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Responsabilità Cose in Custodia: Condotta Vittima Esclude Danno

La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità per cose in custodia di un Ministero per la morte di un militare a seguito dell’esplosione di un ordigno. La Suprema Corte ha stabilito che la condotta imprudente e imprevedibile della vittima, che ha maneggiato l’esplosivo, ha interrotto il nesso causale, configurandosi come caso fortuito e liberando l’amministrazione da ogni obbligo risarcitorio.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità per Cose in Custodia: Quando la Condotta della Vittima Annulla il Risarcimento

La responsabilità per cose in custodia, disciplinata dall’articolo 2051 del codice civile, rappresenta un pilastro del nostro ordinamento in materia di risarcimento del danno. Questo principio stabilisce che chiunque abbia in custodia una cosa è responsabile dei danni che questa provoca, a meno che non riesca a provare il cosiddetto “caso fortuito”. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso drammatico, chiarendo come la condotta della stessa vittima possa integrare quel caso fortuito, fino ad escludere completamente la responsabilità del custode, anche quando si tratta della Pubblica Amministrazione.

I Fatti di Causa: Un Tragico Evento e la Battaglia Legale

La vicenda trae origine da un evento tragico: il decesso di un appuntato dei carabinieri, avvenuto all’interno di una caserma a seguito della deflagrazione di una bomba a mano. I familiari della vittima avevano citato in giudizio il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Interno per ottenere il risarcimento dei danni, sostenendo la loro responsabilità in qualità di custodi dell’immobile in cui si era verificata la tragedia.

Il Percorso Giudiziario: Dalla Condanna all’Assoluzione

In primo grado, il Tribunale aveva accolto la domanda dei familiari, condannando il Ministero della Difesa al risarcimento. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato completamente la decisione. I giudici di secondo grado hanno ritenuto che non vi fosse prova che l’ordigno fosse stato introdotto da terzi e che, al contrario, fosse stato attivato dalla stessa vittima. Elemento cruciale, la Corte ha sottolineato che il comportamento imprudente del militare, che aveva maneggiato un oggetto pericoloso senza adottare alcuna cautela e senza segnalarne la presenza, aveva di fatto interrotto ogni nesso causale con la responsabilità del Ministero. Tale condotta è stata qualificata come caso fortuito, escludendo così il diritto al risarcimento.

La Decisione della Cassazione e la Responsabilità per Cose in Custodia

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza d’appello, rigettando il ricorso dei familiari. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di responsabilità per cose in custodia.

L’Interruzione del Nesso Causale da Parte della Vittima

Il punto centrale della decisione è il concetto di “interruzione del nesso causale”. La responsabilità ex art. 2051 c.c. non è assoluta. Per ottenerla, non basta che un danno avvenga in un luogo custodito da un soggetto; è necessario dimostrare che il danno sia stato causato direttamente dalla cosa. Se interviene un fattore esterno, imprevedibile e inevitabile, che diventa la vera causa dell’evento, la responsabilità del custode viene meno. In questo caso, la Corte ha identificato tale fattore nella condotta del danneggiato. Il suo comportamento, consistito nel maneggiare un ordigno esplosivo violando le più elementari norme di prudenza, è stato ritenuto talmente anomalo e imprevedibile da assurgere a causa esclusiva del danno, degradando il ruolo della caserma (la “cosa in custodia”) a mera occasione dell’evento.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che la responsabilità oggettiva del custode si ferma dove inizia l’imprudenza eccezionale della vittima. I giudici hanno chiarito che quanto più una situazione di pericolo è prevedibile e superabile con l’ordinaria diligenza, tanto più il comportamento imprudente di chi vi si espone volontariamente acquista peso, fino a diventare l’unica causa del danno. La scelta del militare di manipolare l’ordigno, anziché allontanarsene e segnalarlo agli specialisti, ha integrato gli estremi del caso fortuito, assorbendo ogni potenziale collegamento causale tra la cosa custodita (la caserma) e il tragico evento. La Corte ha quindi concluso che l’appello dei familiari era infondato, poiché non aveva scalfito le solide motivazioni (le rationes decidendi) della Corte d’Appello, basate proprio sull’interruzione del nesso di causalità.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione rafforza un principio di equilibrio e ragionevolezza: la responsabilità per cose in custodia, sebbene severa, non può trasformarsi in una condanna oggettiva a prescindere dalle circostanze. Il custode è esonerato se dimostra che il danno è stato provocato da un evento eccezionale, e tale evento può essere proprio la condotta colposa e imprevedibile del danneggiato. La decisione serve da monito sul dovere di auto-responsabilità e cautela che incombe su ciascuno, anche quando ci si trova in luoghi custoditi da terzi.

La Pubblica Amministrazione è sempre responsabile per i danni che avvengono nei suoi immobili?
No. La sua responsabilità per cose in custodia (art. 2051 c.c.) può essere esclusa se prova il “caso fortuito”, ovvero un evento imprevedibile e inevitabile che ha causato il danno in via esclusiva.

Il comportamento imprudente della vittima può escludere la responsabilità del custode?
Sì. Secondo la sentenza, se la condotta della vittima è la causa esclusiva dell’evento dannoso, interrompendo il nesso causale con la cosa in custodia, essa integra gli estremi del caso fortuito e libera il custode da ogni responsabilità.

Cosa deve dimostrare chi agisce per un danno da cose in custodia?
L’attore deve dimostrare il nesso di causalità tra la cosa in custodia e il danno subito. Non è sufficiente che il danno sia avvenuto nello stesso contesto in cui si trova la cosa, ma deve essere stato provocato proprio da essa. Il custode, per difendersi, deve provare il caso fortuito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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