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Responsabilità avvocato: onere della prova del cliente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23900/2024, ha chiarito un punto cruciale sulla responsabilità professionale avvocato. Alcuni clienti si erano opposti al pagamento della parcella del loro legale, sostenendo che la sua negligenza avesse causato la perdita di una causa civile. La Corte ha stabilito che non è sufficiente per il cliente lamentare un errore del difensore; spetta al cliente dimostrare in modo concreto che, senza quella negligenza, avrebbe avuto probabilità reali di vincere la causa. Poiché i clienti non hanno fornito tale prova, il loro ricorso è stato respinto, confermando che l’onere della prova del nesso causale tra errore e danno ricade interamente sull’assistito.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Professionale Avvocato: Quando il Cliente Deve Provare la Colpa?

La questione della responsabilità professionale avvocato è un tema tanto delicato quanto complesso, che si colloca al crocevia tra la fiducia del cliente e gli obblighi deontologici del legale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: se un cliente ritiene di aver subito un danno a causa della negligenza del proprio difensore, spetta a lui l’onere di dimostrarlo. Non basta cioè lamentare un errore, ma occorre provare che quell’errore ha causato la perdita di una concreta possibilità di vittoria.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Compenso Contestata

La vicenda nasce dall’opposizione di due clienti a un decreto ingiuntivo con cui il loro ex avvocato chiedeva il pagamento di oltre 11.000 euro per l’attività di difesa svolta in un giudizio civile e in uno penale. I clienti si rifiutavano di pagare, sostenendo che il legale avesse agito con negligenza. In particolare, lamentavano che nella causa civile, relativa a una servitù di panorama, l’avvocato avesse omesso elementi cruciali che avevano portato al rigetto della loro domanda. Nel procedimento penale, invece, contestavano la mancata eccezione di tardività del deposito della lista testi da parte del Pubblico Ministero.

La Decisione della Corte e l’onere della prova nella responsabilità professionale avvocato

Dopo le decisioni dei giudici di merito, che avevano dato solo parzialmente ragione ai clienti riducendo l’importo dovuto ma escludendo una responsabilità professionale, il caso è approdato in Cassazione. La Corte Suprema ha respinto il ricorso dei clienti, cogliendo l’occasione per chiarire i contorni dell’onere probatorio in materia di responsabilità professionale avvocato.

Secondo gli Ermellini, la responsabilità del legale non sorge automaticamente al verificarsi di un errore. È necessario che il cliente dimostri due elementi fondamentali:

1. La condotta negligente: l’errore o l’omissione del professionista.
2. Il nesso causale: il legame diretto tra quella condotta e il danno subito, che spesso si configura come “perdita di chances”.

L’onere della prova a carico del cliente

Il punto centrale della decisione è che questo onere probatorio grava interamente sul cliente. Non è l’avvocato a dover dimostrare di aver agito con diligenza, ma è l’assistito a dover provare che, se il legale si fosse comportato diversamente, l’esito della causa sarebbe stato, con un elevato grado di probabilità, a lui favorevole. Non è sufficiente, quindi, ipotizzare un esito diverso, ma bisogna fornire elementi concreti che rendano plausibile tale scenario. La Corte ha specificato che il cliente deve dimostrare che le sue “chances di vittoria” erano reali e sono state pregiudicate dall’errore del difensore.

La Nozione di “Fatto Decisivo” in Cassazione

La Corte ha anche respinto i motivi di ricorso basati sull'”omesso esame di un fatto decisivo”. I giudici hanno chiarito che, ai fini del ricorso in Cassazione, un “fatto decisivo” è un evento storico, una circostanza materiale e concreta, non una deduzione difensiva o un’argomentazione legale. Le presunte omissioni dell’avvocato, come non aver individuato correttamente le opere da cui si esercitava la servitù, rientrano nell’ambito delle scelte difensive e non costituiscono un “fatto storico” il cui mancato esame possa viziare la sentenza.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio consolidato secondo cui la responsabilità professionale esige la riconducibilità del pregiudizio alla condotta del professionista. L’inadempimento del legale deve essere tale da risultare, secondo una prognosi basata su criteri probabilistici, idoneo a provocare la perdita di una concreta possibilità di vittoria. Il cliente deve provare che, se il difensore avesse tenuto il comportamento dovuto, sarebbe stato ottenuto il riconoscimento delle sue ragioni. Nel caso di specie, i ricorrenti si sono limitati a lamentare le omissioni del legale senza però dimostrare come e perché una diversa condotta difensiva avrebbe portato a un esito favorevole nella causa civile. Per quanto riguarda la difesa penale, la Corte ha osservato che, avendo i clienti ottenuto la piena assoluzione, non era configurabile alcun danno derivante da presunte negligenze del difensore.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un caposaldo della giurisprudenza sulla responsabilità professionale avvocato: chi accusa deve provare. Per un cliente, intentare una causa per negligenza contro il proprio legale richiede una preparazione rigorosa. È necessario non solo identificare l’errore, ma anche costruire un caso solido per dimostrare che quell’errore è stato decisivo nel determinare un esito sfavorevole che altrimenti, con alta probabilità, non si sarebbe verificato. Una lezione importante per chiunque si senta insoddisfatto dell’operato del proprio difensore e intenda agire per il risarcimento del danno.

A chi spetta l’onere di provare la negligenza di un avvocato e il danno conseguente?
Spetta interamente al cliente. Quest’ultimo deve dimostrare non solo che l’avvocato ha commesso un errore, ma anche che tale errore ha causato un danno concreto, come la perdita di una probabilità realistica di vincere la causa.

Cosa deve dimostrare un cliente per ottenere un risarcimento per la “perdita di chances”?
Il cliente deve provare che, senza la negligenza del difensore, avrebbe avuto concrete e apprezzabili probabilità di ottenere un risultato favorevole. Non basta una mera possibilità teorica; la prognosi di vittoria deve essere basata su criteri probabilistici e concreti.

In un processo penale, se l’imputato viene assolto, può comunque citare il suo avvocato per negligenza durante la difesa?
Secondo quanto emerge dalla decisione, se l’assistito ottiene il risultato più favorevole possibile, come la piena assoluzione, non può lamentare un danno. Di conseguenza, viene a mancare uno degli elementi essenziali per configurare la responsabilità professionale, ossia il pregiudizio effettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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