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Responsabilità committente: obblighi di sicurezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 11918/2025, ha stabilito che la responsabilità committente per un infortunio sul lavoro di un dipendente dell’appaltatore non è esclusa dalla semplice assenza di ingerenza. Il committente ha obblighi specifici di cooperazione e coordinamento per la sicurezza, imposti dal D.Lgs. 81/2008, la cui violazione fonda la sua responsabilità. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva escluso tale responsabilità, rinviando per un nuovo esame che verifichi l’adempimento di tali doveri.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Responsabilità del committente negli appalti: non basta la non ingerenza per escluderla

L’ordinanza n. 11918/2025 della Corte di Cassazione segna un punto fermo sulla responsabilità committente in caso di infortuni sul lavoro negli appalti. La Suprema Corte chiarisce che, per escludere la responsabilità di chi affida i lavori, non è sufficiente dimostrare di non essersi intromesso nell’attività dell’appaltatore. Esistono, infatti, specifici e inderogabili obblighi di sicurezza previsti dalla legge che il committente è tenuto a rispettare.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, dipendente di un’impresa di trasporti, subiva un grave infortunio nel piazzale di un’azienda committente. L’incidente era causato dal rovesciamento di un container che doveva essere caricato sul suo automezzo. L’azienda committente aveva affidato il servizio di trasporto all’impresa datrice di lavoro del malcapitato e la gestione logistica del piazzale a una cooperativa esterna. Si creava così una situazione in cui dipendenti di più aziende operavano nello stesso luogo di lavoro.

Il Percorso Giudiziario

Nei primi due gradi di giudizio, le decisioni erano state contrastanti. Mentre il Tribunale aveva individuato la responsabilità esclusiva del datore di lavoro, la Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza, aveva escluso la responsabilità dell’azienda committente. La motivazione dei giudici d’appello si basava su un presupposto: l’azienda non aveva esercitato alcuna “ingerenza” nelle operazioni di carico e scarico, avendo affidato contrattualmente ogni incombenza di controllo e supervisione all’impresa appaltatrice della logistica.

La Decisione della Cassazione e la responsabilità committente

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando con rinvio la sentenza d’appello. I giudici supremi hanno ritenuto errato l’approccio della corte territoriale, poiché basato su una concezione superata della responsabilità del committente. La semplice assenza di ingerenza, infatti, non è più un criterio sufficiente per escludere il coinvolgimento del committente in caso di infortuni.

Gli Obblighi Specifici del Committente

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 26 del D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro). Questa norma, in linea con le direttive europee, ha introdotto un regime di responsabilità che va oltre la tradizionale “culpa in eligendo” (colpa nella scelta dell’appaltatore) o l’ingerenza diretta. Quando più imprese operano nello stesso luogo, il committente ha doveri specifici e positivi:
1. Verifica dell’idoneità tecnico-professionale delle imprese appaltatrici.
2. Fornitura di informazioni sui rischi specifici dell’ambiente di lavoro.
3. Cooperazione e coordinamento con gli appaltatori per l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione.

La Corte ha stabilito che la presenza organizzata e coordinata di lavoratori di più imprese nello stesso sito produttivo (il piazzale della committente) attivava automaticamente questi obblighi. La Corte d’Appello avrebbe dovuto verificare se l’azienda committente avesse adempiuto a tali doveri, indipendentemente dal fatto che avesse delegato la logistica a terzi.

La Motivazione Apparente sul Danno

La Cassazione ha inoltre censurato la sentenza d’appello per un altro vizio: la “motivazione apparente” riguardo alla quantificazione del danno. Il primo giudice, pur condividendo le conclusioni del consulente tecnico (CTU) che accertavano un danno alla capacità lavorativa del 100%, aveva poi liquidato il danno nella misura del 28% senza fornire una spiegazione logica e comprensibile per tale scostamento. Questo tipo di motivazione, che non consente di ricostruire l’iter logico seguito dal giudice, equivale a una sua assenza e rende nulla la sentenza sul punto.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ripercorso l’evoluzione della giurisprudenza in materia, evidenziando come la normativa, in particolare il D.Lgs. 81/2008, abbia superato la visione tradizionale che legava la responsabilità del committente a casi eccezionali come l’ingerenza diretta o la scelta di un appaltatore palesemente inadeguato. Oggi, la legge impone al committente una posizione di garanzia attiva, che si traduce in obblighi concreti di cooperazione, coordinamento e informazione. L’inadempimento di questi obblighi specifici è fonte diretta di responsabilità per l’infortunio occorso al dipendente dell’appaltatore, anche se il committente non ha mai dato ordini diretti o interferito con l’esecuzione dei lavori. Il principio di diritto enunciato è chiaro: il datore di lavoro committente è tenuto ad adempiere agli obblighi dell’art. 26 D.Lgs. 81/2008 e, in caso di inadempimento, può essere ritenuto responsabile dell’infortunio, “anche in mancanza di qualsiasi ingerenza sull’attività di quest’ultima”.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per tutte le aziende che affidano lavori in appalto. Non è più possibile delegare un servizio e disinteressarsi completamente degli aspetti legati alla sicurezza. Il committente deve assumere un ruolo proattivo, verificando l’idoneità delle imprese, informandole dei rischi e promuovendo il coordinamento per eliminare i rischi da interferenza. La decisione rafforza l’importanza di strumenti come il DUVRI (Documento Unico di Valutazione dei Rischi da Interferenze) e, più in generale, di una cultura della sicurezza condivisa tra tutti i soggetti presenti in un cantiere o in un’unità produttiva. Per le aziende, questo significa investire in procedure di qualifica dei fornitori e in sistemi di gestione che garantiscano un controllo effettivo sulla sicurezza dell’intero processo produttivo affidato a terzi.

Un’azienda committente è sempre responsabile per l’infortunio del dipendente di un’impresa appaltatrice?
Non automaticamente, ma la sua responsabilità è la regola qualora non adempia agli specifici obblighi di sicurezza imposti dalla legge (art. 26, D.Lgs. 81/2008), come la verifica dell’idoneità dell’appaltatore, la cooperazione e il coordinamento per la prevenzione dei rischi, specialmente quando più imprese operano nello stesso luogo di lavoro.

Cosa significa che la responsabilità del committente non dipende solo dall'”ingerenza” nell’appalto?
Significa che il committente può essere ritenuto responsabile anche se non si è mai intromesso nell’organizzazione del lavoro dell’appaltatore. La sua responsabilità nasce dalla violazione di precisi doveri di garanzia della sicurezza che la legge gli impone in qualità di soggetto che ha la disponibilità giuridica del luogo di lavoro e che organizza la compresenza di più imprese.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato anche la parte della sentenza relativa al risarcimento del danno?
Perché la Corte d’Appello, nel ridurre l’entità del danno patrimoniale rispetto a quanto accertato dal consulente tecnico d’ufficio (CTU), lo ha fatto con una “motivazione apparente”. Non ha cioè spiegato in modo logico e comprensibile le ragioni di tale significativa riduzione, violando l’obbligo di motivare adeguatamente le proprie decisioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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