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Responsabilità contrattuale assicurazione: il caso

Un’azienda produttrice sostituisce gratuitamente componenti difettosi a un cliente, sostenendo un costo significativo. Successivamente, chiede il rimborso alla propria compagnia assicurativa, ma la Corte d’Appello nega la copertura. La sentenza chiarisce che una polizza per responsabilità civile verso terzi (RCT/RCP) esclude la responsabilità contrattuale, coprendo solo i danni causati a terzi dal prodotto difettoso, non il costo di sostituzione del prodotto stesso.

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Pubblicato il 11 dicembre 2024 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Polizza RCT e Prodotti Difettosi: Chi Paga la Sostituzione?

Un’azienda che produce componenti per apparecchiature medicali si trova di fronte a un problema: una partita di alimentatori risulta difettosa, causando malfunzionamenti e rischi di incendio nelle macchine per dialisi di un suo importante cliente. Per evitare danni maggiori e una crisi reputazionale, l’azienda decide di sostituire gratuitamente tutti i 288 pezzi difettosi, sostenendo un costo di quasi 90.000 euro. Confidando nella propria copertura assicurativa per la responsabilità civile, si rivolge alla compagnia per ottenere il rimborso. La risposta è un netto rifiuto. Questo caso, deciso dalla Corte d’Appello di Genova, offre un’importante lezione sulla distinzione tra responsabilità contrattuale e assicurazione per danni a terzi.

I Fatti del Caso: Fornitura Difettosa e Accordo Transattivo

Una società specializzata in componenti elettronici (l’appellante) forniva alimentatori a un’azienda produttrice di macchinari per dialisi. A seguito della segnalazione di gravi problemi, come fumi e principi di incendio, si scoprì un difetto di produzione in un lotto specifico. Per risolvere la questione e prevenire conseguenze ben più gravi, le due società si accordarono per la sostituzione gratuita dei componenti difettosi. L’azienda fornitrice, dopo aver sostenuto i costi, denunciò il sinistro alla propria compagnia assicurativa, chiedendo l’indennizzo previsto dalle polizze RCT (Responsabilità Civile verso Terzi) e RCP (Responsabilità Civile Prodotti).

La Decisione di Primo Grado e le Ragioni dell’Appello

Il Tribunale di primo grado respinse la domanda. La motivazione fu chiara: il costo sostenuto dall’azienda non derivava da un danno causato a terzi (ospedali, pazienti), ma era la conseguenza diretta di un inadempimento contrattuale verso il proprio cliente. In pratica, l’azienda stava semplicemente adempiendo al proprio obbligo di fornire un prodotto funzionante. Le polizze assicurative, tuttavia, escludevano esplicitamente la copertura per la “responsabilità contrattuale”.

L’azienda ha impugnato la decisione, sostenendo che la sostituzione aveva evitato danni ben più gravi a terzi, e che quindi l’intervento rientrava nelle “spese di salvataggio” previste dall’art. 1914 c.c., che l’assicuratore è tenuto a rimborsare.

L’Analisi della Corte: la netta distinzione tra la responsabilità contrattuale e assicurazione

La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado, respingendo l’appello. Il ragionamento dei giudici si basa su alcuni punti cardine che chiariscono i limiti della copertura assicurativa RCT/RCP.

Danno “al” Prodotto vs. Danno “dal” Prodotto

Il punto centrale della decisione è la distinzione fondamentale tra il costo per rimediare al difetto del prodotto (danno “al” prodotto) e il risarcimento per i danni che il prodotto difettoso causa a persone o cose esterne (danno “dal” prodotto). Le polizze in questione coprono solo la seconda ipotesi. Il costo di €88.416,00 rappresentava il valore dei nuovi alimentatori forniti in sostituzione, non un risarcimento per incendi o danni subiti da ospedali o pazienti. Nessuna richiesta di risarcimento da parte di terzi era mai stata avanzata.

Inapplicabilità delle Spese di Salvataggio (Art. 1914 c.c.)

L’argomento delle spese di salvataggio è stato respinto perché, secondo la Corte, l’obbligo dell’assicuratore di rimborsare tali spese sorge solo in presenza di un sinistro coperto dalla polizza. Poiché il sinistro in questione era un inadempimento contrattuale (escluso dalla garanzia), non poteva esserci alcun obbligo di rimborsare le spese sostenute per gestirlo, anche se finalizzate a prevenire danni futuri che potenzialmente sarebbero stati coperti.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha sottolineato che le clausole contrattuali della polizza erano inequivocabili nell’escludere i costi di sostituzione e riparazione del prodotto difettoso e, più in generale, la responsabilità di natura contrattuale. I giudici hanno chiarito che queste non sono clausole vessatorie che limitano la responsabilità dell’assicuratore, ma clausole che definiscono l’oggetto stesso del contratto, ovvero il perimetro del rischio assicurato. L’assicurazione era stata stipulata per coprire i danni a terzi, non i rischi commerciali legati alla produzione e vendita di beni difettosi.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: le polizze di responsabilità civile verso terzi e da prodotto non sono una garanzia sulla qualità del prodotto venduto. Esse intervengono solo quando il difetto del prodotto causa un danno esterno, a terzi. Il costo per rimediare all’inadempimento di un contratto di fornitura rimane un rischio d’impresa a carico del produttore, non trasferibile alla compagnia assicurativa tramite una polizza standard RCT/RCP. L’assicurato non può trasformare una richiesta di risarcimento per inadempimento contrattuale in un sinistro indennizzabile, anche se le sue azioni hanno evitato danni maggiori.

L’assicurazione per responsabilità civile prodotti (RCP) copre il costo di sostituzione del prodotto difettoso?
No. Secondo la sentenza, la polizza RCP copre i danni che il prodotto difettoso causa a terzi (persone o cose), ma non il costo per riparare o sostituire il prodotto stesso. Quest’ultimo rientra nella responsabilità contrattuale tra venditore e acquirente, che è tipicamente esclusa dalla copertura.

La sostituzione di un prodotto difettoso per evitare danni maggiori può essere considerata una “spesa di salvataggio” rimborsabile dall’assicurazione?
No. La Corte ha stabilito che l’obbligo di rimborsare le spese di salvataggio (art. 1914 c.c.) si attiva solo se il sinistro che si cerca di evitare o limitare è un evento coperto dalla polizza. Poiché la responsabilità contrattuale era esclusa, anche i costi sostenuti per gestirla non sono rimborsabili.

Una clausola che esclude la responsabilità contrattuale dalla copertura assicurativa è da considerarsi vessatoria?
No. I giudici hanno chiarito che tale clausola non limita la responsabilità dell’assicuratore in modo ingiusto, ma definisce l’oggetto del contratto e il perimetro del rischio assicurato. Si tratta di una legittima delimitazione della copertura, non di una clausola vessatoria ai sensi dell’art. 1341 c.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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