LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità custode strada: la prova della proprietà

A seguito di un incidente stradale causato da detriti sul manto, una conducente citava in giudizio un Comune per omessa custodia. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna del Comune, stabilendo che la sua responsabilità come custode della strada può essere provata anche in via presuntiva, ad esempio dimostrando che la strada in questione collega una frazione del Comune stesso. L’appello del Comune è stato respinto per motivi procedurali, rafforzando il principio che l’onere della prova sulla proprietà della strada può essere assolto anche tramite indizi gravi, precisi e concordanti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del Custode Stradale: Quando la Proprietà si Presume

La responsabilità custode strada è un tema cruciale che riguarda la sicurezza dei cittadini e gli obblighi della Pubblica Amministrazione. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali in materia, chiarendo come un cittadino possa dimostrare la responsabilità di un Comune per i danni subiti a causa della cattiva manutenzione di una via, anche quando la proprietà di quest’ultima non è documentalmente certa. L’analisi del caso offre spunti pratici sull’onere della prova e sui limiti delle difese degli enti pubblici.

I Fatti del Caso

Una cittadina conveniva in giudizio un Comune per ottenere il risarcimento dei danni subiti in un sinistro stradale. A suo dire, l’incidente era stato causato dalla presenza di ghiaia, fango e terriccio sul manto stradale di una via denominata “Serrapontina”, che le aveva fatto perdere il controllo dell’auto, finendo in una scarpata. La donna sosteneva che la pericolosità della strada derivasse anche dalla confluenza di una strada interpoderale comunale, dalla quale si era riversato il materiale scivoloso. La sua richiesta si fondava sull’art. 2051 c.c., che disciplina la responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia.

Il Comune si difendeva eccependo il proprio difetto di legittimazione passiva, ossia negando di essere il proprietario del tratto di strada interessato dal sinistro. In primo grado, il Tribunale dava ragione all’ente, rigettando la domanda per mancata prova della titolarità della strada e del nesso causale.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado ritenevano che la danneggiata avesse fornito prove sufficienti, anche in via presuntiva, sulla proprietà comunale della strada e, di conseguenza, sulla responsabilità custode strada del Comune. Condannavano quindi l’ente al risarcimento del danno non patrimoniale.

L’Onere della Prova della Proprietà e la Responsabilità Custode Strada

Il Comune proponeva ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti. Con il primo motivo, l’ente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel ritenere provata la sua titolarità della strada. Secondo il ricorrente, in assenza di prove documentali, si sarebbero dovute applicare le norme del Codice della Strada che definiscono le caratteristiche di una strada comunale, caratteristiche che il tratto in questione non possedeva.

La Corte di Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile. La sentenza di secondo grado, infatti, aveva basato la sua decisione su un ragionamento presuntivo solido: la strada interpoderale, da cui provenivano i detriti, congiungeva una frazione (la contrada Lanza) con il resto del territorio comunale. Questo elemento, secondo la Corte, è un indizio sufficiente a presumere la proprietà e la gestione comunale, e quindi la sua responsabilità custode strada. Il Comune, nel suo ricorso, si è limitato a un’astratta evocazione di norme senza contestare nel merito il fatto decisivo posto a fondamento della decisione d’appello, ovvero che la strada servisse a collegare una sua frazione.

Il Tentativo di Invocare il Caso Fortuito

Con il secondo motivo, il Comune tentava di escludere la propria responsabilità invocando l’esistenza di un evento interruttivo del nesso causale, assimilabile al caso fortuito. Sosteneva che i detriti non provenissero da una mancata manutenzione, ma da terreni adiacenti o da un’altra strada, un evento imprevedibile che avrebbe dovuto esonerarlo da responsabilità.

Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile dalla Cassazione, ma per una ragione puramente procedurale. Il Comune, per sostenere la sua tesi, faceva riferimento a stralci della sentenza di primo grado, omettendo però di indicare se e dove tale documento fosse stato prodotto nel giudizio di legittimità. Questa omissione viola un preciso onere processuale (art. 366 n. 6 c.p.c.), che impone al ricorrente di essere specifico nell’indicare gli atti e i documenti su cui si fonda il ricorso. La Corte ha quindi ritenuto impossibile esaminare la fondatezza dell’argomento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, condannando il Comune al pagamento delle spese legali. La decisione si fonda su una rigorosa applicazione dei principi processuali. Da un lato, la Corte ha sottolineato la genericità del primo motivo di ricorso, che non ha efficacemente contestato il nucleo del ragionamento presuntivo della Corte d’Appello sulla proprietà della strada. Dall’altro, ha sanzionato la carenza tecnica del secondo motivo, che non rispettava i requisiti di specificità richiesti per l’impugnazione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, conferma che la prova della proprietà di una strada (e della conseguente responsabilità custode strada) da parte di un ente pubblico può essere raggiunta anche per presunzioni gravi, precise e concordanti, come il fatto che la via svolga una funzione di collegamento pubblico all’interno del territorio comunale. Il cittadino danneggiato non è sempre obbligato a produrre prove documentali complesse. In secondo luogo, evidenzia l’importanza del rigore processuale nei ricorsi per cassazione: la mancata osservanza degli oneri di specificità e produzione documentale può portare a una declaratoria di inammissibilità, impedendo alla Corte di esaminare il merito delle censure.

Come può un cittadino dimostrare che una strada appartiene a un Comune per chiedere un risarcimento?
Un cittadino può provarlo anche attraverso presunzioni, cioè indizi gravi, precisi e concordanti. Nel caso specifico, il fatto che la strada collegasse una frazione del Comune è stato ritenuto un indizio sufficiente a presumere la proprietà e la gestione comunale, e quindi la sua responsabilità.

Cosa significa che un motivo di ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione non può esaminare la questione nel merito perché il ricorso presenta un vizio procedurale. Ad esempio, può essere troppo generico, non contestare il punto centrale della decisione impugnata, oppure non indicare correttamente gli atti e i documenti su cui si basa, come avvenuto in questo caso.

Il Comune è sempre responsabile per i detriti presenti su una strada?
Il Comune è presunto responsabile in qualità di custode della strada ai sensi dell’art. 2051 c.c. Per liberarsi da tale responsabilità, deve provare il cosiddetto ‘caso fortuito’, ossia un evento esterno, imprevedibile e inevitabile che ha causato la situazione di pericolo, interrompendo il legame di causa-effetto tra la cosa in custodia e il danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati