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Responsabilità custode e caduta: il caso del ciclista

Un ciclista ha citato in giudizio un Comune per ottenere il risarcimento dei danni subiti a seguito di una caduta, attribuita a una buca sulla strada. Il Tribunale ha rigettato la domanda, escludendo la responsabilità del custode (il Comune). La decisione si fonda sulla mancanza di prova del nesso causale e, in via dirimente, sulla condotta imprudente del ciclista stesso, ritenuta l’unica causa dell’incidente. Quest’ultimo, infatti, conosceva la strada, viaggiava in condizioni di perfetta visibilità e non rispettava l’obbligo di tenere la destra. Di conseguenza, il ciclista è stato condannato a pagare le spese legali di tutte le parti coinvolte, compresi i terzi chiamati in causa dal Comune.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Custode per Caduta: Quando la Colpa è del Ciclista

La responsabilità custode, disciplinata dall’articolo 2051 del Codice Civile, è un tema centrale nelle cause di risarcimento per incidenti stradali causati da cattiva manutenzione. Tuttavia, una recente sentenza del Tribunale di Venezia chiarisce un punto fondamentale: se la condotta del danneggiato è imprudente e imprevedibile, la responsabilità dell’ente proprietario della strada viene meno. Analizziamo questo caso emblematico, che ha visto un ciclista perdere la causa contro il Comune e venire condannato al pagamento di tutte le spese processuali.

I Fatti del Caso: La Caduta in Bicicletta e la Richiesta di Risarcimento

Un cittadino citava in giudizio l’amministrazione comunale chiedendo un cospicuo risarcimento per i danni fisici e materiali subiti a seguito di una caduta dalla propria bicicletta. Secondo l’attore, l’incidente era stato causato da una buca non segnalata presente sul manto stradale di una via cittadina. A sostegno della sua tesi, produceva documentazione fotografica dell’anomalia stradale.

Il Comune si costituiva in giudizio, contestando la propria responsabilità e chiamando in causa una società di servizi che, a suo dire, aveva eseguito lavori in quel tratto di strada, rendendosi quindi responsabile di eventuali difetti. Questo ha innescato una reazione a catena: la società di servizi ha chiamato in causa le ditte appaltatrici, le quali, a loro volta, hanno coinvolto le rispettive compagnie di assicurazione. Il processo si è così trasformato in una complessa disputa con molteplici parti.

La Decisione del Tribunale e la Responsabilità Custode

Il Tribunale ha rigettato integralmente la domanda del ciclista. La decisione si articola su due livelli di analisi, entrambi sfavorevoli all’attore.

In primo luogo, il giudice ha ritenuto non sufficientemente provato il nesso di causalità tra l’avvallamento stradale e la caduta. L’unica testimone oculare, che seguiva l’attore in bicicletta, ha dichiarato di aver visto l’amico cadere, ma di aver notato la buca solo in un secondo momento, dopo essersi fermata. Non è stata in grado di confermare con certezza che la caduta fosse avvenuta proprio in corrispondenza del punto mostrato nelle fotografie, né di descrivere la dinamica esatta dell’interazione tra la bicicletta e la presunta insidia.

Questo primo punto è già di per sé sufficiente a far crollare l’impianto accusatorio, poiché l’onere di provare il nesso causale grava interamente sul danneggiato.

Le Motivazioni: Perché la Condotta del Ciclista Esclude la Responsabilità del Comune?

Il cuore della sentenza risiede nel secondo livello di analisi. Il giudice ha affermato che, anche se il nesso causale fosse stato provato, la domanda sarebbe stata comunque respinta a causa della condotta dell’attore, ritenuta causa esclusiva dell’evento.

Il comportamento del ciclista ha interrotto il nesso causale, configurandosi come caso fortuito per il custode. I fattori decisivi sono stati:
1. Visibilità dell’ostacolo: L’anomalia non era una ‘insidia occulta’, ma un avvallamento visibile, situato in un’area con altre crepe e un riporto di asfalto di colore diverso che lo rendeva percepibile.
2. Condizioni ambientali: L’incidente è avvenuto alle 17:15 di un giorno di luglio, in condizioni di piena luce solare, ottima visibilità e bel tempo.
3. Caratteristiche della strada: La strada era rettilinea, pianeggiante e sufficientemente ampia da consentire di aggirare agevolmente l’avvallamento.
4. Familiarità con i luoghi: L’attore ha ammesso di percorrere quella strada, seppur non quotidianamente, per recarsi al lavoro, e quindi doveva conoscerne lo stato.
5. Violazione del Codice della Strada: L’anomalia si trovava verso il centro-sinistra della carreggiata. Il Codice della Strada (art. 143) impone ai veicoli senza motore, come le biciclette, di tenersi il più vicino possibile al margine destro. Se il ciclista avesse rispettato questa norma, avrebbe evitato con assoluta certezza il dislivello.

Il Tribunale ha concluso che la caduta non è stata causata dalla strada in sé, ma dal comportamento ‘imprudente e inavveduto’ della vittima, la quale avrebbe potuto e dovuto evitare il pericolo usando l’ordinaria diligenza.

Le Conclusioni: Il Principio di Causalità e le Spese Legali

La conseguenza diretta del rigetto della domanda è stata la condanna dell’attore al pagamento delle spese processuali. La particolarità di questa sentenza sta nell’applicazione rigorosa del principio di causazione: poiché è stato l’attore a dare inizio a una causa infondata, costringendo il Comune a difendersi e a chiamare in causa altri soggetti, è giusto che sia lui a sostenere i costi di tutte le parti coinvolte. La sua azione ha generato l’intera catena processuale, e deve quindi risponderne economicamente.

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità custode non è un’assicurazione contro ogni tipo di incidente. Il diritto al risarcimento presuppone non solo un danno, ma anche che la condotta del danneggiato sia stata diligente e conforme alle normali regole di prudenza.

Quando la condotta del danneggiato esclude la responsabilità del custode di una strada?
Secondo la sentenza, la responsabilità del custode è esclusa quando la condotta del danneggiato è imprudente, negligente e imprevedibile, al punto da diventare la causa unica ed esclusiva dell’incidente. Nel caso specifico, il fatto che il ciclista conoscesse i luoghi, viaggiasse in piena luce e non rispettasse l’obbligo di tenere la destra ha interrotto il nesso causale con lo stato della strada.

Chi paga le spese legali delle parti chiamate in causa se la domanda principale viene rigettata?
In base al ‘principio di causazione’ applicato dal giudice, se la domanda iniziale dell’attore è manifestamente infondata, è l’attore stesso a dover rimborsare le spese legali di tutte le parti, comprese quelle chiamate in giudizio dal convenuto o da altri. Questo perché la sua azione ha dato origine a tutta la catena processuale.

Cosa deve provare chi cade in bicicletta per ottenere un risarcimento dal Comune?
Il danneggiato deve fornire una prova rigorosa del nesso di causalità, dimostrando che la caduta è stata causata direttamente e in modo inequivocabile dalla specifica anomalia stradale (es. la buca). Deve provare il luogo esatto, la dinamica precisa dell’incidente e che l’ostacolo non era evitabile usando l’ordinaria diligenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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