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Responsabilità banca assegno falso: il caso in Cassazione

La Corte di Cassazione esamina un caso di responsabilità della banca per assegno falso, confermando il concorso di colpa al 50% del correntista che non aveva comunicato l’annullamento dei titoli. La Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi volti a ridiscutere la ripartizione della colpa, ma ha cassato la sentenza per omessa pronuncia sulla domanda di manleva di una banca nei confronti delle altre, rinviando la causa alla Corte d’Appello.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità banca assegno falso: il concorso di colpa del correntista

La questione della responsabilità della banca per un assegno falso è un tema delicato che coinvolge la diligenza sia degli istituti di credito sia dei loro clienti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sul concorso di colpa del correntista che, pur avendo annullato alcuni assegni, non ne aveva comunicato la circostanza alla propria banca, agevolando così una truffa. Analizziamo insieme i dettagli di questa complessa vicenda.

I Fatti di Causa

Una società, titolare di un conto corrente presso un istituto postale, subiva un’ingente perdita economica a causa della negoziazione di sei assegni bancari risultati falsificati. I titoli, tratti sul suo conto, erano stati incassati da un truffatore tramite conti aperti presso altri due istituti di credito.

La particolarità del caso risiedeva nel fatto che la società correntista aveva precedentemente annullato i moduli di assegno originali, ma li aveva conservati senza informare l’istituto postale. I truffatori erano riusciti a clonare proprio quei titoli, riproducendone i dati identificativi. La falsificazione, secondo le indagini, era grossolana e facilmente riconoscibile da un operatore esperto.

Il Tribunale di primo grado aveva condannato in solido l’istituto postale e le banche negoziatrici a risarcire l’intero danno alla società, inclusi i danni all’immagine.

L’Iter Giudiziario e la Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello ha parzialmente riformato la decisione. Pur riconoscendo la negligenza degli istituti di credito nel non aver rilevato la palese falsificazione dei titoli, i giudici hanno ravvisato un concorso di colpa da parte della società correntista, quantificato nella misura del 50%.

Secondo la Corte territoriale, la mancata comunicazione all’istituto postale dell’avvenuto annullamento degli assegni, previsto come obbligo dal contratto di conto corrente, aveva facilitato la clonazione e la successiva condotta illecita, integrando una violazione contrattuale che ha contribuito causalmente al verificarsi del danno. Di conseguenza, il risarcimento è stato dimezzato e la richiesta di danno all’immagine respinta.

Responsabilità banca assegno falso: l’Analisi della Cassazione

La vicenda è approdata in Cassazione con un ricorso principale della società correntista e ricorsi incidentali da parte degli istituti di credito coinvolti. La Suprema Corte ha esaminato le diverse doglianze, giungendo a conclusioni distinte.

La questione del concorso di colpa del correntista

La società correntista lamentava un’errata interpretazione delle clausole contrattuali, sostenendo che l’obbligo di comunicazione riguardasse solo gli assegni distrutti o danneggiati, non quelli semplicemente annullati e custoditi. A suo avviso, la propria condotta non aveva alcun nesso causale con il danno, da imputare esclusivamente alla negligenza delle banche.

La Cassazione ha dichiarato inammissibili questi motivi, ritenendoli un tentativo di ottenere un riesame del merito della controversia. L’interpretazione del contratto e l’accertamento del nesso di causalità sono valutazioni di fatto riservate ai giudici di merito e non possono essere ridiscusse in sede di legittimità, se non per violazione di specifici canoni legali, che nel caso di specie non sono stati adeguatamente dedotti. La decisione della Corte d’Appello sulla ripartizione della colpa al 50% è stata quindi di fatto cristallizzata.

La domanda di manleva e l’omessa pronuncia

Di diverso esito è stato il ricorso incidentale dell’istituto postale. Tra i vari motivi, uno è stato ritenuto fondato: quello relativo all’omessa pronuncia sulla domanda, proposta in via subordinata, di essere tenuto indenne (in manleva) dalle banche negoziatrici per le somme che fosse stato costretto a pagare.

La Cassazione ha chiarito che l’accertamento di una responsabilità solidale tra più soggetti nei confronti del danneggiato non esclude la possibilità che, nei rapporti interni, la colpa sia di grado diverso. Pertanto, la Corte d’Appello avrebbe dovuto esaminare e decidere sulla domanda di manleva. Il fatto di non averlo fatto costituisce un vizio procedurale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha ribadito il principio secondo cui i ricorsi per cassazione non possono trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. Le censure relative all’interpretazione dei contratti o alla valutazione della causalità sono inammissibili se non dimostrano una violazione delle specifiche regole ermeneutiche e si limitano a proporre una lettura dei fatti alternativa a quella del giudice di merito. La responsabilità della banca per assegno falso può quindi essere mitigata dalla condotta del cliente, e la quantificazione di tale concorso è una valutazione insindacabile in sede di legittimità se correttamente motivata. Al contempo, la Corte ha sottolineato l’obbligo del giudice di pronunciarsi su tutte le domande ritualmente proposte, inclusa quella di manleva. La responsabilità solidale verso il terzo danneggiato non preclude infatti un’azione di regresso o di manleva tra i coobbligati, volta a ripartire l’onere del risarcimento in base alle rispettive colpe nei rapporti interni.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni. La prima è di natura sostanziale: i correntisti devono adempiere con diligenza agli obblighi contrattuali, come quello di comunicare alla banca qualsiasi anomalia relativa al carnet di assegni, pena il vedersi attribuire un concorso di colpa in caso di truffa. La seconda è di natura processuale: l’accertamento di una responsabilità solidale non impedisce a uno dei responsabili di chiedere di essere tenuto indenne dagli altri. Il giudice ha il dovere di pronunciarsi su tale domanda, la cui omissione determina la cassazione della sentenza.

Un correntista può essere ritenuto corresponsabile se la banca paga un assegno falso tratto sul suo conto?
Sì. Secondo la sentenza, se il correntista viola obblighi contrattuali, come quello di comunicare alla banca l’annullamento di alcuni assegni, e tale omissione agevola la truffa, può essere ritenuto corresponsabile del danno in una misura (nel caso di specie, il 50%) che viene stabilita dal giudice di merito.

Cosa significa che più banche sono condannate in solido a risarcire un danno?
Significa che il danneggiato può chiedere l’intero importo del risarcimento a uno qualsiasi dei soggetti condannati, senza dover dividere la richiesta tra di loro. Sarà poi il soggetto che ha pagato a potersi rivalere sugli altri corresponsabili per la loro quota di competenza.

Una banca condannata in solido può chiedere di essere rimborsata dalle altre banche corresponsabili?
Sì. La sentenza ha stabilito che, anche in caso di responsabilità solidale verso il cliente danneggiato, una banca può agire con un’azione di manleva per chiedere che l’onere economico del risarcimento gravi, in tutto o in parte, su altri soggetti corresponsabili. Il giudice è tenuto a pronunciarsi su questa specifica domanda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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