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Responsabilità da custodia: incendio e onere prova

La Cassazione chiarisce che in caso di incendio, la responsabilità da custodia sorge anche se il bene ha solo propagato le fiamme, senza esserne l’origine. Il custode è responsabile se non prova il caso fortuito, e il rischio della causa ignota ricade su di lui.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità da Custodia: Chi Paga se l’Origine dell’Incendio è Incerta?

Un incendio che si sviluppa in un garage condominiale a partire da un veicolo può causare danni ingenti. Ma cosa succede se non si riesce a stabilire con certezza l’esatto punto di innesco delle fiamme? La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 17980/2025 affronta un tema cruciale: la responsabilità da custodia (ex art. 2051 c.c.) del proprietario del veicolo, chiarendo su chi ricade l’onere della prova quando la causa del sinistro rimane avvolta nel mistero.

Il Caso: L’Incendio nel Box Condominiale

Una compagnia assicurativa, dopo aver risarcito un condominio per i danni subiti a causa di un incendio, agiva in surroga contro il proprietario di un’autovettura parcheggiata nel box da cui le fiamme si erano propagate. Il problema centrale della controversia era l’incertezza sulla causa scatenante dell’incendio. Una consulenza tecnica aveva ipotizzato tre possibili scenari con pari probabilità: un cortocircuito dell’auto, un guasto all’impianto elettrico del box o un atto doloso.

La Corte d’Appello aveva respinto la richiesta risarcitoria, sostenendo che, in assenza di una prova certa sull’origine dell’incendio, non si poteva dimostrare il nesso causale tra il veicolo (la ‘res’ in custodia) e il danno. In pratica, la causa ignota giocava a sfavore del danneggiato.

La Decisione della Cassazione sulla responsabilità da custodia

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione di secondo grado, accogliendo il ricorso della compagnia assicurativa. I giudici supremi hanno stabilito un principio fondamentale per la gestione della responsabilità da custodia in casi di incendio.

Il Ruolo del Bene: Causa o Semplice Propagatore?

Il punto focale della sentenza è che, per affermare la responsabilità del custode, non è necessario provare che il bene custodito sia stato il punto di innesco dell’incendio. È sufficiente dimostrare che la cosa abbia avuto un ruolo, anche solo concausale, nella produzione del danno, ad esempio alimentando o propagando le fiamme.

Nel caso specifico, l’autovettura, con i suoi materiali infiammabili (carburante, oli, plastiche), ha indiscutibilmente contribuito alla diffusione del fuoco, diventando essa stessa un potente veicolo del processo dannoso. Questo basta a integrare il nesso causale richiesto dall’art. 2051 c.c.

Le Motivazioni: la Causa Ignota e la Prova del Caso Fortuito

La Corte ha ribadito che la responsabilità da custodia è di natura oggettiva. Ciò significa che si fonda unicamente sul rapporto di causalità tra la cosa e il danno, e non sulla colpa (negligenza o imprudenza) del custode. Il danneggiato deve solo provare il nesso causale e l’esistenza del danno.

Spetta invece al custode, per liberarsi da tale responsabilità, fornire la prova del ‘caso fortuito’. Questo consiste in un evento esterno, imprevedibile e inevitabile che si inserisce nel processo causale, interrompendolo. L’incertezza sulla causa dell’incendio (la ‘causa ignota’) non equivale a caso fortuito. Anzi, il rischio derivante da tale incertezza ricade interamente sul custode.

In altre parole, non è il danneggiato a dover escludere tutte le altre possibili cause, ma è il custode a dover dimostrare positivamente che l’evento è stato provocato da un fattore esterno, come l’atto doloso di un terzo o un difetto strutturale dell’edificio a lui non imputabile. La mera esistenza di altre ipotesi, rimaste tali e non provate, non è sufficiente per esonerarlo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ha importanti conseguenze pratiche. Chiunque abbia in custodia un bene (come il proprietario di un’auto, il titolare di un magazzino, ecc.) è chiamato a rispondere dei danni che questo provoca, anche se si limita a propagare un incendio di origine incerta. La sentenza chiarisce che il principio ‘chi custodisce, risponde’ viene meno solo di fronte alla prova certa e positiva di un evento esterno che ha rotto il nesso di causalità. L’incapacità di individuare il colpevole o la causa esatta di un incendio gioca a sfavore del custode del bene che ha alimentato le fiamme, non del soggetto che ha subito il danno.

Per la responsabilità da custodia in caso di incendio, bisogna provare che il bene ne è stato la causa originaria?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente dimostrare che il bene in custodia abbia contribuito, anche solo come concausa, alla propagazione del fuoco e quindi al danno.

Se l’origine di un incendio rimane sconosciuta, chi ne sopporta le conseguenze legali?
Le conseguenze legali della causa ignota ricadono sul custode del bene che ha causato o propagato l’incendio. Per liberarsi dalla responsabilità, il custode deve fornire la prova positiva di un ‘caso fortuito’.

Cos’è il ‘caso fortuito’ in un caso di incendio?
Il ‘caso fortuito’ è un evento esterno, imprevedibile e inevitabile che ha innescato l’incendio, come un atto doloso di un terzo o un difetto strutturale di un impianto non riconducibile al custode. La semplice esistenza di ipotesi alternative non provate non costituisce caso fortuito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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