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Responsabilità consulente del lavoro: doveri e rischi

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità professionale di un consulente del lavoro per non aver informato tempestivamente una società cliente di irregolarità contributive che hanno causato la perdita di importanti sgravi. La sentenza chiarisce che il dovere di informazione è diretto e non può essere delegato a terzi intermediari. La negligenza del professionista, consistita nell’omessa verifica preliminare e nella mancata comunicazione di avvisi cruciali, è stata ritenuta la causa diretta del danno subito dall’azienda, quantificato nella perdita dei benefici contributivi.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Responsabilità Consulente del Lavoro: Il Dovere di Informare Direttamente il Cliente

La responsabilità del consulente del lavoro è un tema cruciale per professionisti e aziende. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza dei doveri di diligenza, informazione e verifica preventiva che gravano su questi professionisti. La vicenda analizzata riguarda un caso di omessa comunicazione di avvisi da parte dell’INPS, che ha portato una società a perdere significativi sgravi contributivi. Vediamo nel dettaglio i fatti, le decisioni dei giudici e le implicazioni pratiche di questa ordinanza.

I Fatti di Causa: Un Incarico Delicato e le Omissioni Fatali

Una società S.r.l. si rivolgeva a un consulente del lavoro per gestire le pratiche di assunzione di due nuovi dipendenti, con l’obiettivo di beneficiare degli sgravi contributivi previsti dalla legge. L’incarico veniva conferito nel marzo 2015. Tuttavia, l’azienda aveva delle irregolarità contributive pregresse, relative all’anno 2014.

L’INPS, attraverso il cassetto previdenziale gestito dal consulente, inviava a quest’ultimo diversi avvisi per regolarizzare la posizione debitoria, avvertendo che il mancato pagamento entro i termini avrebbe comportato la revoca dei benefici. Il consulente, però, non comunicava direttamente tali avvisi alla società cliente, ma li inoltrava a una terza società che fungeva da intermediario nei rapporti amministrativi. Di conseguenza, la società cliente non sanava la propria posizione in tempo, perdendo così il diritto agli sgravi. L’INPS procedeva quindi al recupero delle somme, per un importo di oltre 12.000 euro.

La società citava in giudizio il consulente, chiedendo il risarcimento del danno. Mentre il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, riconoscendo la colpa del professionista e condannandolo al risarcimento.

L’Analisi della Cassazione e la Responsabilità del Consulente del Lavoro

Il consulente proponeva ricorso in Cassazione, basandolo su diversi motivi, tutti respinti dalla Suprema Corte. L’analisi dei giudici si è concentrata su alcuni punti cardine che definiscono la portata della responsabilità del consulente del lavoro.

Il Ruolo dell’Intermediario non Esclude il Dovere di Informazione Diretta

Il consulente sosteneva di aver adempiuto ai suoi obblighi inoltrando le comunicazioni alla società intermediaria, con cui la cliente gestiva i rapporti. La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando un principio fondamentale: l’esistenza di un intermediario non esonera il professionista dal suo obbligo di informare direttamente il cliente. Il rapporto professionale intercorre tra il consulente e la società assistita. Pertanto, il professionista ha il dovere di assicurarsi che le informazioni critiche, come un avviso di irregolarità che può causare un grave danno economico, giungano effettivamente al destinatario finale.

L’Obbligo di Verifica Preventiva è cruciale per la Responsabilità del Consulente del Lavoro

La Corte ha inoltre evidenziato una seconda, grave negligenza. Prima ancora di avviare le pratiche per l’ottenimento degli sgravi, il consulente avrebbe dovuto, con l’ordinaria diligenza professionale, verificare l’assenza di pendenze contributive a carico della società. La regolarità contributiva (attestata dal DURC) è un requisito essenziale per accedere a tali benefici. L’omissione di questa verifica preliminare costituisce di per sé un inadempimento, in quanto ha esposto il cliente a un rischio che il professionista avrebbe dovuto prevedere e prevenire.

Irrilevanza delle Colpe Concorrenti del Cliente

Il consulente ha tentato di attribuire parte della colpa alla società, sostenendo che questa fosse comunque a conoscenza del debito pregresso e che non si fosse attivata per sanarlo. La Corte ha ritenuto tale argomento irrilevante. Il danno (la perdita degli sgravi) si è concretizzato a causa della scadenza dei termini per la regolarizzazione, termini di cui la società non è stata informata per colpa del consulente. La mancata comunicazione dell’avviso di messa in mora è stata l’unica causa determinante della decadenza dal beneficio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Cassazione si fondano sul principio della diligenza professionale qualificata, richiesta a ogni professionista nell’esercizio del proprio mandato. I giudici hanno sottolineato che il dovere di informazione non è un mero atto formale, ma deve essere sostanziale ed efficace, garantendo che il cliente sia messo nelle condizioni di prendere decisioni consapevoli per tutelare i propri interessi. La delega di fatto delle comunicazioni a un soggetto terzo, senza verificare la ricezione e la comprensione da parte del cliente, non soddisfa questo requisito. Inoltre, la Corte ha ribadito che la responsabilità professionale include un’attività proattiva di verifica e consulenza, volta a prevenire i rischi connessi all’incarico ricevuto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Professionisti e Aziende

Questa ordinanza offre importanti lezioni. Per i consulenti del lavoro e altri professionisti, emerge la necessità di mantenere sempre un canale di comunicazione diretto, chiaro e documentato con i propri clienti, specialmente per questioni che possono avere impatti economici significativi. La verifica preliminare delle condizioni necessarie per ottenere un beneficio è un passaggio ineludibile della prestazione professionale. Per le aziende, invece, il caso evidenzia l’importanza di non delegare completamente la gestione di aspetti critici e di pretendere dal proprio consulente informazioni tempestive e complete, instaurando un rapporto di fiducia basato sulla trasparenza.

Un consulente può delegare il suo dovere di informare il cliente a una società intermediaria?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’esistenza di un intermediario non elimina il dovere del professionista di informare direttamente il proprio cliente, specialmente riguardo a comunicazioni critiche che potrebbero causare un danno economico. Il consulente deve assicurarsi che il cliente abbia effettivamente ricevuto e compreso l’informazione.

La responsabilità del consulente del lavoro include la verifica della situazione contributiva del cliente prima di richiedere dei benefici?
Sì. Secondo la sentenza, rientra nell’obbligo di diligenza professionale del consulente verificare preventivamente la sussistenza dei requisiti necessari per ottenere un beneficio, come la regolarità contributiva. Omettere questa verifica costituisce un inadempimento che espone il professionista a responsabilità per i danni che ne derivano.

Se l’azienda era già a conoscenza del proprio debito, questo diminuisce la colpa del consulente che non ha comunicato l’avviso di regolarizzazione?
No, in questo caso specifico non la diminuisce. La Corte ha stabilito che la causa diretta della perdita dei benefici è stata la mancata comunicazione dell’avviso dell’INPS e della relativa scadenza per la regolarizzazione. Poiché il danno si è concretizzato a causa di questa omissione, la conoscenza pregressa del debito da parte dell’azienda è stata considerata irrilevante ai fini della responsabilità del consulente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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