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Responsabilità custode strada: Ente condannato

Un autista perdeva il controllo del proprio mezzo a causa di aquaplaning su una strada provinciale maltenuta durante un forte temporale. Il Tribunale ha riconosciuto la responsabilità del custode della strada (l’ente pubblico) nella misura dell’80%, a causa dell’asfalto vecchio e non drenante, fonte di un’oggettiva pericolosità. Tuttavia, ha attribuito un concorso di colpa del 20% all’autista per non aver adeguato la velocità alle pessime condizioni meteorologiche, pur viaggiando entro i limiti. Di conseguenza, l’ente è stato condannato a risarcire i danni, venendo poi manlevato dalla propria compagnia assicurativa nei limiti della polizza.

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Pubblicato il 14 novembre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità custode strada: Quando l’Ente Pubblico Paga i Danni

La questione della responsabilità custode strada è un tema di grande attualità, che tocca sia gli enti pubblici, tenuti alla manutenzione, sia gli automobilisti. Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre un’analisi dettagliata di un caso di aquaplaning, delineando i confini tra la responsabilità dell’ente e il dovere di prudenza del conducente. Il caso riguarda un grave incidente stradale occorso a un autista, che ha perso il controllo del suo veicolo a causa delle pessime condizioni del manto stradale durante un violento acquazzone.

I Fatti: Un Incidente Annunciato

Un autocarro, durante una giornata di pioggia battente, finiva fuori strada dopo aver perso aderenza sull’asfalto. L’incidente, causato dal fenomeno dell’aquaplaning, provocava gravi lesioni al conducente. L’autista citava in giudizio l’ente pubblico proprietario della strada, sostenendo che l’evento fosse stato causato dallo stato di grave degrado e carente manutenzione del manto stradale: l’asfalto, vecchio e liscio, non era in grado di drenare l’acqua piovana, creando una situazione di estrema pericolosità. A sostegno della sua tesi, venivano portate prove documentali e testimoniali che attestavano come quel tratto di strada fosse noto per la sua scivolosità e teatro di numerosi incidenti simili.

La Decisione del Tribunale: Una Responsabilità Condivisa

Il Tribunale ha accolto parzialmente la domanda dell’attore, riconoscendo la responsabilità dell’ente gestore della strada ai sensi dell’art. 2051 c.c. nella misura dell’80%. Tuttavia, ha ravvisato un concorso di colpa del conducente del 20%, poiché, nonostante viaggiasse entro i limiti di velocità consentiti (70 km/h all’epoca dei fatti), non aveva adeguato la sua andatura alla concreta e pericolosa situazione meteorologica e di visibilità. Di conseguenza, l’ente è stato condannato a risarcire il danno, ma in misura ridotta.

Analisi della responsabilità custode strada e il Concorso di Colpa

Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 2051 c.c., che disciplina la responsabilità custode strada. Questa norma stabilisce una forma di responsabilità oggettiva: l’ente che ha in custodia un bene (in questo caso, la strada) è responsabile dei danni da esso cagionati, indipendentemente da una sua colpa specifica. Per liberarsi, l’ente deve provare il “caso fortuito”, ossia un evento imprevedibile e inevitabile che abbia interrotto il nesso causale. Nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto che la pioggia intensa, unita a un manto stradale palesemente inadeguato e non drenante, non costituisse caso fortuito, ma una condizione di pericolosità prevedibile e prevenibile con una corretta manutenzione.
Allo stesso tempo, la sentenza ha applicato l’art. 1227 c.c., che regola il concorso di colpa del danneggiato. Il giudice ha affermato che il rispetto del limite di velocità formale non esaurisce il dovere di prudenza del conducente. Quest’ultimo deve sempre regolare la velocità in base alle circostanze concrete del traffico, della visibilità e delle condizioni atmosferiche.

Il Ruolo della Compagnia Assicurativa

L’ente pubblico aveva chiamato in causa la propria compagnia assicurativa per essere tenuto indenne (manlevato) dalla eventuale condanna. La compagnia si era difesa sostenendo che l’ente fosse incorso in colpa grave, clausola che avrebbe escluso la copertura. Il Tribunale ha respinto questa tesi, affermando che la polizza copriva proprio i “danni da insidia e/o trabocchetto stradale” derivanti da omessa o inadeguata manutenzione. Pertanto, ha condannato la compagnia a rimborsare all’ente le somme pagate al danneggiato, al netto della franchigia prevista dal contratto.

Le Motivazioni della Sentenza

Il giudice ha fondato la sua decisione su plurimi elementi probatori. Le consulenze tecniche avevano evidenziato come l’asfalto fosse vecchio, liscio e privo di capacità drenante, condizioni ideali per favorire l’aquaplaning. Le testimonianze dei residenti e persino dei Carabinieri avevano confermato la pericolosità del tratto di strada in condizioni di bagnato. Un dato decisivo è stata la circostanza che, solo dopo l’incidente in questione, l’ente si era finalmente deciso a ripavimentare la strada con asfalto drenante e a installare nuova segnaletica di pericolo e limiti di velocità più bassi. Questa azione successiva è stata interpretata come un’implicita ammissione della precedente pericolosità. La quota di colpa attribuita al conducente è stata motivata dalla necessità di una guida particolarmente prudente in condizioni di pioggia battente che, evidentemente, limitavano anche la visibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Enti e Cittadini

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità custode strada impone agli enti pubblici un preciso dovere di manutenzione per garantire la sicurezza degli utenti. La semplice presenza di pioggia non è una scusante sufficiente se il bene in custodia presenta difetti strutturali. Per i cittadini, la decisione funge da monito: il rispetto dei limiti di velocità non è un salvacondotto. È obbligatorio usare la massima prudenza e adattare la guida alle condizioni reali della strada e del meteo, poiché un comportamento negligente, anche minimo, può portare a un concorso di colpa e a una significativa riduzione del risarcimento.

L’ente proprietario di una strada è sempre responsabile per gli incidenti causati dal maltempo?
Non sempre. Secondo la sentenza, l’ente è responsabile se l’incidente è causato da un difetto intrinseco della strada (come un asfalto vecchio e non drenante) che viene esaltato dal maltempo. La responsabilità è esclusa solo se l’ente dimostra che l’evento è stato causato da un “caso fortuito”, cioè un fattore imprevedibile, inevitabile ed estraneo alla sua sfera di controllo, cosa che la pioggia di per sé non è.

Se guido entro i limiti di velocità posso essere ritenuto corresponsabile di un incidente?
Sì. La sentenza chiarisce che il rispetto del limite di velocità formale non esaurisce il dovere di prudenza. Il conducente ha l’obbligo di moderare ulteriormente la velocità e adeguare la guida alle condizioni concrete e avverse, come pioggia battente, scarsa visibilità e condizioni del manto stradale. Non farlo può comportare un’attribuzione di concorso di colpa.

Chi paga se l’ente pubblico viene condannato ma è assicurato?
Inizialmente, è l’ente pubblico condannato a dover pagare il risarcimento al danneggiato. Successivamente, se esiste una polizza assicurativa valida e operante per quel tipo di sinistro, l’ente ha il diritto di essere rimborsato (manlevato) dalla propria compagnia assicurativa per le somme versate, nei limiti e alle condizioni previste dal contratto di assicurazione (ad esempio, al netto di una franchigia).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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