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Responsabilità del committente: quando paga i danni?

Una società energetica ha subito il danneggiamento di un cavo interrato durante lavori di scavo commissionati da una società di distribuzione gas a un’impresa appaltatrice. La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità del committente, chiarendo che la cosiddetta “culpa in eligendo” (colpa nella scelta dell’appaltatore) deve essere provata dal danneggiato. Non è sufficiente il solo verificarsi del danno per affermare la negligenza del committente nella selezione dell’impresa. L’ordinanza sottolinea che questo tipo di responsabilità rientra nell’ambito dell’art. 2043 c.c. e non costituisce una forma di responsabilità oggettiva.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del Committente: Chi Paga se l’Appaltatore Fa Danni?

La questione della responsabilità del committente per i danni causati a terzi dall’impresa appaltatrice è un tema di grande rilevanza pratica. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce sui confini di tale responsabilità, chiarendo quando il committente può essere chiamato a rispondere e, soprattutto, su chi grava l’onere di provare la sua colpa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Un Cavo Danneggiato Durante i Lavori

Il caso ha origine da un sinistro avvenuto durante lavori di scavo in una via di Roma. Un’impresa edile, incaricata da una nota società di distribuzione del gas, danneggiava un cavo interrato di proprietà di una società elettrica. Quest’ultima, agendo tramite la sua mandataria, citava in giudizio sia l’impresa esecutrice dei lavori sia la società committente, chiedendo il risarcimento del danno subito. La richiesta si fondava non solo sulla responsabilità diretta dell’esecutore materiale, ma anche sulla presunta culpa in eligendo della società committente, ovvero sulla sua colpa per aver scelto un’impresa non idonea.

Il Percorso Giudiziario e l’Onere della Prova

In primo grado, il Giudice di Pace accoglieva la domanda, condannando in solido sia l’appaltatore sia il committente al risarcimento. Tuttavia, la decisione veniva completamente ribaltata in appello. Il Tribunale, infatti, escludeva la responsabilità del committente, affermando che la parte danneggiata non aveva fornito alcuna prova concreta né di un’ingerenza del committente nell’esecuzione dei lavori, né di una sua colpa specifica nella scelta dell’impresa. La questione giungeva così all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla responsabilità del committente

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale e fornendo chiarimenti fondamentali sulla natura della responsabilità del committente per culpa in eligendo.

La Distinzione tra Responsabilità Oggettiva e Colpa

Il punto centrale della decisione è la netta distinzione tra due diverse forme di responsabilità:
1. Responsabilità oggettiva (ex art. 2049 c.c.): Si applica nel rapporto di preposizione, come tra datore di lavoro e dipendente. Il preponente risponde del fatto illecito del preposto a prescindere da una propria colpa.
2. Responsabilità per colpa (ex art. 2043 c.c.): È la regola generale in materia di illeciti civili e richiede la prova di un comportamento colposo (negligente o imprudente) del soggetto che ha causato il danno.

La Corte ha stabilito che la culpa in eligendo non rientra nella prima categoria, ma nella seconda. L’appaltatore, infatti, gode di autonomia organizzativa e gestionale e non è un mero nudus minister del committente.

L’Onere della Prova Ricade sul Danneggiato

Di conseguenza, non esiste alcuna presunzione di colpa a carico del committente. È il soggetto danneggiato che deve provare integralmente la colpa del committente, dimostrando che quest’ultimo ha affidato l’opera a un’impresa manifestamente inidonea. Non è sufficiente che l’appaltatore abbia commesso un errore nell’esecuzione; è necessario provare che la sua inidoneità era evidente o conoscibile dal committente al momento della scelta, usando l’ordinaria diligenza.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso sottolineando la carenza probatoria della società ricorrente. Quest’ultima non ha fornito alcun elemento concreto per dimostrare la negligenza della società committente nella fase di selezione dell’appaltatore. La tesi secondo cui la responsabilità sorgerebbe in automatico per il solo fatto di aver scelto un’impresa che poi ha causato un danno è stata giudicata insostenibile. La responsabilità per culpa in eligendo si fonda sui principi della responsabilità aquiliana (art. 2043 c.c.), il che impone al danneggiato di provare tutti gli elementi costitutivi dell’illecito, inclusa la colpa specifica del committente nella scelta. Il giudice di merito aveva correttamente rilevato l’omesso assolvimento di tale onere probatorio, e la sua valutazione, basata sui fatti di causa, non era censurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza rafforza un principio fondamentale: il committente non è il ‘guardiano’ universale dell’appaltatore. La sua responsabilità per i danni a terzi sorge solo in due ipotesi specifiche: o quando si ingerisce nell’esecuzione dei lavori con direttive vincolanti che causano il danno, oppure quando sceglie un’impresa la cui inidoneità tecnica e professionale è palese e manifesta. In quest’ultimo caso, però, l’onere di dimostrare tale negligenza nella scelta spetta interamente a chi chiede il risarcimento. Questa decisione offre quindi una maggiore certezza giuridica ai committenti, riaffermando l’autonomia e la responsabilità primaria dell’appaltatore.

Quando risponde il committente per i danni causati dall’appaltatore a terzi?
Secondo la Corte, il committente risponde solo in due casi: 1) se ha affidato l’opera a un’impresa manifestamente inidonea (cd. culpa in eligendo); 2) se la condotta dannosa è stata imposta all’appaltatore dal committente stesso tramite direttive rigide e inderogabili.

Chi deve provare la ‘culpa in eligendo’ del committente?
L’onere della prova grava interamente sul soggetto danneggiato. Egli deve dimostrare con elementi concreti che il committente è stato negligente nella scelta, selezionando un’impresa la cui inadeguatezza era evidente o comunque accertabile con la normale diligenza.

La responsabilità del committente per ‘culpa in eligendo’ è una forma di responsabilità oggettiva?
No. La Corte ha chiarito che la ‘culpa in eligendo’ non rientra nella responsabilità oggettiva (prevista dall’art. 2049 c.c.), ma nella norma generale sulla responsabilità per fatto illecito (art. 2043 c.c.), che richiede la prova della colpa del danneggiante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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