LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità custode: Ente paga per incendio

Un proprietario terriero ha subito ingenti danni al proprio uliveto a causa di un incendio propagatosi da un fondo demaniale adiacente, lasciato in stato di abbandono. La Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza di primo grado, affermando la piena responsabilità del custode, ovvero dell’ente pubblico proprietario. La decisione sottolinea che l’ente non perde mai il suo ruolo di custode, neppure durante una concessione, e ne diventa l’unico responsabile alla sua estinzione, dovendo risarcire i danni causati dalla cattiva manutenzione del fondo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Responsabilità del Custode: Ente Pubblico Condannato per Danni da Incendio

Una recente sentenza della Corte d’Appello ha riaffermato un principio fondamentale in materia di danni a proprietà private: la responsabilità del custode di un bene, specialmente se pubblico, non viene meno facilmente. Il caso in esame riguarda un incendio che, partito dal ciglio di una strada, si è propagato attraverso un terreno demaniale in stato di abbandono, finendo per distruggere un uliveto confinante. La Corte ha stabilito che l’ente pubblico proprietario del fondo è tenuto a risarcire integralmente i danni, ribaltando la decisione di primo grado.

I Fatti: L’Incendio e la Catena dei Danni

Un proprietario di un oliveto in Puglia citava in giudizio un ente regionale, un altro ente pubblico e gli eredi di una signora defunta per ottenere un risarcimento di oltre 66.000 euro. Il motivo? Un incendio, nato tra le erbe secche di una strada provinciale, aveva trovato terreno fertile per propagarsi in un’area demaniale adiacente. Questo terreno, sebbene dato in concessione novennale alla signora poi deceduta, era in uno stato di totale abbandono, pieno di sterpaglie e privo delle necessarie fasce di rispetto (le cosiddette “precese”). Alimentato dal vento caldo, il fuoco aveva attraversato questo fondo e raggiunto l’uliveto del danneggiato, causando ingenti danni.

In primo grado, il Tribunale aveva respinto la domanda contro l’ente regionale, sostenendo che, dopo la morte della concessionaria, la disponibilità di fatto del terreno fosse passata ai suoi potenziali eredi, liberando così l’ente da ogni obbligo di custodia.

La Svolta in Appello e la Piena Responsabilità del Custode

La Corte d’Appello ha completamente riformato la decisione precedente. I giudici hanno chiarito che l’ente regionale, in qualità di proprietario, non aveva mai perso la sua qualità di custode. Anzi, con la morte della concessionaria e la conseguente estinzione della concessione, l’ente era diventato l’unico ed esclusivo custode del bene. La tesi secondo cui i chiamati all’eredità (che peraltro non avevano mai accettato) avessero assunto un potere di fatto sul fondo è stata ritenuta infondata, sia logicamente che giuridicamente.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

Il ragionamento della Corte si basa su alcuni pilastri fondamentali del diritto civile.

La Custodia Permanente dell’Ente Proprietario

Il punto centrale della sentenza è che la concessione del terreno non aveva trasferito totalmente all’esterno gli obblighi di manutenzione e controllo. L’ente proprietario conserva sempre un ruolo di custode, che opera in parallelo a quello del concessionario. Con la fine della concessione, questa responsabilità del custode torna ad essere piena ed esclusiva. L’ente avrebbe dovuto attivarsi per verificare lo stato del fondo e prevenire situazioni di pericolo, cosa che non ha fatto per circa un anno e mezzo tra il decesso della concessionaria e l’incendio.

Il Ruolo Concausale del Fondo Demaniale

La Corte ha stabilito che, per fondare la responsabilità ai sensi dell’art. 2051 c.c., non è necessario provare che il punto esatto di innesco dell’incendio fosse sul terreno demaniale. È sufficiente dimostrare che il fondo, a causa del suo stato di abbandono (sterpaglie, assenza di precese), abbia avuto un ruolo “concausale” nella propagazione del fuoco. La pericolosità intrinseca del terreno lo ha reso un anello decisivo nella catena causale che ha portato al danno, e questo basta per far sorgere l’obbligo di risarcimento.

L’Utilizzabilità della Consulenza Tecnica

La difesa dell’ente regionale aveva tentato di far dichiarare inutilizzabile la consulenza tecnica (CTU) svolta prima della causa, a causa di un difetto di notifica alla concessionaria, all’epoca già deceduta. La Corte ha respinto questa eccezione, osservando che l’ente aveva attivamente partecipato a quelle operazioni peritali, nominando un proprio consulente. Questo comportamento ha sanato qualsiasi vizio procedurale, rendendo la perizia pienamente valida e utilizzabile ai fini della decisione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ha importanti conseguenze pratiche. Innanzitutto, ribadisce che gli enti pubblici non possono sottrarsi alla responsabilità del custode per i beni di loro proprietà, anche se concessi a terzi. Devono esercitare un controllo costante e, in caso di cessazione del rapporto, riprendere immediatamente in carico la gestione attiva del bene per prevenire danni. In secondo luogo, chiarisce che la negligenza nella manutenzione, creando una condizione di pericolo, è sufficiente a fondare la responsabilità per i danni derivanti dalla propagazione di un incendio, anche se l’innesco è avvenuto altrove. Infine, la sentenza condanna l’ente a pagare non solo i danni materiali e da mancato reddito, ma anche tutti i costi legali sostenuti dal danneggiato nei vari gradi di giudizio, ripristinando pienamente le sue ragioni.

Chi è responsabile se un incendio si propaga da un terreno pubblico in stato di abbandono?
L’ente pubblico proprietario è responsabile in qualità di custode (ex art. 2051 c.c.), poiché il suo dovere di manutenzione e controllo è permanente. Lo stato di abbandono del terreno, contribuendo alla propagazione del fuoco, fonda la sua responsabilità per i danni causati a terzi.

La morte del concessionario di un terreno pubblico libera l’ente proprietario dalla sua responsabilità?
No. Al contrario, secondo la sentenza, con la morte del concessionario e l’estinzione della concessione, l’ente pubblico proprietario torna ad essere l’unico ed esclusivo custode del bene, con tutti gli obblighi di manutenzione e controllo che ne derivano.

È necessario dimostrare che l’incendio sia partito proprio dal terreno pubblico per ottenere un risarcimento?
No. La sentenza chiarisce che non è necessario individuare con certezza il punto di innesco. È sufficiente dimostrare che il terreno in custodia abbia avuto un ruolo concausale nella propagazione dell’incendio, ad esempio a causa della presenza di sterpaglie e dell’assenza di fasce di rispetto, che hanno facilitato la diffusione delle fiamme.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati