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Responsabilità CTU: tardiva la domanda in riassunzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato improcedibile un ricorso riguardante la responsabilità di un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU). Il ricorrente aveva introdotto tardivamente una domanda per ‘responsabilità da contatto sociale’ durante il processo, dopo aver inizialmente agito solo per responsabilità extracontrattuale. La Corte ha stabilito che tale modifica doveva essere effettuata nell’atto di riassunzione del giudizio e non in una memoria successiva, confermando l’inammissibilità della domanda. Anche la richiesta originaria di responsabilità extracontrattuale è stata respinta per carenza di prove sulla colpa del CTU.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità CTU: Quando una Domanda Tardiva Diventa Inammissibile

Nel complesso mondo della giustizia, i tempi e le forme processuali non sono meri dettagli, ma pilastri fondamentali che garantiscono il corretto svolgimento del giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina un aspetto cruciale: la responsabilità CTU e le conseguenze derivanti dalla tardiva proposizione di una domanda giudiziale. Questo caso dimostra come un errore di tempistica possa precludere l’esame nel merito di una pretesa, anche se potenzialmente fondata.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un contenzioso amministrativo in cui un cittadino si opponeva a un ordine di demolizione. Nel corso di tale giudizio, veniva nominato un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), un architetto, per effettuare una perizia. Insoddisfatto delle conclusioni del CTU, che riteneva errate e pregiudizievoli, il cittadino avviava una causa civile separata per ottenere il risarcimento dei danni, accusando il professionista di aver agito con negligenza.

Inizialmente, l’azione legale era basata sulla responsabilità extracontrattuale (ai sensi dell’art. 2043 c.c.), ossia quella che sorge da un fatto illecito che causa un danno ingiusto. Tuttavia, nel corso del processo, dopo che la causa era stata trasferita per competenza territoriale e riassunta davanti a un nuovo Tribunale, il cittadino tentava di modificare la propria strategia difensiva, introducendo una nuova domanda basata sulla cosiddetta “responsabilità da contatto sociale”.

La questione della responsabilità CTU e la domanda tardiva

La responsabilità da contatto sociale è una figura elaborata dalla giurisprudenza che si applica quando, pur in assenza di un contratto, si crea un affidamento qualificato tra un professionista e un terzo a causa della particolare natura della prestazione. Questa forma di responsabilità segue le regole di quella contrattuale, che sono più favorevoli per chi agisce in giudizio, ad esempio in termini di onere della prova e prescrizione.

Il punto nodale della controversia è stato il momento in cui questa nuova domanda è stata introdotta. Invece di inserirla nell’atto con cui si riavviava il processo davanti al nuovo giudice (l’atto di riassunzione), la parte attrice l’ha formulata solo in una memoria successiva (la memoria ex art. 183, VI comma, n. 1 c.p.c.). Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dichiarato questa nuova domanda inammissibile perché tardiva, rigettando inoltre nel merito la domanda originaria di responsabilità extracontrattuale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, dichiarando il ricorso improcedibile e, in ogni caso, rigettandolo. Le motivazioni della Suprema Corte sono chiare e si fondano su principi procedurali consolidati.

Innanzitutto, la Corte ha ribadito che, sebbene in sede di riassunzione sia possibile proporre domande nuove, ciò deve avvenire nel primo atto utile, ovvero l’atto di riassunzione stesso, per garantire il pieno rispetto del contraddittorio. Introdurre una domanda con una natura giuridica completamente diversa (da extracontrattuale a contrattuale “da contatto sociale”) in una memoria successiva costituisce una modifica non consentita e, pertanto, tardiva.

In secondo luogo, la Corte ha evidenziato che la sentenza d’appello si basava su una duplice ratio decidendi: non solo la domanda era inammissibile per tardività, ma era anche infondata nel merito. Il ricorrente, nel suo ricorso, si era concentrato principalmente sulla presunta fondatezza della responsabilità da contatto sociale, senza contestare efficacemente la prima e autonoma ragione della decisione, ovvero l’inammissibilità. Questo vizio è sufficiente a rendere il motivo di ricorso inammissibile.

Infine, per quanto riguarda la domanda originaria di responsabilità extracontrattuale, la Cassazione ha confermato la valutazione della Corte d’Appello, secondo cui il ricorrente non aveva fornito prove sufficienti a dimostrare il dolo o la colpa grave del CTU, elementi necessari per configurare tale tipo di responsabilità.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: nel processo civile, la forma è sostanza. Il rispetto dei termini e delle modalità previste dal codice di procedura civile è essenziale per la tutela dei propri diritti. La vicenda insegna che cambiare la base giuridica di una richiesta a processo inoltrato è un’operazione delicata che deve essere compiuta nei momenti processuali corretti. In caso contrario, si rischia di vedere la propria domanda dichiarata inammissibile, senza che il giudice possa nemmeno valutarne il merito. La responsabilità CTU, come quella di ogni altro professionista, può essere fatta valere in giudizio, ma solo seguendo scrupolosamente le regole del gioco processuale.

È possibile modificare o aggiungere una nuova domanda in un giudizio dopo che è stato riassunto davanti a un nuovo giudice?
Sì, la giurisprudenza ammette la possibilità di proporre nuove domande in sede di riassunzione, ma ciò deve avvenire nel primo atto difensivo utile, ovvero l’atto di citazione in riassunzione, per consentire alla controparte di difendersi adeguatamente.

Per quale motivo la Corte ha ritenuto inammissibile la domanda di responsabilità da “contatto sociale” contro il CTU?
Perché è stata introdotta tardivamente. La domanda è stata formulata per la prima volta in una memoria successiva (ex art. 183 c.p.c.) e non nell’atto di riassunzione del processo, che era il momento processuale corretto per presentare una domanda nuova in quel contesto.

Qual è la conseguenza se un ricorso in Cassazione non contesta tutte le “rationes decidendi” (motivazioni) della sentenza d’appello?
Se la sentenza d’appello si fonda su più ragioni, ciascuna di per sé sufficiente a sorreggere la decisione, il ricorso in Cassazione deve contestarle tutte. Se anche una sola di queste ragioni non viene efficacemente impugnata, il ricorso viene dichiarato inammissibile perché l’eventuale accoglimento delle altre censure non potrebbe comunque portare all’annullamento della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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