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Responsabilità avvocato: onere della prova del danno

Un cliente ha citato in giudizio i suoi legali per non averlo informato dell’esito negativo di una causa, impedendogli di presentare appello. La Corte d’Appello, pur riconoscendo la colpa degli avvocati, ha negato il risarcimento per mancata prova che l’appello avrebbe avuto successo. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, chiarendo che in un caso di responsabilità avvocato, il giudice deve valutare attivamente le prove fornite dal cliente sulla potenziale esistenza del danno e sulle probabilità di successo dell’appello, senza porre su di lui un onere probatorio eccessivo.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Avvocato: Quando la Mancata Informazione Causa un Danno

Il rapporto tra cliente e avvocato si fonda sulla fiducia e su un preciso obbligo informativo. Ma cosa succede quando questo obbligo viene violato, precludendo al cliente la possibilità di difendere i propri diritti? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla responsabilità avvocato per mancata comunicazione dell’esito di una causa, chiarendo i confini dell’onere della prova a carico del cliente danneggiato.

I Fatti del Caso: Dal Vizio dello Scooter alla Causa contro i Legali

La vicenda ha origine da una causa intentata da un cittadino contro la casa produttrice e la concessionaria di un ciclomotore, a causa di presunti vizi del veicolo. Il cliente perdeva la causa in primo grado, ma i suoi legali, secondo quanto da lui affermato, non solo non lo informavano della sentenza sfavorevole, ma lo rassicuravano falsamente sul buon esito del giudizio.

Questa omissione impediva di fatto al cliente di proporre appello entro i termini di legge. Di conseguenza, il cliente avviava una nuova causa, questa volta contro i propri avvocati, per veder accertata la loro responsabilità professionale e ottenere il risarcimento dei danni subiti, tra cui la perdita della possibilità di vincere in appello (cosiddetta perdita di chance) e i costi di sosta del veicolo.

La Decisione della Corte d’Appello: Colpa Sì, Danno No?

Inizialmente, il Tribunale dava ragione al cliente. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. Pur riconoscendo che gli avvocati non avevano fornito prova di aver adempiuto ai loro obblighi informativi, i giudici respingevano la richiesta di risarcimento. La motivazione? Il cliente non avrebbe fornito una prova sufficiente del danno, ovvero non avrebbe dimostrato, attraverso una “valutazione prognostica positiva”, che l’appello, se proposto, avrebbe avuto concrete probabilità di essere accolto. In pratica, la Corte d’Appello poneva interamente sul cliente l’onere di dimostrare che la sua causa originaria era fondata.

Responsabilità Avvocato e Onere della Prova: L’Intervento della Cassazione

La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, chiamata a decidere sul corretto riparto dell’onere della prova in tema di responsabilità avvocato. La Suprema Corte ha accolto il ricorso del cliente, cassando con rinvio la sentenza d’appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

I giudici di legittimità hanno ritenuto errato il ragionamento della Corte d’Appello. Se da un lato è vero che il cliente deve provare il danno subito, dall’altro il giudice di merito non può liquidare la questione affermando semplicemente che tale prova manchi.

La Corte di Cassazione ha sottolineato che il giudice d’appello aveva ignorato le specifiche allegazioni fornite dal cliente, il quale aveva prodotto documenti e circostanze precise (come i costi di sosta del motoveicolo e gli argomenti a sostegno della fondatezza dell’appello) volti a dimostrare sia l’esistenza di un danno concreto sia la probabilità di successo del gravame.

Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello ha commesso un errore nel non esaminare questi elementi, limitandosi a un’affermazione assertiva sulla mancanza di prova. In sostanza, una volta accertato l’inadempimento dell’avvocato (la mancata informazione), il giudice deve procedere a un’analisi concreta delle allegazioni del cliente per valutare se la chance di vittoria in appello fosse reale e apprezzabile, e non meramente ipotetica.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale: l’obbligo di informazione è un pilastro della professione legale. La sua violazione, quando impedisce al cliente di esercitare un proprio diritto, costituisce un grave inadempimento.

La sentenza chiarisce che il cliente danneggiato ha l’onere di allegare fatti e prove a sostegno della sua pretesa risarcitoria, ma il giudice ha il dovere di esaminare nel merito tali elementi per compiere la necessaria valutazione prognostica. Non si può negare il risarcimento per la perdita di chance con la sola motivazione che il cliente non ha dimostrato con certezza che avrebbe vinto l’appello. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la questione attenendosi a questo importante principio di diritto.

Se un avvocato non comunica al cliente l’esito di una causa, è sempre tenuto a risarcire il danno?
Non automaticamente. L’inadempimento dell’obbligo informativo fa sorgere la responsabilità del professionista. Tuttavia, per ottenere un risarcimento, il cliente deve dimostrare di aver subito un danno concreto, che spesso consiste nella “perdita di chance”, ovvero nella perdita della possibilità apprezzabile e ragionevole di ottenere un esito favorevole se l’appello fosse stato proposto.

Chi deve provare che l’appello non proposto avrebbe avuto possibilità di successo?
Il cliente ha l’onere di allegare e fornire elementi di prova (fatti, documenti, argomentazioni giuridiche) che dimostrino la probabile fondatezza del gravame che non ha potuto proporre. La Corte di Cassazione ha chiarito, però, che il giudice non può respingere la domanda limitandosi a dire che la prova è insufficiente, ma deve esaminare in concreto gli elementi forniti per valutare se la chance persa era effettiva.

Cosa si intende per “valutazione prognostica positiva” in questi casi?
Si tratta di un giudizio ipotetico che il giudice deve compiere per stabilire quali probabilità di successo avrebbe avuto l’azione legale (in questo caso, l’appello) se fosse stata diligentemente proposta e seguita. Questa valutazione non richiede la certezza assoluta della vittoria, ma una probabilità ragionevole e concreta, basata sugli atti della causa originaria e sugli argomenti che il cliente avrebbe potuto far valere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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