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Responsabilità CTU: limiti e onere della prova

Una parte in causa ha citato in giudizio un consulente tecnico d’ufficio (CTU) per danni, sostenendo che una sua perizia errata avesse causato la perdita in un precedente processo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo i confini della responsabilità del CTU. La Corte ha chiarito che, per affermare la responsabilità del consulente, non è sufficiente un esito a sé sfavorevole, ma è necessario dimostrare il suo dolo o la colpa grave. Nel caso specifico, non è stata fornita alcuna prova in tal senso, in quanto il CTU aveva correttamente evidenziato difetti oggettivi in un progetto edilizio che ne impedivano l’approvazione.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità CTU: La Cassazione Fissa i Paletti sulla Falsa Perizia

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel contenzioso civile: la responsabilità CTU. Quando un consulente tecnico nominato dal tribunale può essere chiamato a risarcire i danni per una perizia ritenuta errata? La pronuncia chiarisce che non basta un esito sfavorevole a una delle parti per configurare un illecito, ma è necessario provare l’elemento soggettivo del dolo o, quantomeno, della colpa grave. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti: Una Lunga Battaglia Legale per una Consulenza Tecnica

La vicenda trae origine da una controversia legata al pagamento dei compensi professionali di un architetto per due progetti di lottizzazione. Nel giudizio di opposizione a un decreto ingiuntivo, il Tribunale aveva nominato un ingegnere come CTU per verificare la conformità dei progetti alle direttive impartite dalla committente.

L’esito della consulenza fu negativo per la committente, che perse la causa. Convinta di aver subito un’ingiustizia a causa di una perizia falsa, decise di avviare un nuovo e separato processo, questa volta contro il CTU, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni.

Il percorso giudiziario è stato lungo e complesso. Dopo una prima fase in cui la domanda era stata respinta per prescrizione, la stessa Corte di Cassazione aveva annullato la decisione, rinviando la causa alla Corte d’Appello per un esame nel merito.

La Decisione della Corte e i Limiti della Responsabilità CTU

La Corte d’Appello, in sede di rinvio, ha rigettato la domanda della committente. I giudici hanno stabilito che nel comportamento del CTU non vi era alcuna traccia non solo di dolo, ma neppure di colpa. Il consulente, infatti, aveva correttamente evidenziato un limite insuperabile del progetto originario: esso prevedeva costruzioni su terreni appartenenti anche ad altri soggetti, rendendo di fatto impossibile il rispetto delle distanze legali e, di conseguenza, l’approvazione da parte del Comune.

La parte soccombente ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, basato su cinque motivi, tra cui la presunta violazione delle norme sulla falsa perizia, l’omesso esame di fatti decisivi e una motivazione illogica o apparente.

La Suprema Corte ha respinto tutti i motivi. Ha innanzitutto ricordato che, a seguito della riforma del 2012, il controllo sulla motivazione di una sentenza di merito è limitato alla verifica del rispetto del “minimo costituzionale”. Ciò significa che una sentenza può essere cassata solo se la motivazione è totalmente assente, meramente apparente, o si basa su un contrasto insanabile tra affermazioni, non se è semplicemente non condivisa dalla parte ricorrente.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse pienamente valida. I giudici di merito avevano chiaramente spiegato perché l’operato del consulente non poteva essere considerato negligente o fraudolento. La responsabilità CTU non può derivare dalla mera “inutilità” del progetto redatto dal primo professionista, ma deve fondarsi su una condotta penalmente rilevante del consulente stesso, cosa che in questo caso è stata motivatamente esclusa.

Il CTU si era limitato a evidenziare una criticità oggettiva e insuperabile del progetto, ovvero l’impossibilità di realizzarlo rispettando le norme urbanistiche a causa della frammentazione della proprietà dei terreni. Pertanto, attribuirgli una volontà di danneggiare la parte o una grave negligenza era infondato. I motivi del ricorso, secondo la Corte, miravano a una inammissibile rivalutazione dei fatti, cercando di sostituire l’apprezzamento del giudice di merito con quello della parte.

Un altro punto interessante riguarda le spese processuali. La ricorrente si doleva di essere stata condannata a pagare le spese di tutti i gradi di giudizio, compreso quello di Cassazione che aveva precedentemente vinto sulla questione della prescrizione. La Corte ha respinto anche questa doglianza, applicando il principio della “soccombenza globale”: le spese legali vengono liquidate alla fine del processo in base all’esito finale complessivo della lite. Poiché la ricorrente è risultata alla fine totalmente soccombente nel merito, è stata correttamente condannata al pagamento di tutte le spese.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre spunti di riflessione fondamentali sulla responsabilità CTU. Insegna che per agire contro un consulente tecnico d’ufficio non è sufficiente lamentare un esito processuale negativo. È indispensabile fornire la prova rigorosa che il consulente abbia agito con l’intenzione di danneggiare (dolo) o con una negligenza talmente grave da essere inescusabile (colpa grave). Il tentativo di rimettere in discussione il merito tecnico della consulenza in sede di legittimità è destinato a fallire, poiché la Cassazione non è un terzo grado di giudizio, ma un organo di controllo della corretta applicazione del diritto.

Quando un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) è considerato responsabile per la sua perizia?
Secondo la decisione, la responsabilità del CTU sorge solo quando sia provato che egli abbia agito con dolo (intenzione di danneggiare) o almeno con colpa grave. Un semplice esito sfavorevole per una delle parti o una valutazione tecnica non condivisa non sono sufficienti a fondare una sua responsabilità per danni.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione di merito fatta da un CTU e accolta dal giudice?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il ricorso non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione dei fatti o del merito della consulenza tecnica. Il sindacato della Corte è limitato ai casi in cui la motivazione della sentenza sia totalmente mancante, puramente apparente o presenti contraddizioni insanabili, non quando la parte semplicemente non ne condivida le conclusioni.

Chi paga le spese legali se vinco un ricorso in Cassazione per un motivo procedurale ma poi perdo la causa nel merito?
Le spese legali sono regolate dal principio della “soccombenza globale”. Ciò significa che il giudice che emette la decisione finale valuta l’esito complessivo dell’intera causa. Pertanto, la parte che risulta soccombente nel merito alla fine del percorso giudiziario è tenuta a rimborsare tutte le spese processuali, comprese quelle della fase di Cassazione che aveva vinto su un punto specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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