LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità custode strada: quando l’ente paga?

Un ciclista cade a causa di una buca non segnalata durante una gara. La Cassazione conferma la responsabilità del custode della strada, in questo caso il Comune, chiarendo i principi della responsabilità oggettiva ex art. 2051 c.c. Viene respinta la tesi del concorso di colpa del danneggiato, poiché la buca è stata ritenuta un’insidia imprevedibile e inevitabile. La sentenza sottolinea che la responsabilità del custode è esclusa solo dalla prova del caso fortuito, non fornita dall’ente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Custode Strada: Buca non Segnalata, il Comune Paga i Danni al Ciclista

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato i principi cardine in materia di responsabilità del custode della strada in caso di incidenti causati da cattiva manutenzione. Il caso esaminato riguarda un ciclista caduto a causa di una buca durante una gara, sollevando questioni cruciali sulla ripartizione delle colpe tra l’ente pubblico e il danneggiato. La decisione chiarisce come la responsabilità oggettiva prevista dall’articolo 2051 del codice civile ponga un onere probatorio molto stringente a carico dell’ente gestore.

I Fatti: La Caduta e la Causa Legale

Un ciclista, durante una competizione agonistica su una strada provinciale, cadeva rovinosamente a terra a causa di una buca presente sul manto stradale nel tratto di attraversamento di un Comune. A seguito dell’incidente, riportava danni sia alla bicicletta che alla persona. Il ciclista citava quindi in giudizio la Provincia, proprietaria della strada, chiedendo il risarcimento dei danni.

La Provincia si difendeva eccependo la propria mancanza di legittimazione passiva, sostenendo che, in base a una convenzione, la gestione e manutenzione di quel tratto di strada erano state affidate al Comune. Di conseguenza, il Comune veniva chiamato in causa e, a sua volta, coinvolgeva la propria compagnia di assicurazioni per essere tenuto indenne.

Il giudizio di primo grado si concludeva con la condanna in solido di Provincia e Comune al risarcimento, mentre veniva rigettata la domanda di manleva verso l’assicurazione. La decisione veniva confermata in appello, portando il Comune a ricorrere in Cassazione.

La Responsabilità del Custode della Strada secondo la Cassazione

Il cuore della controversia verte sull’applicazione dell’articolo 2051 c.c., che disciplina la responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia. La Corte Suprema ha ribadito che tale responsabilità ha natura oggettiva. Ciò significa che non si basa su una presunzione di colpa del custode, ma sul mero nesso di causalità tra la cosa (la strada dissestata) e il danno (la caduta).

Perché l’ente sia ritenuto responsabile, il danneggiato deve provare due elementi:
1. Il nesso causale tra la anomalia della strada e l’incidente.
2. La sussistenza di un potere di controllo e gestione (la custodia) sulla strada da parte dell’ente convenuto in giudizio.

L’ente custode, per liberarsi da tale responsabilità, non deve dimostrare di essere stato diligente, ma deve provare l’esistenza di un “caso fortuito”, ovvero un evento imprevedibile e inevitabile che ha causato il danno, interrompendo il nesso causale. Il caso fortuito può essere un fatto naturale, un atto di un terzo o la stessa condotta del danneggiato.

Il Comportamento del Danneggiato e il Concorso di Colpa

Il Comune ricorrente sosteneva che la condotta del ciclista avesse avuto un’incidenza causale, se non esclusiva, almeno concorrente nella produzione del sinistro. Tuttavia, la Cassazione ha respinto questa tesi, confermando la valutazione del giudice di merito.

Secondo la Corte, la condotta del danneggiato assume rilevanza giuridica solo se colposa, cioè connotata da una violazione del normale dovere di cautela. Nel caso di specie, i giudici hanno accertato che la buca non era segnalata, non era prevedibile (neanche con una pregressa conoscenza dei luoghi) e non poteva in alcun modo essere evitata da un ciclista medio. Questa valutazione di fatto, se adeguatamente motivata e priva di contraddizioni, è insindacabile in sede di legittimità.

