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Responsabilità da cose in custodia e colpa del danneggiato

Una proprietaria di un immobile chiedeva il risarcimento dei danni per infiltrazioni provenienti da un’aiuola dei vicini. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di secondo grado, rigettando la domanda. La motivazione si basa sul principio della responsabilità da cose in custodia: la condotta della stessa danneggiata, che non aveva impermeabilizzato il proprio muro perimetrale, è stata considerata la causa esclusiva del danno, interrompendo il nesso causale e liberando i vicini da ogni responsabilità.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Responsabilità da Cose in Custodia: Quando la Negligenza del Danneggiato Annulla il Risarcimento

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale in materia di diritto immobiliare e civile: la responsabilità da cose in custodia, disciplinata dall’art. 2051 del Codice Civile. Il caso specifico, relativo a danni da infiltrazioni, chiarisce come la condotta negligente del proprietario danneggiato possa diventare l’elemento decisivo per escludere il diritto al risarcimento, anche quando il danno proviene oggettivamente dalla proprietà altrui.

I Fatti del Caso: Infiltrazioni e la Causa in Tribunale

La vicenda ha origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da una proprietaria di un immobile. La donna lamentava che i locali al piano terra del suo edificio erano stati danneggiati da infiltrazioni d’acqua. La causa del problema era stata individuata in un’aiuola, situata sul confine e di proprietà dei vicini, la cui irrigazione provocava i fenomeni di umidità.

Inizialmente, il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla proprietaria, condannando i vicini al pagamento di una somma a titolo di risarcimento, riconoscendo la loro responsabilità ai sensi dell’art. 2051 c.c.

Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione. I giudici di secondo grado hanno accolto l’appello dei vicini, rigettando la richiesta di risarcimento. La Corte ha ritenuto che fosse onere della proprietaria danneggiata adottare le necessarie cautele per proteggere il proprio immobile, come l’impermeabilizzazione del muro perimetrale a contatto con il terreno dei vicini.

La Decisione della Corte: la responsabilità da cose in custodia e la condotta del danneggiato

La proprietaria ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente invertito l’onere della prova. Secondo la ricorrente, spetterebbe al custode (il vicino proprietario dell’aiuola) dimostrare l’esistenza di una causa esterna che ha provocato il danno per essere esente da responsabilità.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la sentenza d’appello e fornendo importanti chiarimenti sui principi che regolano la responsabilità da cose in custodia.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ribadito che la responsabilità prevista dall’art. 2051 c.c. ha natura oggettiva. Ciò significa che non si basa sulla colpa del custode, ma sul semplice nesso di causalità tra la cosa in custodia e il danno. Per ottenere il risarcimento, il danneggiato deve provare solo due elementi: il danno subito e il legame causale con la cosa altrui.

Il custode, per liberarsi da tale responsabilità, deve provare il “caso fortuito”, ovvero un evento imprevedibile e inevitabile che ha interrotto il nesso causale. La Corte ha specificato che il caso fortuito può essere rappresentato anche dalla condotta dello stesso danneggiato.

Nel caso specifico, la Corte territoriale ha qualificato come colposa la condotta della proprietaria, consistente nell’omessa impermeabilizzazione del muro perimetrale. Questa negligenza è stata ritenuta “unica causa efficiente del danno lamentato”. In pratica, la mancata adozione delle “cautele normalmente necessarie in rapporto alle circostanze” da parte della danneggiata ha interrotto il nesso di causalità tra l’aiuola dei vicini e le infiltrazioni. Di conseguenza, la condotta della proprietaria ha assunto il ruolo di caso fortuito, escludendo qualsiasi responsabilità dei vicini.

La valutazione sulla colpa del danneggiato e sulla sua incidenza causale è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito e non può essere riesaminato in Cassazione, se non per vizi motivazionali gravi, che in questo caso non sono stati riscontrati.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: il diritto al risarcimento per danni subiti da una proprietà vicina non è automatico. Il proprietario di un immobile ha un dovere di diligenza e di adottare misure protettive standard per preservare il proprio bene. Omettere tali cautele, come un’adeguata impermeabilizzazione, può essere interpretato come una condotta colposa che, se ritenuta causa esclusiva del danno, annulla la responsabilità del vicino. La decisione sottolinea che la tutela della proprietà passa anche attraverso la prevenzione attiva e la manutenzione da parte del suo stesso titolare.

Chi è responsabile per i danni da cose in custodia secondo l’art. 2051 c.c.?
È responsabile chi ha la custodia della cosa, ovvero il potere di controllo effettivo su di essa. Si tratta di una responsabilità oggettiva, che prescinde dalla colpa del custode e si fonda sul solo nesso di causalità tra la cosa e il danno.

La condotta del proprietario danneggiato può escludere la responsabilità del vicino custode?
Sì. Se la condotta del danneggiato è connotata da colpa (intesa come inosservanza della normale diligenza) e viene ritenuta l’unica causa del danno, essa agisce come “caso fortuito”, interrompendo il nesso di causalità e liberando completamente il custode dalla sua responsabilità.

Quale prova deve fornire il custode di una cosa per non essere ritenuto responsabile?
Il custode deve provare l’esistenza del “caso fortuito”, ovvero un evento esterno che sia stata la vera causa del danno. Questo evento può essere un fatto naturale, il fatto di un terzo o, come nel caso in esame, il fatto colposo dello stesso danneggiato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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