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Responsabilità civile P.A.: rumore e inquinamento

Un gruppo di cittadini ha citato in giudizio un Comune per le immissioni intollerabili di rumore e polveri sottili provenienti dal traffico veicolare. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna dell’ente non solo al risarcimento del danno, ma anche all’adozione di misure concrete come l’installazione di barriere fonoassorbenti e l’imposizione di un limite di velocità. La sentenza ribadisce che il giudice ordinario può ordinare alla Pubblica Amministrazione un ‘facere’ per porre fine a un illecito, in applicazione del principio generale del ‘neminem laedere’, senza che ciò costituisca un’indebita ingerenza nei poteri amministrativi. Questo consolida il principio della Responsabilità civile P.A. per i danni ambientali subiti dai cittadini.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità civile P.A.: Condanna a ‘fare’ per rumore e inquinamento

L’ordinanza in esame affronta un tema di grande attualità: la Responsabilità civile P.A. per i danni derivanti da immissioni di rumore e polveri sottili causate dal traffico veicolare. La Corte di Cassazione conferma che i cittadini non solo hanno diritto al risarcimento, ma possono ottenere dal giudice un ordine diretto all’amministrazione affinché adotti misure concrete per eliminare il danno. Una decisione che rafforza la tutela della salute e della proprietà contro l’inerzia della Pubblica Amministrazione.

I Fatti di Causa

Un gruppo di residenti, proprietari di appartamenti situati lungo una strada ad alto scorrimento di una grande città, citava in giudizio il Comune. Lamentavano di subire un costante e intollerabile inquinamento acustico e atmosferico (polveri sottili) a causa dell’intenso traffico veicolare, aggravato dall’inadeguatezza delle barriere esistenti.

Il Tribunale di primo grado riconosceva solo parzialmente le loro ragioni, condannando il Comune a un risarcimento di 2.000 euro per ciascun residente per il solo danno da rumore, ritenendo insufficiente la prova relativa alle polveri sottili. Inoltre, giudicava sproporzionata l’installazione di nuove barriere, suggerendo ai cittadini di installare a proprie spese finestre autoventilanti.

La Corte d’Appello, invece, riformava completamente la decisione. Accoglieva in pieno le richieste dei cittadini, condannando il Comune a:
1. Predisporre misure idonee a ridurre l’inquinamento, tra cui l’imposizione di un limite di velocità a 30 km/h.
2. Eliminare le immissioni sonore nocive installando pannelli fonoassorbenti.
3. Pagare un risarcimento di 10.000 euro a ciascun attore per i danni subiti.

Contro questa sentenza, il Comune proponeva ricorso in Cassazione, basandolo su cinque motivi.

La Decisione e la Responsabilità civile P.A. per immissioni

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso del Comune, confermando la decisione d’appello. Il punto centrale della pronuncia riguarda la legittimità dell’ordine del giudice di imporre all’amministrazione un facere, cioè un’azione concreta e specifica.

Il Comune sosteneva che stabilire limiti di velocità fosse una competenza esclusiva dell’amministrazione, e che il giudice, imponendolo, avesse invaso la sua discrezionalità. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo un principio fondamentale: quando l’attività della Pubblica Amministrazione (o la sua omissione) viola le regole tecniche e i canoni di prudenza, causando un danno ingiusto a terzi, essa è soggetta al principio generale del neminem laedere (non danneggiare nessuno).

Di conseguenza, il giudice ordinario non solo può condannare la P.A. al risarcimento, ma può anche ordinarle di adottare le misure necessarie per ricondurre le immissioni entro la soglia della normale tollerabilità. Questo non è un’ingerenza nelle scelte discrezionali, ma un rimedio a un’attività illecita. La Responsabilità civile P.A. si estende quindi dall’obbligo di risarcire a quello di agire per eliminare la fonte del danno.

Le Motivazioni

La Corte ha analizzato e respinto uno per uno i motivi del ricorso comunale:

1. Immissioni di polveri sottili: Il Comune lamentava che la Corte d’Appello avesse basato la sua decisione su dati di una zona limitrofa. La Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile, ribadendo che la valutazione delle prove spetta esclusivamente al giudice di merito e non può essere ridiscussa in sede di legittimità.

2. Limite di velocità e poteri del giudice: Come già esposto, la Corte ha stabilito che la condanna a un facere è legittima quando serve a porre fine a un illecito civile, in piena applicazione dell’articolo 2058 del codice civile.

3. Installazione dei pannelli fonoassorbenti: Il Comune legava illegittimamente la decisione sui pannelli all’accertamento sulle polveri sottili. La Corte ha ritenuto il motivo inammissibile perché basato su un ragionamento errato, essendo le due misure relative a due tipi di immissioni distinte (acustiche e atmosferiche).

4. Liquidazione del danno: L’amministrazione contestava la liquidazione equitativa del danno in assenza di prove concrete. La Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile perché il Comune ha invocato la violazione dell’onere della prova (art. 2697 c.c.), mentre la sua critica riguardava la valutazione delle prove stesse, questione da sollevare con un motivo diverso.

5. Risarcimento agli eredi: Il Comune temeva una moltiplicazione ingiustificata del risarcimento a favore degli eredi subentrati nel processo. La Corte ha chiarito che, interpretando congiuntamente motivazione e dispositivo, il risarcimento è dovuto a ciascun “attore” originario. Gli eredi succedono nella quota del loro dante causa, senza aumentare il numero totale dei risarcimenti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio di tutela per i cittadini. La Responsabilità civile P.A. non è solo una questione di risarcimento monetario. Quando un’amministrazione, con la sua condotta, causa danni alla salute e alla proprietà attraverso immissioni nocive, può essere costretta dal giudice ad agire concretamente. L’ordine di installare barriere antirumore o di abbassare i limiti di velocità non rappresenta una violazione della separazione dei poteri, ma un’efficace applicazione dei principi fondamentali del nostro ordinamento civile, che impongono a tutti, inclusa la Pubblica Amministrazione, il dovere di non ledere i diritti altrui.

Un giudice può ordinare a un Comune di imporre un limite di velocità su una strada?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che quando l’inerzia di una Pubblica Amministrazione causa immissioni illecite e dannose (come rumore o inquinamento), il giudice ordinario può emettere un ordine di ‘facere’, come l’imposizione di un limite di velocità, per far cessare il danno. Questo non è considerato un’invasione del potere amministrativo, ma un’applicazione del principio civilistico secondo cui nessuno deve recare danno ad altri (‘neminem laedere’).

Il risarcimento per danni da inquinamento è automatico se vengono superati i limiti di legge?
No, non è automatico. Sebbene il superamento dei limiti di legge sia un elemento fondamentale, la sentenza evidenzia che è comunque necessario dimostrare l’esistenza del danno. Tuttavia, il giudice può procedere a una valutazione equitativa del danno qualora sia provato nella sua esistenza ma di difficile quantificazione precisa. Nel caso specifico, il ricorso del Comune su questo punto è stato respinto per motivi procedurali, in quanto è stata invocata una norma non pertinente.

Cosa succede alla richiesta di risarcimento se uno degli attori originari muore durante la causa?
La richiesta di risarcimento viene trasmessa ai suoi eredi. Tuttavia, questa ordinanza precisa che l’importo del risarcimento è stabilito per ciascun ‘attore’ originario. Gli eredi, quindi, subentrano collettivamente nella quota che sarebbe spettata al defunto, ma il numero totale dei risarcimenti non aumenta per il solo fatto che a un attore originario succedano più eredi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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