.

La semplice denuncia contro il vero responsabile dello sversamento è sufficiente a dimostrare la colpa del Comune che emette l’ordinanza?
No. La sentenza chiarisce che la sola presentazione di una denuncia contro terzi non è di per sé sufficiente a provare la colpa del Comune. È necessario dimostrare che l’amministrazione fosse stata effettivamente e tempestivamente messa a conoscenza del contenuto di tale denuncia prima di adottare il proprio provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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