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Responsabilità banca: il concorso di colpa del cliente

La Corte di Cassazione ha confermato la riduzione del risarcimento del danno a carico di un istituto di credito a causa della condotta negligente dei clienti. La responsabilità banca per l’operato illecito del proprio promotore finanziario è stata mitigata al 50% poiché i risparmiatori avevano consapevolmente partecipato a un sistema di investimento parallelo e anomalo, caratterizzato da operazioni fuori conto e modalità di pagamento irregolari.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Responsabilità banca: quando la colpa del cliente dimezza il risarcimento

La questione della responsabilità banca per gli illeciti commessi dai propri promotori finanziari è un tema centrale nel diritto bancario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: se il cliente partecipa consapevolmente a operazioni anomale, il suo diritto al risarcimento può essere significativamente ridotto per concorso di colpa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso: investimenti paralleli e condotta anomala

Una coppia di risparmiatori aveva affidato i propri capitali a un promotore finanziario di un noto istituto bancario. Per anni, tuttavia, le operazioni non si sono svolte attraverso i canali ufficiali. Il promotore aveva infatti creato una ‘gestione parallela’, destinando le somme a investimenti in San Marino, al di fuori del conto corrente ufficiale acceso presso la banca.

Questa gestione ‘anomala’ era caratterizzata da diversi elementi sospetti:
* Assenza di contratti scritti o di ordini formali.
* Utilizzo di assegni intestati ‘a me medesimo’ e girati in bianco, o privi di beneficiario.
* Accettazione di rendicontazioni non ufficiali redatte direttamente dal promotore, palesemente discordanti con gli estratti conto della banca.

Quando le perdite sono emerse, gli eredi dei risparmiatori hanno agito in giudizio contro la banca e il promotore.

La decisione dei giudici di merito

Il Tribunale di primo grado aveva inizialmente condannato la banca e il promotore a risarcire l’intero danno, riconoscendo il ‘nesso di occasionalità necessaria’ tra la condotta del promotore e il suo ruolo all’interno dell’istituto.

La Corte d’Appello, però, ha parzialmente riformato la sentenza. Pur confermando la responsabilità della banca, ha ritenuto che i clienti avessero contribuito a causare il danno nella misura del 50%. La loro condotta, protrattasi per anni e caratterizzata dall’accettazione di un sistema palesemente irregolare, configurava un’ipotesi di ‘consapevole e fattiva acquiescenza’ alla violazione delle regole.

L’analisi della Cassazione sulla responsabilità banca

La Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi sia sul ricorso principale degli eredi dei risparmiatori, che contestavano la riduzione del risarcimento, sia sul ricorso incidentale della banca, che chiedeva l’esclusione totale della propria responsabilità.

Il ricorso della banca

L’istituto di credito sosteneva che la condotta dei clienti fosse talmente anomala da interrompere completamente il nesso di occasionalità, esonerando la banca da ogni responsabilità. La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando che la valutazione dei fatti e la quantificazione del concorso di colpa sono di competenza del giudice di merito, e in questo caso la Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione in modo logico e coerente.

La conferma del concorso di colpa del cliente

Anche il ricorso degli eredi è stato respinto. La Cassazione ha confermato che la responsabilità banca per l’operato del promotore, sebbene di natura oggettiva, non esclude la possibilità di un concorso di colpa del cliente. L’apprezzamento di tale concorso è un accertamento di fatto che, se ben motivato, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse correttamente identificato una serie di comportamenti che integravano la fattispecie del concorso colposo (art. 1227 c.c.). I giudici di merito avevano adeguatamente considerato che i risparmiatori avevano omesso di adottare ‘comportamenti osservanti delle regole dell’ordinaria diligenza’, avallando di fatto le condotte devianti del promotore. La loro partecipazione attiva a un sistema di investimento ‘sottratto alla gestione ufficiale’ ha avuto un ruolo causale nella produzione del danno, giustificando la riduzione del 50% del risarcimento.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la protezione dell’investitore non è assoluta. Se il risparmiatore, con la sua condotta negligente e consapevole, agevola l’illecito del promotore, non può pretendere un risarcimento integrale. La responsabilità banca rimane, ma viene equamente bilanciata dalla corresponsabilità del cliente che, anziché attenersi alle procedure ufficiali, sceglie di percorrere strade anomale e rischiose. Un monito per tutti i risparmiatori a mantenere sempre un atteggiamento di prudenza e a operare esclusivamente attraverso i canali formali previsti dagli intermediari finanziari.

La banca è sempre responsabile al 100% per gli illeciti del suo promotore finanziario?
No. La responsabilità della banca può essere ridotta se il cliente ha tenuto una condotta negligente che ha contribuito a causare il danno. Nel caso di specie, la responsabilità è stata ridotta del 50%.

Quali comportamenti del cliente possono portare a una riduzione del risarcimento?
Comportamenti come l’accettazione di una gestione parallela e non ufficiale, l’assenza di contratti scritti, l’uso di modalità di pagamento anomale (es. assegni in bianco), e la perdurante inerzia di fronte a evidenti discordanze tra rendicontazioni ufficiali e non, possono configurare un concorso di colpa del cliente.

La condotta anomala del cliente interrompe sempre il legame di responsabilità tra la banca e il promotore?
No, non sempre. La condotta del cliente, anche se anomala, non esclude automaticamente la responsabilità della banca. Il giudice deve valutare caso per caso se tale condotta sia idonea a rivelare una collusione o una consapevole acquiescenza alla violazione delle regole, potendo portare a una riduzione del risarcimento (concorso di colpa) o, solo nei casi più gravi, a un’interruzione del nesso causale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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