Questioni Accessorie: CTU e Domanda di Manleva

Il Comune aveva inoltre lamentato una presunta nullità della sentenza per omessa motivazione sulle critiche mosse alla consulenza tecnica d’ufficio (CTU) che aveva quantificato i danni. Anche questo motivo è stato respinto, in quanto la Corte ha ritenuto che il giudice d’appello avesse adeguatamente argomentato le proprie conclusioni, anche discostandosi in parte da quelle del perito, senza che ciò costituisse un vizio di motivazione.

Infine, è stata confermata l’inammissibilità del motivo relativo al rigetto della domanda di manleva nei confronti della compagnia assicuratrice. La Cassazione ha qualificato l’errore del giudice di merito (che non avrebbe visto il contratto di assicurazione depositato in atti) come un errore di percezione, denunciabile solo con lo strumento della revocazione e non con il ricorso per cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Responsabilità del Custode

La Corte Suprema ha colto l’occasione per ribadire in modo chiaro e netto i principi che governano la responsabilità del custode della strada. La natura oggettiva di questa responsabilità implica che l’ente gestore è responsabile per il solo fatto di avere la custodia del bene che ha causato il danno, a prescindere da qualsiasi indagine sulla sua colpa. L’onere della prova liberatoria è interamente a carico del custode, che deve dimostrare un fattore esterno (il caso fortuito) che sia stata la vera causa dell’evento. L’argomentazione del Comune, volta a ricostruire la dinamica dei fatti in modo diverso da quanto accertato nei gradi di merito, è stata giudicata inammissibile, poiché il giudizio di cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto. La Corte ha sottolineato come l’apprezzamento delle prove e la ricostruzione della vicenda fattuale siano compiti esclusivi del giudice di merito, il cui operato è censurabile solo per vizi motivazionali specifici e non per una mera divergenza nella valutazione delle risultanze istruttorie.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in tema di responsabilità degli enti pubblici per la manutenzione stradale. La decisione conferma che la responsabilità ex art. 2051 c.c. è oggettiva e prescinde dalla colpa del custode. Per l’utente della strada danneggiato, è sufficiente dimostrare il nesso di causa tra l’insidia stradale e il danno subito. L’ente, per andare esente da responsabilità, deve fornire la prova rigorosa del caso fortuito, dimostrando che l’evento è stato causato da un fattore eccezionale, imprevedibile e inevitabile, come può essere la condotta dello stesso danneggiato, ma solo qualora essa sia connotata da un’abnorme imprudenza. In assenza di tale prova, l’ente è tenuto a risarcire integralmente i danni.

Chi è responsabile per i danni causati da una buca su una strada provinciale che attraversa un comune, se la manutenzione è affidata a quest’ultimo?
In base alla sentenza, possono essere ritenuti responsabili in solido sia l’ente proprietario (la Provincia) sia l’ente a cui è stata affidata la gestione e manutenzione (il Comune), in quanto entrambi sono titolari di un potere di custodia sulla strada.

La condotta del danneggiato (in questo caso un ciclista) può escludere o ridurre la responsabilità dell’ente custode della strada?
Sì, ma solo se la sua condotta è colposa e si pone come causa esclusiva o concorrente dell’evento. Nel caso specifico, la Corte ha escluso ogni colpa del ciclista, poiché la buca è stata ritenuta un’insidia imprevedibile e inevitabile, non segnalata e non evitabile da un utente medio della strada.

Perché il ricorso della compagnia di assicurazioni è stato respinto?
Il motivo relativo alla domanda di garanzia verso l’assicurazione è stato dichiarato inammissibile perché basato su un presunto errore di percezione del giudice (non aver visto un documento in atti). Secondo la Cassazione, questo tipo di errore non può essere fatto valere con il ricorso per cassazione, ma solo con l’apposito rimedio della revocazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati